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Bologna

Alé Bulåggna – Chi an sa zughèr, zuga denèr

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. Oggi ricordiamo a tutti che spendere tanto a volte significa solo non essere competenti

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In passato abbiamo visto che il nostro dialetto ci metteva in guardia dal voler spendere poco nel momento di acquistare qualcosa, ricordandoci che “al bån marchè, al vuda el bisàc”, ma come sempre il nostro antenato dal facile motteggio e dotato di “óssta”, sa che bisogna puntare al cosiddetto “giusto mezzo”, senza mai eccedere né da un lato né dall’altro. Ed infatti la frase che voglia mo riscoprire oggi, ci ricorda che se è vero che chi più spende meno spende, non bisogna esagerare per non passare per poco competenti.

Chi an sa zughèr, zuga denèr

Ed è davvero interessante la frase che proponiamo oggi, soprattutto in chiave calcistica. Ma partiamo dalla frase: “chi an sa zughèr, zuga denèr” utilizza come viatico il gioco delle carte, sostenendo che chi non sa giocare, gioca denari, intendendo però che chi non è in grado di meritarsi o costruirsi qualcosa grazie alle proprie capacità (chi appunto non sa “giocare”), deve utilizzare la forza dei soldi (denari) per colmare il gap ed acquistare quanto altri hanno costruito.

La forza di questo proverbio è proprio nel fatto che sono costantemente sotto gli occhi di tutti occasioni in cui il potere economico prevarica la capacità e l’ingegno, e nel mondo del calcio ancora di più appare evidente che mentre vi sono società e persone che puntano sulla competenza e la ricerca capillare di giocatori da valorizzare, altri comprano semplicemente giocatori più forti, oppure, ed è purtroppo stato spesso il caso del Bologna in passato, sono costretti a pagare in modo eccessivo giocatori normali perché non in grado di lavorare a lungo respiro, su rete di osservatori e di giocatori…

Ed ecco che quindi quando vediamo alcuni giocatori apparsi dal nulla, venire poi comprati da grandi club a cifre stratosferiche, potremo dire che “chi an sa zughèr, zuga denèr”, perché invece di costruirsi il giocatore, lo ha comprato a peso d’oro.

Fortunatamente pare stia finendo il tempo di “chi an sa zughèr”, ed anche il Bologna smetterà di dover “zughèr denèr”, riuscendo a coniugare il buon mercato (e quindi spese anche ingenti se però necessarie), alla valorizzazione dei giocatori e quindi alla capacità di “zughèr”.

Se vi piace il dialetto e siete curiosi di conoscere altri modi di dire, non perdete le altre puntate di Alé Bulåggna.

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