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Succede tutto per una ragione

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In un mondo come quello in cui viviamo, può anche capitare che citazioni troppo “alte” siano fuori luogo. Così oggi io, seguace da sempre di De Andrè e Guccini, mi trovo a citare… Benji & Fede, mettendo a frutto il mio lavoro di padre di una adolescente. Già, oggi mi risuona nelle orecchie questo motivetto: “Succede tutto per una ragione e la ragione magari sei tu”.

Lo spunto me l’ha offerto lo specchietto con i dati di vendita dei quotidiani nel mese di giugno che pubblichiamo qui sopra. Spulciatela con calma, tanto non c’è un solo segno positivo e il verdetto è inequivocabile: la gente non acquista più i giornali. E chi ancora lo fa s’incazza, sentendosi cornuto e mazziato, come dicono a Napoli: “cornuto” perché tradito dal giornale che sentiva suo e “mazziato” perché oltretutto ha dovuto spendere soldi per sentirsi cornuto. Quindi è inutile nascondersi. Se la gente non va in macelleria è perché la carne è cattiva, se la gente non va allo stadio la colpa è colpa di uno spettacolo divenuto bolso e se la gente non compra i giornali è perché noi giornalisti non li sappiamo fare. Al di là della generalizzazione, che non va mai bene, non essendo né macellaio né allenatore sto nel mio e mi occupo della cosa che faccio da sempre.

I giornali, appunto. Ieri sera, a cena con i ragazzi di 1000Cuori alla vigilia di un’avventura che rappresenta una grande sfida, a chi mi chiedeva che cosa bisognava fare per rendere appetibile un articolo e, di conseguenza, un giornale, ho risposto che bisognerebbe tornare a lavorare come si faceva tanto tempo fa ricordandosi che siamo nel 2019. Semplice, no? Per me, sì; per i ragazzi di 1000Cuori, spero; per tanti miei colleghi – dando un’occhiata alla tabella di cui sopra – assolutamente no. Ci siamo sentiti Unti dal Signore, Giudici Inappellabili, Vendicatori Implacabili, perdendo di vista la realtà. Potrei parlare di cronaca politica, ma non è il mio campo e a me piace affrontare solo argomenti che conosco.

E allora parliamo di calcio, parliamo di Bologna. Quello che è successo la scorsa stagione lo ricordate tutti; quello che sicuramente non ricordate, invece, è un mio pezzo che titolai Livori in corso. Il Bologna stava risalendo la china, spegnendo le polemiche, ma io vi avvertii che il livore sarebbe comunque riemerso. Sono forse un Profeta, tanto per utilizzare un’altra maiuscola? No, sono semplicemente abbastanza vecchio per conoscere il mio mondo. Entriamo nei fatti: la salvezza, la malattia di Sinisa, una campagna acquisti che scalda i cuori dei tifosi tanto da mettere nel mirino il record di abbonamenti degli ultimi anni: sensazioni forti, che però non bastano a porre fine ai livori. Già, tutto vanificato – par di cogliere qua e là – dalla partenza di Pulgar. Se n’è andato per guadagnare più soldi: nei suoi panni forse l’avrei fatto anch’io.

Dov’è il problema? Il problema è che la società “è stata incapace di tutelare un suo pezzo pregiato”. Ora, l’età e gli effetti dell’ictus non mi consentono di avere una memoria a prova di bomba, però a me sembra di ricordare che fino a pochi mesi fa (e quindi dopo l’inserimento di quella clausola oggi giudicata “ridicola” perché troppo a buon mercato…) Pulgar veniva da quasi tutti accostato al termine “pezzo”, anche se dopo l’appellativo non era proprio “pregiato”. Il Bologna ha perso Pulgar, congeniale agli schemi di Mihajlovic ma non certo Pirlo, e allora si soffia sul fiammifero sperando che divampi un incendio.

Non ho amici da difendere, non ho nemici da attaccare sempre e comunque, allora ve lo dico adesso, prima di sapere chi sostituirà il cileno: mi fido dei dirigenti rossoblù e aspetto pazientemente la chiusura del mercato. Per me non ci sono “guru” o “incapaci”, ma un gruppo di lavoro che sta facendo le cose per bene. I giornali vendono sempre meno? Succede tutto per una ragione e la ragione magari siamo noi…

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