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Quando a Lecce esordì il “mitico” Villa

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È passata la metà ottobre del 1986 e il Bologna cerca di dare un senso ad un inizio di campionato di serie B non certo esaltante, una vittoria, tre pareggi e due sconfitte, nonostante la presenza di nomi importanti, Marocchino e Pecci, solo per citare i più altisonanti. Ci si guarda intorno sul mercato per vedere di ritoccare la rosa e la curiosità a Casteldebole è palpabile. Non arriva però nessuno, anzi non è vero, in un pomeriggio infrasettimanale arriva a Casteldebole un personaggio con il fisico (170 cm, 75 kg) più da sfida da scapoli e ammogliati, ma il presidente Corioni tranquillizza tutti: “È un amico che ha chiesto di allenarsi con noi”. La scena assomiglia più a quella di un film, o, che è lo stesso, alle situazioni vissute a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 con Pugliese allenatore. La meraviglia è grande quando Renato Villa, nel frattempo si era scoperto il nome, debutta la domenica successiva a Lecce. Nessuno immagina che quel non più giovane calciatore, compie infatti 28 anni proprio quel 26 ottobre, diventerà per anni, non solo un punto fermo della formazione rossoblù, ma un personaggio ai confini della leggenda. Nato a Castelleone, in provincia di Cremona, ha giocato in squadre lombarde nelle serie minori, poi è approdato nella squadra di Orzinuovi, l’Orceana, provincia di Brescia, prima del suo approdo a Bologna. Villa deve affrontare subito un campione del mondo, Pasculli, argentino dei salentini; Renato se la cava bene, il Bologna torna a casa imbattuto, 2-2. Villa diventa immediatamente titolare, collezionando 31 presenze da lì fino a fine stagione. L’anno dopo arriva come allenatore Maifredi, proveniente dall’Ospitaletto, altra squadra del presidente Corioni. La nuova guida tecnica conosce bene Villa, per averlo allenato nell’Orceana. Gigi crede solo nella zona totale, ma sa anche che quel Villa, tanto disordinato e scoordinato da apparire inadatto alla zona, quanto efficace nei suoi interventi e generoso nei recuperi, può essere in realtà fondamentale per la buona riuscita nel campionato cadetto. Soprattutto Maifredi e Villa sono come due tessere di domino che combaciano perfettamente, vengono entrambi da un calcio dilettantistico più romantico e Gigi sa che Villa, anche se non ama tanto gli allenamenti, la domenica non tradisce mai. Renato infatti gioca sempre, salterà una sola gara e a Taranto si prende anche il lusso di segnare la rete dello 0-3, la sua prima in rossoblù. Quello che succede, però, il 31 maggio 1987 ha dell’incredibile: i rossoblù sono privi di Poli, non al meglio, ma soprattutto del centravanti Pradella, squalificato. E allora Maifredi s’inventa Villa con il numero nove, ricordando come nella sua gavetta nelle serie inferiori, Renato fosse mandato all’attacco quando la sua squadra era sotto nel punteggio. Diciottesimo, il Bologna da tre minuti è in vantaggio grazie a una rete di Marocchi. Marco Monza allunga a Villa appostato poco oltre la metà campo, spalle alla porta, d’esterno il centravanti restituisce il pallone al compagno; mentre Monza s’invola sulla fascia, tutti gli occhi seguono Villa che, giratosi ha cominciato la sua corsa verso l’area avversaria e, quando arriva il cross, l’improvvisato centrattacco rossoblù è pronto all’incornata precisa. Gol da cineteca, degno di centravanti d’epoca. I paragoni sugli spalti si sprecano: “Al pareva Savoldi”. Il Bologna chiude sul 4-0 un memorabile primo tempo, incurante delle assenze e poco importa se i giuliani nella ripresa riducono il divario, il 4-2 finale avvicina i bolognesi alla promozione. L’anno dopo è serie A, la categoria dei Maradona e dei Van Basten, ce la farà ancora il nostro? Eccome, 30 presenze su 34 gare e Renato è uno dei cardini che consentono al Bologna di salvarsi. Nella stagione successiva arrivano al Bologna anche vecchi draghi, come Giordano e Cabrini le aspettative aumentano. Sì, proprio quel Cabrini che nel 1982 diventò campione del mondo, mentre Villa andava in tournée con la nazionale dilettante. Il Bologna comincia con due bei pareggi contro Juve in trasferta e Inter al Dall’Ara, poi va a Udine nel turno infrasettimanale. I friulani conducono 1-0 e nel finale e Villa è naturalmente in proiezione offensiva a cercare quel gol che Renato mette a segno a un minuto dal 90′. Un mercoledì da leoni. Il Bologna batte il Bari, pareggia a Cesena, poi riceve il Genoa. È la sfida tra la zona di Maifredi e quella di Scoglio, ma sembra una partita d’altri tempi, tantissimi ammoniti e il risultato che non si sblocca. A sette minuti dalla fine ci pensa Villa con un tiro in mezza girata Villa sorprende il portiere avversario, portando il Bologna a otto punti, quinto posto in coabitazione a due punti dalle prime della classe. Il piazzamento vale la qualificazione in Coppa Uefa per la stagione successiva, grazie anche al triplice successo delle squadre italiane nelle tre coppe. Così il 19 settembre 1990 a Lubino, in Polonia, Renato Villa esordisce sul palcoscenico europeo principale (aveva infatti giocato le quattro gare della meno nobile Mitropa Cup nel 1988), in una giornata felice, perché i rossoblù tornano a casa con un successo. Il Bologna supera trentaduesimi, sedicesimi, ottavi e approda nei quarti. Il 6 marzo contro lo Sporting Lisbona, c’è anche Villa in quella sfortunata gara in cui i rossoblù vengono raggiunti nel finale. Renato è invece assente nel ritorno che decreta l’eliminazione del Bologna, che ha sprecato energie facendo strada in Europa e in Coppa Italia, pagando con un’amara retrocessione in campionato. Dopo aver giocato anche il successivo campionato di serie B, non ottenendo più di un’anonima salvezza, Renato capisce che è il momento di dire addio, tornando in veste prima di allenatore e poi di dirigente a quel calcio lontano dalla ribalta di qualche anno prima, ma come bolognese d’adozione. Per alcuni anni Villa è stato un vero fenomeno, amatissimo da una città che nello stesso periodo è capace d’innamorarsi del campione professionistico Richardson, con un glorioso passato in Nba, come dell’ex dilettante venuto dall’Orceana, tanto da dargli un soprannome che lo contraddistinguerà per sempre: il Mitico. Sono gli anni in cui Gianni Morandi gli dedica una canzone, “Uno su Mille ce la fa”, pubblicata un anno prima dell’arrivo di Villa a Bologna. Sono anche gli anni in cui lo stesso Morandi, porta in giro per l’Italia l’album Dalla-Morandi, ma la canzone non è l’unica cosa che avvicina i due artisti, che condividono anche la passione per la squadra di calcio della città e anche Lucio lascia la sua impronta dandogli un altro soprannome, più aulico, “Nettuno”, non c’è bisogno di altre spiegazioni. Per tutti resta, però, “Il Mitico Villa” ancora oggi dopo 27 anni dalla sua ultima partita e questo spiega meglio di ogni altra parola la favola di questo ex magazziniere, ex camiciaio, protagonista dei tornei estivi, ma che arrivò in pochi anni a trovarsi un posto tra i grandi del calcio.

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