Seguici su

Bologna

STORIE DI MAGLIE – Le maglie storiche

Pubblicato

il

Siamo arrivati all’ultima puntata, ho sempre cercato di spaziare tra argomenti vari (sempre legati alle maglie), trattando cose poco comuni che non erano già state analizzate altrove, penso – e spero – di esserci riuscito; ora chiudiamo in bellezza con la ciliegina sulla torta: le maglie d’epoca, quelle solitamente più difficili da trovare, perché ce n’erano molte meno, perché dopo tanti anni molte sono andate perse o buttate, ed anche perché spesso chi ce le ha se le tiene e non sempre è disposto a cederle.

Ma soprattutto sono anche maglie appartenenti ad un’era in cui il Bologna era ancora una big, basti pensare che quando nel 1964 conquistammo il settimo scudetto, sia il Milan che l’Internazionale ne avevano 8 a testa, e tra noi e le milanesi non c’era ancora quel divario che c’è oggi.

Per la copertina ho scelto la maglia verde, che qui potete vedere integralmente (nel libro La maglia del Bologna è stata tagliata per questioni di impaginazione, ed anche perché qualcuno la considerava “brutta”… avercene di maglie brutte come questa!!!!).

Alcune maglie, per il materiale di cui sono composte e per il cattivo stato di conservazione, nel corso degli anni tendono a restringersi e ad infeltrirsi, ho visto esemplari che sembravano maglie da bambino (tra gli errori peggiori che si possono  fare c’è quello di lavarle in acqua calda).

Questo cimelio, invece, appartenuto ad Ugo Pozzan e di conseguenza databile tra il 1953 ed il 1957, è fatto di cotone leggero simil lanetta, e con gli anni anziché restringersi si è lasciato andare (sicuramente era comunque una maglia di grandi dimensioni anche in origine).

La maglia verde è importantissima, perché è stata per molti anni la seconda maglia, ed è con questi colori che abbiamo vinto il primo scudetto (quello che la squadra sconfitta dopo 5 finali, che non voglio nemmeno nominare, si ostina a volersi fare assegnare basandosi su fatti inesistenti e teorie ridicole )

La maglia bianca, come detto poch’anzi, non è sempre stata la seconda divisa, ma è considerata tale ed è entrata nel cuore dei tifosi per la sua bellezza : io stesso la preferisco di gran lunga alla pur bellissima classica rossoblu.

In questo montaggio ho raggruppato 4 maglie favolose ed importantissime: numero 3 a manica lunga, con banda blu-rosso (tipica di quel campionato, anche se riutilizzata saltuariamente in altre occasioni), stravissuta e piena di buchi e di strappi (tarme e contrasti di gioco), appartenuta al capitano Mirko Pavinato ed utilizzata nell’anno della conquista del settimo scudetto (1963-64), numero 2 di fine anni 60 utilizzata sia da Tazio Roversi che da Carlo Furlanis, caratterizzata dal magnifico cannolet alla base (questa è stata la mia prima maglia bianca senza sponsor, e non è difficile immaginare che ci sono particolarmente legato); a seguire maglia 1971-72 numero 8 a manica lunga con colori – soprattutto il rosso – molto accesi, indossata non da Bulgarelli, come molti potrebbero supporre, ma da Francesco Rizzo, il primo calciatore calabrese ad aver indossato la maglia della Nazionale, che negli anni si era creato la fama di personaggio burbero ma che con me è sempre stato gentilissimo e disponibile, e per chiudere un modello estivo leggerissimo con bande sottili e colori accesi, databile tra il 1969 e il 1972, appartenuto a Roberto Prini, altra persona cortese e disponibilissima.

Proseguiamo senza seguire un preciso ordine cronologico, poiché dopo andremo a ritroso per le maglie casalinghe.

Qua abbiamo altre tre maglie bianche, molto diverse tra loro.

Questa volta la 8 in basso è davvero di Bulgarelli, ed è stata indossata il 26 aprile 1970 nell’ultima gara di campionato, Roma Bologna 1-2.

In panchina per la Roma c’era un ragazzo della primavera, e Bulgarelli era il suo idolo : a fine gara gli regalò questa maglia, che con gli anni – non deve trarre in inganno la foto –  si è sformata in quanto il materiale della banda rossoblu è completamente diverso da quello bianco usato per il corpo della maglia, e mentre uno ha mantenuto la sua forma, quell’altro si è ristretto deformandola.

Si tratta comunque di un grande cimelio, anche perché è un modello che è stato utilizzato poco dalla prima squadra, e poco anche dalle giovanili.

A destra abbiamo una maglia 1979-80, primo anno con sponsor tecnico Tepa, che ha fornito maglie nuove di zecca solo dopo che la società aveva esaurito le vecchie Cam recuperate : questa è proprio una di quelle, una 1973/76 a cui è stato ricamato il tipico logo della Tepa Sport.

In centro in alto abbiamo invece la prima maglia in assoluto con lo sponsor tecnico, la mitica Admiral di cui abbiamo parlato in alcuni capitoli precedenti.

Questa è quella ufficialmente scesa in campo, con lo stemma dello sponsor privo di nome e quindi a norma, con la quale il Bologna ha disputato un campionato tra i suoi più difficili di quegli anni.

