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Gazzetta dello Sport – Intervista a Enrico Brizzi

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Interessante intervista allo scrittore Enrico Brizzi in uscita oggi sulla Gazzetta dello Sport a firma Andrea Tosi.  Brizzi annovera tra le sue passioni principali quella del trekking, del ciclismo ed ovviamente quella per il calcio, su cui ha anche scritto tre saggi che ripercorrono la storia del pallone da fine ottocento al secondo dopoguerra.

Ed essendo bolognese, lo scrittore sottolinea subito come il rossoblù si all’interno del proprio DNA, quando a tre anni qualcuno gli regalò una maglia della Juventus, ma sua nonna la sostituì prontamente con una del Bologna, in quanto tifosissima del Bologna.

La prima partita vista allo Stadio fu la promozione in Serie A del calcio champagne di Maifredi, una squadra che «accese la scintilla integralista» per i colori rossoblù nel cuore di Brizzi. Prima, confessa lo scrittore, era bolognese ed interista, ma dopo quella giornata, ci fu solo una squadra. L’integralismo è tale, che se deve andare allo stadio, il suo posto preferito è la Curva Andrea Costa, o Bulgarelli che dir si voglia, perché è lì il vero covo dei tifosi. Sollecitato dal giornalista, Brizzi racconta anche di non aver mai avuto problemi a stare in mezzo alla folla, perché lui è sempre stato uno scrittore e mai un personaggio, quindi sebbene possa essere famoso i suoi amici lo vedono come Enrico il tifoso, e «la curva è il luogo più democratico del mondo».

L’ultima partita invece è stata Bologna-Empoli della passata stagione, incontro fondamentale per la salvezza. Lo scrittore però sottolinea di aver vissuto anche grandi amarezze, come tutti i tifosi bolognesi, era sulle gradinate quando Blanc ci eliminò dalla Coppa Uefa, ed in quella stagione aveva fatto anche numerose trasferte tra cui Praga, Lione e Marsiglia. Ma fu anche una grande delusione fare 15 ore di treno per vedere il Bologna perdere a Reggio Calabria…

Prosegue l’amarcord col racconto di invasioni di campo per le altre promozioni, e col ricordo di Gazzoni, che Brizzi non conosceva di persona ma a cui è grato per i bei momenti vissuti, e parla anche dello straniamento dei dissidi tra Ulivieri e Baggio, quando innamorato folle di quel Bologna e delle giocate di Baggio, non capiva perché i due litigassero in quel modo.

L’intervista poi arriva ai giorni nostri con Brizzi che ammette che inizialmente era perplesso dall’arrivo di un presidente straniero, ma che vedendo il rispetto con cui si è mosso Saputo anche e soprattutto verso la storia della società e della città, è felice di come sia andata a finire. Anche lo scrittore è stato toccato dalla vicenda umana di Mihajlovic, e questo lo ha ispirato tanto da trattare anche di lui nel libro che sta scrivendo, su un suo viaggio in bici da Vienna a Belgrado, in cui è passato anche attraverso la città natale di Sinisa.

Ovviamente oggi sono Orsolini e Palacio i punti di riferimento rossoblù per Enrico Brizzi, che se dovesse suggerire un acquisto, si spenderebbe per il nome di Lyanco.

Chiusura sulla situazione attuale, che vede lo scrittore sperare che il calcio, quando riuscirà a ripartire, possa essere più legato ai valori umani e virtuoso rispetto al passato, magari anche con meno soldi buttati dalla finestra.

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