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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Alti e bassi di gioventù

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Foto Schicchi


Non è ben comprensibile se sia dettato dal carattere lunatico o dall’età media particolarmente verde della truppa ma di certo, al di là di ogni sospetto, l’incostanza e l’imprevedibilità di risultati di questo Bologna depennano automaticamente dal vocabolario rossoblu della stagione il termine “scontato”. Nel bene e nel male. Domenica scorsa, dopo un’ora di gioco nell’afa di San Siro, i ragazzi di Mihajlovic si sono ritrovati sotto di un gol, con un uomo in meno, l’illusione del pareggio sbriciolatasi sul palo di Barrow e con un calcio di rigore concesso all’Inter per un chiaro intervento falloso di Dijks su Candreva. Un’apnea che appariva fatale, senza alcuna via di scampo, ma Lautaro che sparacchiava tra le fauci di Skorupski e il medesimo destino occorso alla ribattuta di Gagliardini aprivano la luminosa sliding door della risalita bolognese in un pomeriggio che rimarrà impresso nella memoria per lungo tempo. In inferiorità numerica gli uomini di Mihajlovic hanno compresso i ben più quotati avversari nella propria metà campo, trovando la svolta decisiva con l’ingresso in campo del funambolico Juwara che da Calimero (come è stato sostanzialmente descritto dalla stampa nei giorni successivi all’impresa milanese) si è trasformato nel peggior demone della retroguardia meneghina: prima infilzando Handanovic con il suo primo sigillo in Serie A e poi riportando la contesa in parità numerica costringendo con un suo guizzo Bastoni alla seconda ammonizione. La mente a questo punto cominciava timidamente a fantasticare su epiloghi insperati ma nessuno immaginava che proprio uno sfegatato tifoso nerazzurro come Ligabue, quando cantava Il meglio deve ancora venire, si riferisse a quanto sarebbe accaduto al minuto 80 di Inter-Bologna: ripartenza da manuale, pennellata artistica di Dominguez e stoccata mortifera di Barrow. Tutto in un momento, neppure il tempo di concepire la bellezza dell’assist argentino o di quanto il gambiano faccia apparire naturali anche giocate complicate che Bologna esplode un boato incontrollabile. I rossoblu sbancano Milano con un recupero prodigioso in un pomeriggio disseminato di trappole letali, a testimonianza che sotto la buccia acerba c’è una polpa di grande sostanza.

Il buon Sinisa però è uomo navigato e nella sbornia emotiva post-vittoria sibila: se non battiamo il Sassuolo la vittoria con l’Inter avrà meno risalto”. Tradotto: se espugnamo Milano e poi perdiamo la prossima con un avversario di caratura inferiore non siamo ancora veramente cresciuti. Detto, fatto. Il Sassuolo nella serata infrasettimanale del Dall’Ara irretisce totalmente i rossoblu, dominandoli con la propria intraprendenza ed un palleggio di elevatissima qualità; per larghi tratti il Bologna sembra addirittura impotente di fronte alla straripante personalità neroverde, espressione delle convinzioni calcistiche dell’illuminato mister De Zerbi.

Eppure con gli squilli iniziali di Palacio e Bani si pensava che la strada verso le frontiere europee potessero non essere soltanto uno sfocato miraggio, lo scalpo sottratto al Biscione pochi giorni prima non poteva e non doveva essere una sinfonia fine a se stessa; gli affondi sanguinari di Berardi, Defrel e compagnia bella hanno invece bruscamente sgranato gli occhi ai rossoblu che si sono risvegliati affannati, afflitti dalle croniche lacune difensive (26 partite consecutive con reti subite sono un dato allarmante) e dominati non solo fisicamente da una formazione della medesima fascia nella quale figuravano ben 6 giocatori diversi rispetto alla gara precedente.

Lo scivolone col Sassuolo riflette ciò che il Bologna è effettivamente allo stato attuale: una squadra ricca di giovani interessanti e di prospettiva, che vive di alti e bassi perché valori ed inesperienza si mischiano in una miscela turbolenta e che per acquisire una dimensione internazionale necessita di un po’ di qualcosina in termini di qualità e personalità.

I 44 punti dello scorso campionato saranno sicuramente scavalcati e, al momento, puntare a sfondare la soglia dei 50 punti sembra l’obiettivo realistico più gratificante; non sarà come scovare il Sacro Graal ma sono le fondamenta su cui costruire le ambizioni che la dirigenza rossoblu ha già ventilato per il prossimo anno.

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