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Il gol del babbo alla Lazio…

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Adesso che sono passati più di quarant’anni e la prescrizione ha fatto il suo corso, possiamo raccontarla. Correva l’anno 1978. Era di maggio. Il 7, per la precisione. Il Bologna rischiava di vivere l’onta della prima retrocessione in Serie B. La lotta, nelle parti meno nobili della classifica, era molto accesa. Oltre ai rossoblù, rischiavano parecchio pure la Lazio e la Fiorentina, con quest’ultima che godeva della simpatia (e della protezione…) di un personaggio molto influente nel calcio italiano e mondiale, Artemio Franchi. Al di là della sua iscrizione alla Loggia P2, Franchi – per capirci – è stato presidente della Federcalcio, commissario della Lega Calcio, presidente dell’Uefa e vicepresidente della Fifa. Per lui, la Viola era sacra. Lo sapeva bene mio padre, all’epoca direttore sportivo del Bologna, che dopo aver visto in azione gli arbitri, un giorno gli telefonò (io c’ero e facevo finta di studiare…): “Dottore, niente in contrario che la Fiorentina si salvi, purché a rimetterci non siamo noi”, in breve, le parole del babbo. Che ottenne ampie rassicurazioni e… l’autorizzazione a procedere. Penultima di campionato: mentre il Bologna strappa un pareggino in casa con il Napoli (di più non si poteva: il Napoli puntava alla qualificazione in Coppa Uefa…), la Lazio vince clamorosamente in casa del Milan e raggiunge matematicamente la salvezza. Se non ricordo male, doppietta di Giordano (ma lo scandalo delle scommesse sarebbe scoppiato più tardi…). A spianare la strada ai biancocelesti aveva provveduto un generoso “interessamento” felsineo, perché all’ultima giornata – appunto il 7 maggio – il Bologna avrebbe dovuto cercare i due punti decisivi proprio all’Olimpico contro la Lazio. Diciamo che Pesaola in panchina e mio padre in tribuna sapevano che c’erano le premesse perché arrivasse la salvezza, ma si sa che non bisogna dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Alla fine del primo tempo, con le squadre ferme sullo 0-0, mio padre viene notato da un dirigente laziale: “Ragioniere, si sente bene? Ha l’aspetto stravolto…”. Il dirigente chiama un medico, gli fa provare la pressione e, constatate le possibilità d’infarto, lo accompagna negli spogliatoi e lì rimane a fargli compagnia anche quando comincia il secondo tempo, rassicurandolo con le uniche parole che potevano avere effetto: “Stia tranquillo, ragioniere, che adesso lo fate un gol…”. E il gol arrivò, firmato Nanni, e arrivò la vittoria per 0-1, e arrivò la salvezza, e tutti vissero felici e contenti. Compreso Cesare Gussoni, l’arbitro (un grande arbitro, va sottolineato) della partita, che poco dopo diventò Responsabile delle designazioni di Serie C2 (fino al 1981), vicecommissario alla CAN A e B dal 1981 al 1985 e infine, nel 1985, venne nominato designatore degli arbitri di Serie A, carica che avrebbe mantenuto fino al 1990. Ah, a proposito: si salvò pure la Fiorentina, ça va sans dire…

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