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Il Resto del Carlino – Indomabile Sinisa commuove l’Italia. Subito in panchina con la sua squadra

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goal.com

Dalle pagine de Il Resto del Carlino, Massimo Vitali ci aiuta a rivivere l’emozionante prima di Mihajlovic.

Ore 18, la squadra si trova all’hotel Crowne Plaza di Verona, pronta alla riunione pre-gara, nel parcheggio dell’hotel si infilano nel giro di pochi minuti un paio di auto, dalla seconda scende Gianni Nanni il responsabile dello staff sanitario rossoblù, teso come una corda di violino, dalla prima, davanti le facce increduli di buona parte di staff e giocatori, Sinisa Mihajlovic. Poco dopo arriverà tutto il resto dello stato maggiore rossoblù, da Di Vaio, a Fenucci, Bigon, Sabatini e Winterling: mai come ieri #WeAreOne, anche se poi il “One” della serata non può essere che lui, Sinisa che fino a qualche ora prima si trovava ancora in ospedale. Occhi lucidi per i giocatori, medici legittimamente preoccupati, ma è Sinisa è così, un guerriero vero ed un uomo di parola «Vi avevo promesso che sarei stato con voi alla prima di campionato ed eccomi qua».

«Lui è così, quando si mette in testa una cosa non lo fermi nemmeno con le cannonate, speriamo bene», dice un dirigente mentre Sinisa appena arrivato passa in mascherina, l’ultimo baluardo contro le insidie alle sue difese immunitarie debilitate dalla chemioterapia. Comincia la riunione tecnica: 4-2-3-1, pressing e coperture; l’ordinario diventa straordinario. L’arrivo allo stadio, la mascherina gettata, il saluto dei tremila tifosi rossoblù lassù in curva “Per Sinisa olè”, l’abbraccio di Maurizio Setti, l’omaggio dello speaker del Bentegodi e poi si comincia.

Sinisa misura i passi e centellina le energie davanti la panchina, quando le gambe non lo reggono in più si dirige verso la panchina e Tanjga prende il suo posto, il mister non urla, mai, ma la sua presenza è forte e sentita da tutti. un cappellino in testa come un velo di pudore davanti la malattia. Maglietta e pantaloncini da atletica, cos’altro per un allenatore il giorno della partita. Sinisa ieri sera al Bentegodi, ci ha insegnato che a volte la forza di volontà possa risultare anche più forte degli effetti di una cura, pesantissima, contro la leucemia.

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