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Gli ex Bologna in coro per Gazzoni: “Un gran signore”

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In esclusiva per 1000 Cuori Rossoblu, abbiamo contattato alcuni dei principali protagonisti del Bologna dell’era Gazzoni: Giancarlo Marocchi, Oscar Magoni, Michele Paramatti, Marco De Marchi e Gianluca Pagliuca. Da ciascuno di loro un ricordo sincero e affettuoso del presidente scomparso da pochi giorni, non privo di aneddoti:

 

Giancarlo Marocchi: “Il ricordo più fresco che ho di lui è dello scorso Natale, in città, in zona Santo Stefano quando ci eravamo incontrati. Era una persona calcisticamente felice, tutto quello che lui aveva fatto, il tempo e i soldi dedicati al Bologna era stato riconosciute un gesto d’amore verso la città. Aveva iniziato nel 1993 per quello, ed era ciò che lo rendeva felice. Era legato a tutti gli allenatori. Fu grande quando disse “Ha ragione Ulivieri, ma io sto con Baggio” al tempo di Roberto. Mi resta in mente quell’incontro in Galleria Cavour, alla fine del secondo anno. Non avevo il procuratore e davanti a un caffè ci accordammo per proseguire. Un incontro molto semplice. Voleva che fossimo felici nel Bologna e volevo che fossimo anche contenti a casa e con le famiglie. Era fuori dai canoni. Una gran persona”

Marco De Marchi: “C’è un aneddoto particolare che mi va di raccontare più degli altri. Molti si ricordano il suo percorso, ma io ci tengo a sottolineare la partenza del viaggio di Gazzoni a Bologna, esattamente come me. Venivo da una vittoria in Uefa con la Juventus, avevo 26 anni ero nel pieno della mia forza fisica. Ero andato via da Bologna nel 1990, lasciando il club praticamente in zona Uefa. Nessuno immaginava che purtroppo le cose sarebbero cambiate in modo quasi catastrofico, era quasi sparito dal panorama professionistico e non ci volevo credere. Montezemolo mi avvisò che Gazzoni mi voleva, a me sarebbe piaciuto ma mi sentivo di lasciare un contesto grande dove avevo giocato e vinto di fianco a grandi campioni, e rischiavo di mettere a repentaglio la mia carriera. Però la cosa mi piaceva, il mio legame con Bologna era rimasto, non l’ho mai rinnegato. Sono stato sempre grato verso la città, anzi, le dovevo qualcosa. Per cui iniziarono degli incontri nella azienda di Gazzoni, sin quando il mio procuratore Tullio Tinti ricevette una telefonata dall’Atalanta proprio mentre eravamo nel parcheggio della Idrolitina. I bergamaschi erano pronti a farmi un contratto, ma in quel momento decisi di firmare per il Bologna, e lui mi prese per matto. L’Atalanta era una ottima squadra, era arrivata in A, ma io volevo portare in A anche il Bologna e sono stato davvero orgoglioso di questa scelta. Gazzoni mi telefonava spesso, mi chiedeva come stavo e com’era andato l’allenamento. Non aveva bisogno di parlare tanto, era elegante nei modi, le sue parole avevano sempre una sostanza. Era stato molto molto chiaro con me sin dall’inizio, ero una persona che era già stata a Bologna ed era quello che cercava. Aveva capito che le basi erano solide e da lì si doveva partire, aveva preso tutte le persone giuste al posto giusto”.

Gianluca Pagliuca: “Ho fatto con lui sei anni molto importanti. Sono venuto al Bologna perché lui mi ha preso dall’Inter, che anche se pagava metà ingaggio è stato molto contento di acquistarmi e orgoglioso. Era un signore, mai sopra le righe, sempre molto tranquillo. Allo stadio era sempre presente, a Casteldebole veniva poco in realtà. Gli piacevano i grandi giocatori, col bisogno di rilanciarsi come furono Baggio e Signori. L’ultima volta che l’avevo visto era stato circa 6 mesi fa al funerale di Renato Cipollini (ex portiere di Spal e Bologna, ndr), ma lo vedevo spesso al campo di golf vicino casa. Ci abbracciavamo sempre, era sempre bello vedersi. E’ stato un vero signore, un lord”

Michele Paramatti: “Prima di venire al Bologna, avevo giocato per un periodo nella Equipe Romagna, ricordo che li avevamo anche battuti in una amichevole, evidentemente mi notarono in quella occasione. Il presidente veniva a Casteldebole qualche volta soprattutto nei momenti di necessità, altrimenti è sempre stato molto discreto lasciando spazio e manovra ai suoi collaboratori. E’ stato brutto perderlo proprio perché è stata una persona rispettosa dei ruoli, dei modi, dei tempi, un signore, persone così non ci sono più. Ricordo che ci eravamo visti un paio di anni fa a giocare a golf, e mi ricordava sempre un aneddoto: quando passai alla Juventus, ricevette una telefonata da Agnelli e si aspettava gli chiedessero Signori, o altri giocatori. E invece chiesero di me. Lui era contento perchè avevo giocato 5 anni nel Bologna e avevo contribuito alla causa, in più era riuscito a guadagnarci anche qualcosa dalla mia operazione. Al golf io ci andavo di rado, ma ci incontravamo qualche volta e facevamo qualche buca insieme. Era sempre piacevole”

Oscar Magoni: “I ricordi sono tantissimi. Lo ricordo con affetto perché è stata sempre una persona a modo, sincera, corretta, un grande appassionato di calcio anche se lui non interveniva mai su cose tecniche o tattiche, ci stimolava a fare sempre meglio ma sempre col suo stile, nel suo ambito dirigenziale. Avevamo fatto buoni campionati, avevamo un rapporto buonissimo con lui, con la società, dunque in quella fase lì andava bene. Il suo ciclo è stato il ciclo migliore degli ultimi 30 anni. Ricordo che ci eravamo visti in occasione del centenario, e poi avevamo fatto una cena riunendo tutti i ragazzi della stagione 1996-97 due o tre anni fa. C’erano Cipollini, Ulivieri, tutti noi e venne anche lui. Aveva stile e carisma, non parlava molto ma si faceva capire bene anche senza parlare. Una persona sempre corretta, anche quando doveva criticare o stimolare lo faceva con garbo. Una uomo davvero generoso”

 

 

 

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