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Bologna U15, Morara: “I ragazzi sono stati continui e disponibili, difficile fare una critica”

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Domenica scorsa, al centro sportivo “Niccolò Galli”, l’U15 di Francesco Morara ha perso la prima di tre battaglie contro il Milan – dopo i due pareggi in campionato – nell’andata dei quarti di finale, inizio del percorso post regular season che porta dritto al Tricolore. Certo, il ritorno – domenica 2/6 – darà l’opportunità ai rossoblù di potersi rifare, ma anche se non dovesse andare secondo i piani, ciò che è stato fatto quest’anno non si cancella sicuramente.
Due settimane fa, dopo aver incontrato mister Biavati, abbiamo disturbato anche Morara, al quale avevamo chiesto un parere sulla doppia sfida e di cui teniamo la risposta principalmente per il contenuto, nel quale si rispecchia la filosofia dell’allenatore.

Mister, ti avevamo augurato a dicembre di vincere quella che hai definito la tua “Serie A”. Non è successo, ma non ci sei andato lontano…
“No, ci siamo andati molto vicini. Il girone di ritorno è stato più duro rispetto al girone d’andata perché ripetersi è sempre difficile, un po’ perché le squadre ti conoscono e un po’ perché avevamo fatto un girone d’andata molto importante. Alla fine i ragazzi sono stati bravi, concentrati fino alla fine, anche se abbiamo avuto un periodo un po’ difficile da febbraio a marzo con qualche risultato un po’ inaspettato senza mancanza di prestazione, se devo dire la verità. Magari qualche episodio non c’è stato favorevole come all’andata, ma alla fine siamo arrivati dove il campo ha dimostrato che dovevamo essere. Quindi siamo contentissimi”

Volevo chiederti un retroscena: il Milan ha vinto la penultima giornata contro l’Hellas Verona per 2-1. Ha visto il gol? Cos’ha pensato?
“Ho pensato che negli episodi, in qual caso lì, sono stati favorevoli, però credo che le grandi squadre siano in grado di tirarsi a sé gli episodi e di riuscire a sfruttarli. Sono tante le partite che le grandi squadra vincono 1-0, magari non meritando, ma alla fine riescono sempre a portarla a casa. Questo è l’esempio”

Qual è la caratteristica principale dei suoi ragazzi, che dovranno affrontare i playoff tra domenica 26 e domenica 2 giugno?
“Sicuramente l’attenzione, sicurezza nei propri mezzi e – soprattutto – la convinzione di poter fare una partita totalmente alla pari perché in campionato sono venute fuori due gare molto equilibrate dove non c’è stata una squadra che ha avuto la supremazia sull’altra, quindi secondo me abbiamo le carte per giocarci appieno queste due partite qua”

Se dovessi fare una critica ai tuoi ragazzi? Se ci dovesse essere…
“Come ti dicevo prima, difficile fare una critica perché anche nel periodo più duro difficilmente abbiamo toppato delle prestazioni. Secondo me, la cosa più importante è la continuità e la disponibilità che hanno avuto, perché i ragazzi che nella prima parte del campionato hanno avuto un minutaggio minore, poi nella seconda parte c’è stato bisogno di loro e si sono fatti trovare pronti tutti. Anche a Cittadella, una partita dove abbiamo avuto molte mancanze, chi ha giocato ha fatto una grandissima partita, poi gli episodi non sono stati a nostro favore e non siamo riusciti a vincere, ma abbiamo fatto un’ottima prestazione, quindi non riuscirei a fare una critica”

