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Bologna

Il ritorno del Re

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Il Gladiatore di nuovo a casa, in un Dall’Ara tutto per lui: perchè ad applaudire il ritorno di Sinisa non c’era solo il pubblico rossoblù, ma pure quello di fede spallina, per uno splendido abbraccio collettivo. Venticinquemila cuori, cinquantamila mani, tutte pronte ad alzarsi e rendere uno straordinario tributo al guerriero; Sinisa il combattente, rieccolo al Dall’Ara, a sfidare l’inverosimile, quel demone che ti sceglie per la più grande delle battaglie, selezionando però chi ha “le armi per combattere”. Perchè Sinisa questo è: un Decimo Meridio catapultato dalla finzione alla realtà. L’arena è il suo habitat, non può stare senza, e il pubblico non vedeva l’ora di fargli sentire il proprio calore, di dirgli “Bologna è con te”, con uno striscione e una coreografia, come la curva, o semplicemente con una preghiera, una parola, un pensiero, perchè anche il non detto a volte può arrivare al destinatario.

L’ingresso E quindi eccolo, mister Mihajlovic, eccolo sul terreno di gioco: col clima da derby messo da parte per un attimo, coi rossoblù e biancazzurri vicini, stretti in un unico ed infinito applauso. Dalla curva parte il coro più bello, Per Sinisa!, capace di trovare nel giro di un niente la partecipazione di tutto lo stadio, dai distinti alla tribuna, dal settore ospiti alla San Luca, dove si mischiano bolognesi e ferraresi, senza scordarsi la foltissima colonia nipponica, per via dell’effetto Takehiro. Per Sinisa, per il mister: tutto lo stadio rimbomba, la voce si espande fino alle Due Torri, al centro, alla provincia, perchè il pubblico del Dall’Ara vuole gridarlo al mondo che è al suo fianco in questa battaglia, che ha una città dietro di lui. Un muro di fotografi si schiera attorno alla panchina per immortalare il momento, ma la semplice istantanea priva di audio non può rendere appieno l’idea. Il mister cammina da solo, vestito da combattente, come un gladiatore nel Colosseo; nulla gli fa paura, niente può spaventarlo. Poi il momento finisce, e si torna sul pianeta Terra, al calcio, perchè c’è un derby da giocare: col mister concentratissimo, che non vede altro che il terreno di gioco.

La partita E che il coraggio non gli manchi lo si vede dalla formazione, con titolare Medel, passato in poche ore da un volo di sola andata da Istanbul alla prima da titolare, per portare ai compagni il verbo di Sinisa, quello della grinta, della tenacia, e c’è da scommetterci che il cileno per il mister sarà una sorta di braccio destro in campo, un predicatore attivo del suo credo. Il resto è storia, con una partita strana, destinata allo 0-0, ed un Bologna sfortunato, perchè quando non vuole entrare non entra, e non è che puoi chiedere ad un palo o una traversa di farsi da parte. Questo fino all’ultimo minuto: con protagonista uno degli allievi prediletti del mister, Roberto Soriano, che con Sinisa ha un rapporto speciale, perchè ai tempi della Samp, quando prese in mano la squadra blucerchiata, era la riserva delle riserve; poi arrivò Miha, che lo vide e decise al volo: tu da domani sei titolare, e poi com’è andata lo sappiamo tutti. Ed ecco, era logico che il goal vittoria arrivasse da lui: un suo allievo, un sinisiano. Uno che durante la serata ha avuto un rapporto controverso con la rete, provandoci in tutti i modi, di testa e di piede, fermato da Berisha e dalla traversa, ma credendoci fino all’ultimo, senza mai mollare, ed ottenendo infine il giusto riconoscimento.

Trionfo E dunque ecco il goal, con Roberto che crolla infine esausto, il pubblico impazzito, mentre Sinisa è un leone in gabbia, come a dire “Era ora!”, perchè dopo una partita del genere ottenere solo un punto sarebbe stata un’ingiustizia vera e propria. E poi via, la fuga dai riflettori, perchè c’è tutto un protocollo da rispettare, e saranno poi i suoi ragazzi a festeggiare anche per lui. Sogno di una notte di fine estate: l’ottava di fila al Dall’Ara, contando anche il campionato scorso. Roba che non succedeva da quasi vent’anni. E poi il derby vinto, e sì, soprattutto il ritorno di Sinisa. Perchè a volte la realtà può superare l’immaginazione. E il mister l’ha dimostrato ancora una volta: nulla è impossibile. Basta solo crederci, provarci, superare il limite, per rendere concreta un’idea prima solo astratta. Che si tratti di una partita, o della più grande delle battaglie.

 

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