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Niente teste di cazzo

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Lo hanno simbolicamente crocifisso, in un’idiota serata dello scorso inverno sui prati di Casteldebole, addossandogli la colpa di tutti gli orrori successi a Bologna (si è salvato solo dall’accusa per la strage alla stazione: per quel 2 agosto 1980 ha un alibi di ferro…). Poi venne un uomo, Sinisa Mihajlovic, che dopo un’importante vittoria si è preso la briga, e di certo il gusto, di esprimere il suo parere, insinuando anche nei più convinti detrattori il “ragionevole dubbio”: «Sono felice per il nostro direttore sportivo, che è stato aspramente criticato. Vedendo giocare i ragazzi, io dico che ha lavorato bene». Ma allora, chi è Riccardo Bigon, il Male Assoluto o un bravo diesse? Noi, garantisti convinti, vi proponiamo un pubblico processo, che però vede l’accusato in… contumacia: Bigon non ama la ribalta, al contrario di tanti suoi colleghi, e quindi preferisce discolparsi con i fatti invece che con le parole. Diciamo che è in perenne silenzio stampa e andiamo avanti.

SCARSO COMUNICATORE

Eccolo, il primo capo d’accusa: Bigon rilascia interviste solo se… obbligato, e in effetti in tempi come questi – dove l’apparire colpisce più dell’essere – sembra una grave colpa. La tesi della difesa è che questa “colpa” penalizzi lui, non certo il club per cui lavora, quindi l’accusa deve essere archiviata.

GLI ACQUISTI DI GENNAIO NON SONO SUOI

Uno dei cavalli di battaglia di chi non lo ama è attribuire ad altri l’acquisto dei calciatori migliori. Così, nella vulgata comune, lui è quello di Falletti e Avenatti, mentre Edera, Lyanco, Sansone e Soriano sono arrivati… a sua insaputa. I primi, portati direttamente da Mihajlovic (non “suggeriti”, proprio “portati”), mentre gli altri due erano stati imposti dal potentissimo procuratore di Filippo Inzaghi, che poi tanto potentissimo magari non è, vista la fine di Pippo. Queste bugie di mercato, molto probabilmente, nascono proprio dalla naturale idiosincrasia di Bigon verso l’autocelebrazione. Fateci caso: avrebbe potuto ribattere ricordando l’affare-Verdi, acquistato per un piatto di lenticchie e rivenduto per 25 milioni, invece no, quasi si fa fatica a ricordare che Simone l’ha vestito di rossoblù proprio lui. E comunque, entrando nel merito dell’accusa, giova ricordare che Falletti debuttò bene in precampionato, poi s’infortunò e rientrò quando Donadoni aveva optato per uno schema senza trequartista. Quest’anno al Palermo, prima del disastro societario, ha giocato parecchio e bene. Quanto ad Avenatti, fermato per un problema cardiaco, non è giudicabile, in chiave bolognese. Quest’anno è andato in Belgio, al Kortrijk (Serie A), e ha segnato 16 gol, quindi magari non è esattamente una “pippa”. Più in generale, diciamo che in questi tre anni di sua permanenza a Casteldebole il bilancio economico è di parità, pur avendo movimentato decine di calciatori.

LO SCAMBIO DI FRANCESCO-FALCINELLI

Si è gridato allo scandalo per questa operazione di mercato con il Sassuolo, che peraltro ha una spiegazione tattica: nel 3-5-2 di Inzaghi non c’era posto per Di Francesco, mentre il ruolo di seconda punta gravava solo sulle spalle dell’encomiabile ma anziano Palacio. Di conseguenza, è stata data a Federico una ricca valutazione (che ha generato una plusvalenza) e a Diego una chance per replicare i fasti di Crotone. La domanda (senza risposta) è questa: il Falcinelli visto con Inzaghi è quello “vero”? Qui, neanche la giuria se la sente di rispondere…

HA SBAGLIATO LA SCELTA DI INZAGHI

Vero, è stato lui a ingaggiare Pippo. Gli era stato conferito mandato per trovare un allenatore “nuovo” e Bigon ha pensato che Inzaghi, reduce da una promozione e da un’ottima stagione in B con il Venezia, fosse l’uomo giusto da inserire nel gruppo di lavoro a Casteldebole. Pippo si è poi rivelato inadatto a gestire la squadra e la colpa di Bigon – che comunque non possiede la sfera di cristallo – è stata quella di non prevederlo.

HA TARDATO L’ESONERO DI INZAGHI

Oggi che il Bologna è salvo, l’accusa perde molto valore, ma in effetti – a conti fatti – se Mihajlovic fosse arrivato prima, il Bologna si sarebbe risparmiato parecchi bocconi amari. Dice: Sinisa gli è stato imposto, insinuando il dubbio che possa essere stato Saputo (o magari Fenucci) a contattare direttamente il tecnico, addirittura senza avvertire il diesse. A questo proposito, è giusto riportare anche un’altra voce, che racconta di contatti fra Bigon e Pastorello, agente di Mihajlovic, già a dicembre, quando il tecnico serbo era in ballo con il Valencia. Se così fosse, Bigon avrebbe agito per il bene del Bologna (cercando l’alternativa) pur non facendo mancare il suo appoggio a Pippo. Avremmo voluto chiederglielo, ma l’“imputato”, come detto, è contumace…

IL VERDETTO

Letti i capi d’accusa e le tesi difensive, in virtù dei poteri conferitomi dall’editore, ai sensi dell’Articolo 1 della Legge del Buonsenso, pronuncio un verdetto di assoluzione nei confronti dell’imputato Riccardo Bigon perché il fatto non sussiste. Allo stesso tempo, l’imputato è condannato a partecipare a conferenze stampa e incontri con i tifosi, durante i quali sarà costretto a spiegare senza remore il suo lavoro e a questo proposito è invitato alla festa di 1000Cuori in programma il 9 giugno prossimo. Magari dopo aver letto il libro che spiega qual è il segreto del successo mondiale degli All Blacks che, dicono, Mihajlovic ha regalato a calciatori e dirigenti. Il titolo? “Niente teste di cazzo”…

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