Per i playoff, dei ragazzi così giovani vanno motivati o si motivano da soli?
“Questo è un discorso che ho già fatto loro all’inizio dell’anno. Secondo me, vale nello sport ma vale anche nella vita: la motivazione, secondo me, ce la devi avere dentro. L’allenatore, la situazione, la partita ti possono amplificare la motivazione, ma questa deve venire da te. Se fossi un allenatore bravo a motivare, quest’anno siete con me e quindi vi sentite molto motivati, l’anno dopo non ci sono più, il vostro percorso finisce. Quello che deve fare l’allenatore, secondo me, è incanalare le motivazioni che hanno loro, creare una motivazione positiva non legata solo al risultato ma anche alla prestazione, legata all’atteggiamento e all’approccio della partita, che li renda consapevoli, sicuri, tranquilli e – allo stesso tempo – preparatissimi per la partita. Quindi, riassumendo, non vanno motivati, ma aiutati a fare in modo che la loro sia una motivazione efficace e positiva perché sennò si trasforma nell’ansia di dover fare la prestazione per forza. La motivazione ce l’hanno, la devono avere: se non ce l’hai nel quotidiano, fai fatica”

Quindi allenatore uguale educatore.

E da educatore hai un qualcosa di ricorrente da dire ai tuoi ragazzi fuori dal campo, un motto? O, come mister Biavati, cambi ogni settimana?
“Anche secondo me è giusto cambiare, perché ogni partita è diversa, ogni settimana è diversa e poi, quando lavori con gruppi, ogni ragazzo ha bisogno di una parola diversa. Fai fatica a trovare la parola giusta per tutti. Un motto non ce l’ho, vado in base a come sono andate le partite, a com’è andata la settimana, che sensazioni mi hanno dato loro. Se parliamo di motivazione, poi, questa cosa decade un po’”

Si capisce subito chi ha quel qualcosa in più, dal punto di vista tecnico, o dopo un paio di mesi?
“La mia è una fascia molto complicata perché i ragazzi arrivano all’U15 prevalentemente per qualità tecniche, sostanzialmente. Da qua in poi, vale molto l’aspetto mentale, cognitivo, della motivazione, piuttosto che l’aspetto di darsi delle priorità o dell’intelligenza calcistica: nasci adesso, perché è dai 15-16 anni che vedi le qualità cognitive di un giocatore. Può andare più avanti un ragazzo che ha meno qualità tecniche rispetto a te, però è un grandissimo conoscitore di calcio. Queste capacità si possono intravedere un pochettino prima, ma si sviluppano soprattutto adesso, quindi è difficile darti un giudizio su chi possa arrivare adesso. Noti una grandissima prospettiva, che poi va maturata perché la maturazione dei ragazzi è complicatissima da leggere. Cosa puoi vedere? Io posso vedere la passione che hanno e ti posso dire che quel ragazzo lì gioca fino a 40 anni, poi – se il suo livello di qualità, di capacità – può portarlo a fare il professionista fai fatica a dirlo con precisione: devi trovarti al momento giusto nel posto giusto, devi avere un attimino di fortuna, devi essere bravo a sfruttare bene l’occasione,…Cioè, è complicato”

Il Bologna ha fatto 50 punti. Secondo te, di questi quanti ne ha fatti l’allenatore?
“Non te lo so dire, non lo so. Io penso sempre che sia un lavoro condiviso, penso sicuramente che l’allenatore senza i giocatori non è nulla. Puoi aiutarli, ma la qualità è del gruppo, la squadra ci vuole. Un allenatore può essere anche bravissimo, ma se non ha la squadra che lo supporta fai fatica a fare dei campionati come abbiamo fatto noi. Io ritengo che questo gruppo sia molto competitivo, e quando parlo di gruppo, parlo veramente di gruppo, perché anche le amichevoli che abbiamo fatto in preparazione alla partita col Milan – dove hanno comunque giocato tutti – hanno fatto delle ottime partite. Non si è parlato, come in campionato, degli undici che partono e dei sette che subentrano, ma di un gruppo di 25 ragazzi, quindi… Faccio fatica a dirti quanti punti ho dato io e quanti loro. Sicuramente, se devo fare una percentuale, la dò a loro, poi penso che la macchina giri se gli ingranaggi vanno tutti dalla stessa parte, quindi spero di essere stato per loro un buon supporto e una buona guida, però loro ci hanno messo del loro”

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