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Un girone fa: Hellas Verona – Bologna

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L’estate, un periodo inevitabilmente spumeggiante non solo per il calciomercato, ma anche per le curiosità che suscitano i ritiri delle squadre, punto di partenza fondamentale di ogni stagione. Ed è proprio durante i primi giorni di ritiro che i giocatori del Bologna vengono raggiunti da una notizia che mai si sarebbero aspettati di ricevere: Siniša Mihajlović è malato di leucemia. La squadra è devastata dalla notizia, le facce sono incredule, gli umori stravolti. Il capitano Blerim Dzemaili si carica la squadra sulle spalle, si confronta con la stampa e promette di non deludere le aspettative di Mihajlović e dei tifosi. La notizia fa subito il giro del mondo: ne parlano tutti, giornali, telegiornali, radio, social network, mondo della musica e dello spettacolo. Tutti si mobilitano per circondare Siniša del calore e dell’affetto di cui ha bisogno, ora più che mai. 

C’è pero una stagione da giocare e un campionato da preparare: lo staff tecnico si dimostra sin da subito competente e preparato anche a questa situazione eccezionale, gli allenamenti a Castelrotto si tengono regolarmente, così come le amichevoli in programma. L’assenza di Sinisa si sente, eccome, ma il suo vice Tanjga e il tattico De Leo hanno l’ingrato compito di alleggerire tale mancanza, mansione tutt’altro che facile tenuto conto della personalità straripante del serbo. Nel frattempo Mihajlovic, pochi giorni dopo la conferenza stampa del 13 luglio dove annunciava la sua malattia, si trova all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, centro di cura all’avanguardia nel trattamento delle leucemie, seguito dal Dott. Cavo.

Dopo aver affrontato diverse squadre di Bundesliga e Liga nel precampionato, si inizia a fare sul serio. È il 25 agosto, bentornato campionato. Il Bologna è ospite della neo promossa Hellas Verona, agli ordini di Juric. Le direttive di Sinisa sono chiare: fare una partita da Bologna dello scorso anno, arrembante, che propone gioco rimanendo equilibrata. De Leo si dimostra abile a trasmettere questi concetti alla squadra, trovandosi anche a proprio agio di fronte a telecamere e giornalisti. Mai però si sarebbe aspettato che Mihajlovic irrompesse dentro la stanza adibita alla riunione tecnica pre partita: i giocatori, orfani della loro guida da quasi due mesi ritrovano in un attimo lo spirito combattivo del loro mister, rimangono visibilmente emozionati e paralizzati, ancora increduli nel trovarselo di fronte. “Avevo promesso ai miei giocatori che sarei stato presente alla prima partita di campionato e così è stato.”  spiegherà qualche settimana dopo. 

Neanche il momento di godersi il ritorno del mister che è ora di scendere in campo: la formazione ricalca quella dello scorso anno, con Denswil a sostituire Lyanco, Tomiyasu che ha rilevato Mbaye e Kingsley che sostituisce Pulgar, accasatosi alla Fiorentina. La partita e la componente tecnica passano però in secondo piano quando Mihajlovic esce dal tunnel che porta al rettangolo di gioco: visibilmente dimagrito, copre la calvizie procuratagli dalla chemioterapia con un cappello, al polso porta ancora il braccialetto dell’ospedale. Gli occhi e la voglia di vincere sono rimasti gli stessi, la forza gli viene trasmessa dalla standing ovation del Bentegodi e dai cori dei tifosi rossoblu, “Dai Sinisa” slogan che si protrarrà per tutto il corso della stagione, echeggiando in ogni stadio a prescindere dall’esito della partita. 

La formazione felsinea, rincuorata dalla presenza del mister parte benissimo: Orsolini scappa via a Dawidowicz che lo atterra in area, rigore e rosso diretto per il difensore polacco, Sansone dagli undici metri non sbaglia. Partita che sembra in discesa per i rossoblu che avrebbero altre due nitide occasioni, non sfruttate a dovere: leggerezza che costerà caro agli uomini di Siniša che vengono raggiunti dall’Hellas grazie ad una punizione magistrale di Miguel Veloso, che con un mancino vellutato insacca il pallone alla sinistra di un (quasi) incolpevole Skorupski. La partita continua a farla il Bologna, con gli uomini di Juric che si difendono in dieci e accennano timidissime ripartenze. 

I rossoblu tornano a casa con un solo punto, che, per come si era messa la partita e tenendo conto dei valori tecnici, suona più come un’occasione persa. Mihajlović lascia il campo pochi minuti prima del triplice fischio, visibilmente stizzito, non tanto per la mancata vittoria, ma conscio del fatto che dovrà ritornare in quella camera d’ospedale così asettica e pallida. Non vede l’ora di rifarsi contro la SPAL al Dall’Ara, dove troverà uno stadio gremito per il suo ritorno. 

 

 

 

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