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IL GRILLO PENSANTE – Sette e mezzo

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Il Bologna di oggi è un giocatore di Black Jack a cui manca puntualmente una figura per piazzare il sette e mezzo, e quello visto a Torino non fa eccezione. Seduto su un lato del panno verde, non tradisce timori reverenziali al cospetto del pluridecorato titano dall’elegante abito bianconero, non si abbatte quando è costretto a subire ed è pervaso da una vivacità perpetua che impedisce a qualsiasi avversario di abbassare la guardia. E’ aggressivo, a tratti asfissiante. Trasmette la sensazione che possa mordere chiunque e che non parta sconfitto contro nessuno; infine, però, il corposo e denso fumo rossoblu si dirada lasciando (troppo) spesso sul piatto uno scarno arrosto che non può placare alcun appetito. Un vero peccato capitale.

All’Allianz Arena la truppa del generale Sinisa, saldamente al suo posto in panchina, ha la forza di riacciuffare il vantaggio di sua maestà Cristiano Ronaldo (benevolenza di Skorupski) con una prodezza balistica dell’inossidabile Danilo e, dopo il regalone a Pjanic, ha sferzato le coronarie dei tifosi bianconeri mettendo a ferro e fuoco l’area di Buffon in un finale incandescente: a pochi minuti dallo scadere De Ligt viene graziato dalla premiata ditta Irrati & Var e poi, in pieno recupero, il Ropero Santander prima schianta la traversa da pochi passi (si poteva fare meglio) e sullo sviluppo dell’azione si libra in volo scaricando un’insospettabile rovesciata che Buffon smanaccia miracolosamente in angolo. Ancora una volta a mezzo passo dall’obiettivo.

E’ meraviglioso e perversamente motivante rosicare per un mancato pari in extremis al cospetto di una corazzata mirabile come quella di Sarri; l’evoluzione del Bologna tra le mani di Mihajlovic è tangibile, sotto le Due Torri ha finalmente fissa dimora un’autentica SQUADRA DI CALCIO e l’ultimo avvistamento di un’entità simile risale alle guerre puniche. Il pericolo risiede però nello specchiarsi troppo in sè stessi, la bellezza non porta punti e la tremenda difficoltà nel capitalizzare le tante situazioni offensive create rischia di tramutare il bel Balanzone in un’opera incompiuta. Urge quindi un bomber che sia meno misericordioso nel pugnalare le difese avversarie. Indispensabile.

In settimana è deflagrata una bomba atomica in città: Sinisa ha chiamato Ibra, lo vuole a Bologna. QUEL Ibra. Sebbene conti già 38 primavere, Ibrahimovic in rossoblu è roba da far tremare i polsi, i tifosi han già stipato i frigoriferi di spumante doc. In effetti il coach serbo sta attuando una delle marcature più arcigne che Zlatan abbia mai dovuto fronteggiare in carriera, ed anche la società sembrerebbe allineata col proprio allenatore; il gigante svedese è però notoriamente la quintessenza dell’ambizione e vorrebbe rientrare in Italia dalla porta principale per la lotta scudetto. Appare quindi più probabile che negli States si imbarchi nel gate che porta dritto al Vesuvio piuttosto che in Emilia, il Bologna può allettarlo soltanto riservandogli il ruolo da star assoluta che Napoli non può garantirgli. E poi c’è Sinisa. Finchè c’è vita c’è speranza.

Insieme al centravanti di spessore a Gennaio arriverà Dominguez a rinforzare la mediana (da quanto tempo un nazionale argentino non veste rossoblu?!?) e, sempre su specifica richiesta del mister, si cercherà un difensore rapido che abbia confidenza con la serie A. Il reparto difensivo è mediamente lento e sta soffrendo la mancanza di dinamismo in questo primo scorcio di stagione.

Per convincere giocatori capaci di far lievitare il livello della squadra sarà fondamentale mettere più fieno possibile in cascina per presentarsi al mercato di riparazione con le migliori credenziali possibili. Traduzione: deve essere immediatamente interrotta la striscia negativa che ha prodotto la miseria di 2 punti nelle ultime 5 gare, a partire dal pranzo casalingo domenicale in compagnia di una Sampdoria che sta tentando di rialzare la testa con l’arrivo al timone del navigato Claudio Ranieri; è la prima partita di una settimana che prevede anche la trasferta di Cagliari e poi la chiusura in pompa magna con l’Inter di Conte…non esattamente una scampagnata, ma per poter continuare a mantenere vividi i sogni invernali è indispensabile coniugare al passato il tempo degli sprechi. E’ ora di fare sette e mezzo.

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