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Bologna

L’aura non c’è

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Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: “Nel contesto della parapsicologia e della spiritualità, l’aura denota un sottile campo di radiazione luminosa, invisibile alla normale percezione, che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi come una sorta di bozzolo o alone, capace di riflettere l’anima dell’individuo cui tale aura appartiene, e di sopravvivere al decadimento della sua vita biologica. Non esistono prove scientifiche a supporto di tali credenze, che restano al momento non dimostrabili e ritenute oggetto della pseudoscienza”. I terrapiattisti rossoblù stanno affilando le armi, scaldano i motori in vista della nuova stagione perché a loro non sono piaciute le parole di Mihajlovic. Queste: «Sono stato molto vicino ad allenare la Roma, poi ho capito che dal punto di vista ambientale loro non erano pronti per certe cose. Io lo ero, loro invece no. Quindi ho deciso di rifiutare. Posso anche andare a fare la guerra da solo contro tutti e perdere, ma stavolta no. Quindi ho deciso di non andare alla Roma, di ringraziare per l’offerta e rifiutare». Che cosa non è piaciuto, di questo sfogo sincero? La sincerità, appunto. Perché, come recita il coro, i tifosi hanno deciso che “meritano di più”. Nei bar, nei dopolavoro e sugli schermi di telefonini e computer, il mugugno è strisciante. “Bologna non è una seconda scelta”, “Allora è rimasto qui solo perché non l’ha voluto nessun altro”. Immagino Ercolino, l’ex bidello del Righi e il pensionato delle Poste pregustare il primo passo falso del Bologna per poter scaricare su Sinisa dosi di veleno. Con loro (intendo Ercolino e gli altri terrapiattisti) non ci provo neanche, ma con voi – voi tifosi dotati di capacità di discernimento – vorrei mettere in chiaro una volta di più le cose con largo anticipo, con la speranza di non doverci tornare sopra. Fare l’allenatore è un mestiere, esattamente come fare il calciatore o il direttore sportivo. Il bello, rispetto ad altri mestieri, è che si viene pagati per alimentare una propria passione. Come fare il giornalista, per capirci. L’allenatore (come tutti gli altri sopra citati) è quindi un professionista, accetta onori e oneri e rende conto a chi gli paga lo stipendio. E chi gli paga lo stipendio – fatta eccezione per Sir Alex Ferguson a Manchester – cambia spesso. L’allenatore non può e non deve essere un tifoso. Dalle sue scelte dipende il futuro suo e della sua famiglia. Esistono rarissimi esempi di professionisti-tifosi, e tre di loro (De Rossi, Gattuso, Ranieri) li trovate nell’elenco dei disoccupati. Dunque, Sinisa a fine febbraio torna a Bologna e compie, professionalmente parlando, un miracolo. Agli occhi di tutti ridà vita a un branco di morti che in realtà facevano finta di esserlo, ma il risultato è eclatante: di successo in successo, il Bologna passa dal terz’ultimo posto al decimo. Finita la festa, si pensa al futuro. Mihajlovic è l’uomo giusto per continuare a ricostruire un club che viaggi compatto, dopo che per tanti anni chi c’era ha pensato soprattutto a se stesso e neanche tanto bene. È talmente in sintonia con Casteldebole che, assieme a Riccardo Bigon, decide di regalare a tutti i dipendenti del Bologna Football Club (da chi sta in portineria all’amministratore delegato, nessuno escluso) il libro che spiega il segreto degli All Blacks, “Niente teste di cazzo”, che già il titolo vi spiega molto. Dopodiché – come tutti i professionisti – legge i giornali e parla con il suo procuratore, il quale a sua volta parla con un sacco di gente e fra questa gente c’è pure chi, come la Roma, vorrebbe ingaggiarlo. E che cosa dovrebbe fare un allenatore reduce dalla beffa di Lisbona e dal miracolo di Bologna? Parla in modo chiaro con i suoi interlocutori (che non sono i tifosi, ma Saputo, Fenucci, Bigon, Sabatini e Di Vaio), i quali – essendo a loro volta professionisti – capiscono il momento e gli concedono un giusto lasso di tempo per prendere la decisione. I tifosi, discepoli di quella che Wikipedia definisce “pseudoscienza”, avrebbero voluto vedere intorno a Sinisa pure un’aura di santità, ma l’aura non c’è. Però c’è un serio professionista che ha fatto un ottimo lavoro e da metà luglio si rimboccherà le maniche per proseguire sul solco tracciato da febbraio, sapendo che i terrapiattisti rossoblù saranno pronti ad attaccare al minimo colpo di tosse. È un professionista, sa a cosa va incontro e lo fa a testa alta, guardando tutti negli occhi. L’aura non c’è. Al suo posto, un uomo che dice quello che pensa. Impagabile, altro che due milioni l’anno per tre anni…

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