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Bologna

Uomo e allenatore vero, trascinatore di quell’annata indimenticabile. Tanti auguri, Sor Carletto

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“Dicevano Mazzone è il Trapattoni dei poveri. Rispondevo: amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi.”

Spesso alcuni pensieri sono il riflesso di un carattere, nel caso di Carletto Mazzone tutto diventa un pò più colorito e divertente. Compie oggi gli anni il papà degli allenatori, uno abituato a dire sempre ciò che pensa. Sor Magara – dopo un’infelice carriera da calciatore – ha capito di avere più cuore che tecnica. Proprio per questo è diventato uno degli allenatori più amati e apprezzati in Italia.

Anche a Bologna, seppur in archi temporali diversi, lascia traccia di sè. La prima esperienza arriva nel 1985: quello appena concluso non è stato un anno facile per i rossoblu. Dopo un deludente nono posto nella serie cadetta, tutti sono pronti alla riscossa. Riscossa che non arriverà. La squadra concluderà la stagione piazzandosi al sesto posto: missione promozione fallita, Mazzone decide di cambiare aria dopo un solo anno. 

Come tutte le vere storie d’amore, un rapporto sincero merita sempre una seconda possibilità. Ed è quello che succede 13 anni più tardi, nel lontano 1998. Questa è una storia che a Bologna ricordano tutti. La stagione non inizia nel migliore dei modi: ci fu la dolorosa cessione di Roberto Baggio all’Inter: un regalo, quello fatto al Divin Codino, assolutamente meritato. Per ciò che aveva dimostrato negli anni precedenti: tra le tante cose belle il record di gol, 22 reti. Come dimenticarlo. In quell’anno la squadra viene stravolta: al posto di Baggio arrivano Davide Fontolan e Giuseppe Signori, non gli ultimi due buttati di casa. Il primo giunge in Emilia dall’Inter dove, nelle precedenti sei stagioni, aveva comunque lasciato un buon ricordo. Il secondo, invece, arriva da un anno alla Samp che non era stato brillantissimo. Solo 3 reti per lui, per ovvi motivi. Si trasferisce al Bologna con l’etichetta di grande bomber perché, negli anni precedenti all’esperienza con il Grifone, aveva incantato negli stadi di Foggia e di Roma – sponda Lazio – siglando ben 144 reti complessive. Un vero attaccante di razza. Ed è proprio quello che serve al Bologna. Infine, è proprio Mazzone a sedere in panchina. Quello che si appresta a iniziare è un anno importante per il Bologna: la stagione precedente si è conclusa a metà classifica, i tifosi sperano in qualcosa di più. E quel qualcosa in più arriva. 

Sor Carletto riesce a costruire una squadra equilibrata, i calciatori recepiscono alla perfezione le direttive del mister. Oltre ai già citati, a valorizzare il tutto c’è gente come Carlo Nervo, Klas Ingesson, Igor Kolyvanov e Kennet Andersson. In campionato il percorso della squadra fu abbastanza anomalo: deludente nono posto in classifica e qualificazione con brivido alla prossima Coppa Uefa. Ma è proprio in campo internazionale che la squadra di Mazzone sbaraglia la concorrenza. La prima gioia arriva nella Coppa Intertoto vinta – dopo aver superato Steaua Bucarest e Sampdoria – in finale contro i polacchi del Ruch Chorzòw: vittoria sia all’andata sia al ritorno. Nella prima gara, di fronte ai quasi 6000 spettatori del Dall’Ara, è un autogol di Jamroz a decidere il primo duello. Nel match di ritorno non c’è storia. I felsinei si presentano a Chorzow nella migliore condizione possibile e, grazie a Kolyvanov e Signori, espugnano nettamente lo Stadion Ruchu Chorzow. Successo pesantissimo per gli uomini di Mazzone, che vengono ammessi di diritto al tabellone principale della Coppa Uefa di quell’anno.

Molti però, non credono in quella strada e attribuiscono la vittoria nell’Intertoto al fato. Niente di più fasullo. Perché Sor Magara ci crede, i suoi uomini lo seguono a meraviglia. Dopo aver superato la prima fase eliminatoria, il Bologna ottiene il pass per i quarti battendo il Real Betis. La squadra di Javier Clemente, che in quel periodo era in grande crisi, cade all’andata sotto i colpi di Fontolan (2 volte), Kolyvanov ed Eriberto. A nulla serve la vittoria al Benito Villamarin del Betis, costretto a salutare la manifestazione in anticipo. I sogni sono belli quando pian piano riescono a prendere forma, ed è proprio quello che sta per succedere a questa squadra. Ai quarti di finale c’è il Lione. La squadra francese viaggia nelle parti alte della Ligue One. Nella gara di andata, di fronte a circa 25.000 spettatori, il Bologna ha la carica e la grinta giusta per travolgere i cugini francesi: un 3-0 netto e senza ulteriori spiegazioni, disegnato dalla splendida doppietta di Signori e dal gol di Binotto. Un trionfo che dà piena fiducia ai ragazzi di Carletto, abile direttore di orchestra nel guidare i propri ragazzi, spesso con toni alti e aggressivi. Il ritorno allo Stade De Gerland fa paura e la squadra avverte la tensione: l’Olympique comanda il gioco, Caveglia e Job portano i francesi avanti di due reti a fine primo tempo. Serve una svolta. La ripresa è quasi tutta di marca OL, ma i felsinei resistono e strappano un biglietto meritato per le semifinali. Finisce 2-0. Il cammino prosegue.

In semifinale però, il sogno si infrange. Gli avversari sono sempre francesi, questa volta c’è il Marsiglia. La squadra di Rolland Courbis è da temere. Dopo un periodo di crisi la squadra si è ripresa, complice anche l’arrivo di nuovi investitori. La gara di andata si conclude con uno scialbo 0-0, mentre il ritorno al Dall’Ara fu beffardo. Avanti grazie a una rete di Paramatti, nel finale l’abitro tedesco Merk concede un rigore dubbio agli ospiti: sul dischetto si presenta Laurent Blanc. Rete. 1-1. I francesi si qualificano alla finale (che perderanno 3-0 contro il Parma) grazie al gol segnato in trasferta. Tanta amarezza per i rossoblu, coinvolti nel finale del match in una rissa con gli avversari che costerà tante squalifiche. La stagione si conclude, forse non si poteva chiedere di meglio: vittoria dell’Intertoto, semifinali di Coppa Uefa e Coppa Italia e – per finire – qualificazione alla prossima Coppa Uefa ai danni dell’Inter dell’ex Baggio. Nonostante un anno positivo, Mazzone lascia nuovamente la panchina felsinea per accettare la corte di Luciano Gaucci, che lo vuole nella sua Perugia.

Non c’è due senza tre però, anche se le ultime due stagioni a Bologna non sono rosee come la precedente. Carletto torna in Emilia nel 2003, dopo che la squadra nell’anno precedente era arrivata in finale – poi persa – della Coppa Intertoto.  L’allenatore in quel periodo è stanco e si vede, la squadra non rende al massimo e in quell’annata si piazza al 12esimo posto in classifica. Peggio fa l’anno successivo quando, dopo un deludente 18esimo posto, si gioca la salvezza nel derby emiliano contro il Parma. All’andata è un gol di Tare a illudere i felsinei, perchè nel ritorno al Dall’Ara arriva un pesante 0-2 firmato Cardone e Gilardino. Nonostante tutti i contorni della doppia gara, questa sconfitta significa solo una cosa: Serie B

La storia d’amore tra Carletto e il Bologna si conclude amaramente nel 2005, ma nell’ambiente felsineo nessuno può dimenticare un allenatore così. Per informazioni chiedere a Pep Guardiola, che ha elogiato il suo mentore ai tempi del Brescia. Per ciò che ha fatto in campo e per ciò che ha dimostrato fuori. Mazzone, oltre a essere stato un grande allenatore, è stato prima di tutto un uomo di sport. Schietto, onesto e genuino come pochi al giorno d’oggi. Sor Carletto spegne 83 candeline. Un motivatore d’altri tempi, che in qualche sfumatura potrebbe assomigliare anche a Sinisa Mihajlovic. Ma questa è un’altra storia. 

Tanti auguri, Carletto.

 

 

Fonti: – wikipedia.org

– youtube.com

– treccani.it

 

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