La maglia è davvero particolare, molto lavorata, di ottima fattura, con un bellissimo tessuto innovativo, ma è poco amata perché, seppur molto elegante nella sua semplicità, non assomiglia affatto ad una Bologna away (di fatto è identica, escluso lo stemma, alle maglie usate in quel periodo dalla nazionale inglese), con quel colletto così dominante , la vestibilità larga e soprattutto l’assenza della banda trasversale tanto amata dai tifosi.

Passiamo alle maglie rossoblu: due esemplari molto diversi tra loro, per dimensioni, colori e materiale.

A sinistra una 1965-66 indossata da Carlo Furlanis, realizzata con un tessuto che sembra una via di mezzo tra il cotone lavorato e la lanetta sottile, molto elastico ma anche leggero.

La seconda è una maglia di Franco Cresci, modello invernale (sebbene a manica corta) utilizzata tra il 1972 e il 1974 in un periodo di transizione, in alternanza con i nuovi modelli estivi in cotone.

Adesso ci sono le mie maglie preferite in assoluto, quelle che si fregiano della coccarda di Coppa Italia, un trofeo che un tempo aveva una formula molto più interessante di quella odierna e che godeva anche di tutt’altra considerazione.

A sinistra abbiamo una 70-71 indossata da Franco Cresci, in cotone leggero, autografata sul numero.

I colori sono molto chiari e la vestibilità è larga, caratteristica delle maglie estive di fine anni 60 / inizio 70, mentre quella a destra è una 74-75: è un modello di nuova produzione, lo stesso entrato in uso nel 1973-74 e utilizzato anche nel 75-76, nonché recuperato per qualche sporadica apparizione negli anni successivi e poi passato alle giovanili, ovviamente senza coccarda.

E’ caratterizzato da una colorazione più scura delle bande rossoblu ed è più aderente, lo si nota soprattutto dalle maniche che sono cortissime.

Il numero 10 veniva utilizzato da parecchi giocatori, e provenendo da un privato è impossibile dire con certezza chi la indossò (spesso la stessa maglia la usava più di un calciatore, essendo il numero riferito al ruolo e non allo specifico giocatore), tuttavia è attribuibile con una buona approssimazione a Lionello Massimelli.

Ora potete ammirare due vere e proprie reliquie, indossate da due giocatori che hanno fatto la storia del club: Ezio Pascutti e Giacomo Bulgarelli.

La prima è databile a fine anni 60, forse proprio quel 68-69 che è stato l’ultimo anno in rossoblu del grande cannoniere friulano, e si tratta di un modello invernale in lana pesante (lo si deduce anche dalla forma avvolgente, soprattutto sul fondo, mentre quelli in cotone cadevano in modo più lineare e verticale).

La Bulgarelli invece è dei primi anni 70, è un modello invernale a manica lunga di quelli con i colori scurissimi: per fare risaltare il rosso ed il blu ho dovuto schiarire la foto dopo averla scattata.

Questo modello è stato usato sia così che con le bande invertite.

Anche questa è in collezione da parecchi anni e l’ho avuta da un “collega” specializzato in maglie di una delle squadre più detestate dalla tifoseria bolognese, con cui però ho sempre avuto un ottimo rapporto (molto più che con tanti compari rossoblu…), essendo una persona seria e competente, il quale ha preferito cederla a me piuttosto che ad un altro personaggio molto accanito….anni dopo ho poi avuto l’occasione di restituirgli il favore, cedendogli una maglia anni 80 ad una cifra davvero modesta, per la quale, nel frattempo (ad accordo già raggiunto) mi avevano offerto il quintuplo…d’altra parte tra persone serie, quando c’è già un accordo, si fa in questo modo.

Ho rinunciato ad un bel guadagno ma ci ho sicuramente guadagnato in rispettabilità, e tutto sommato sono contento così.

Queste due maglie sembrano gemelle (la differenza nei colori dipende solo dal fatto che sono state fotografate in momenti diversi) , ed in effetti sono assolutamente identiche, anche se utilizzate in due campionati diversi.

Sono molto legato ad entrambe, fanno parte di due momenti importanti del mio percorso.

Quella di sinistra è stato il coronamento di un sogno, infatti era già da un paio di anni che desideravo fare il salto di qualità e mettere finalmente in collezione una maglia anni 70, e questa è stata la mia prima!

Chiesi consiglio ad un collega “anziano”, il quale la bocciò senza appello  per lui la maglia era originale, ma non poteva essere stata indossata in serie A da un club professionistico in quanto il numero era cucito troppo storto, sentenziando che  “ per me El Gringo (soprannome dato a Sergio Clerici) e questa maglia non si sono mai incontrati“.

Niente di più sbagliato! 

Per fortuna stavo maturando una certa esperienza (anche se per le maglie così vecchie ero ancora un neofita), soprattutto per quanto riguarda l’intuito, che è una dote, perché o ce l’hai o non ce l’avrai mai neanche dopo cent’anni.

Nel giro di due giorni mi misi a studiare foto e filmati, poi andai a vederla di persona per rendermi conto bene.

Il proprietario, ex giocatore delle giovanili, mi spiegò che l’aveva avuta in dono appunto da Clerici, che tra l’altro era amico di famiglia, anche se non era sicuro che l’avesse indossata lui, ma che probabilmente se l’era procurata nello spogliatoio.

Essendo una numero 7, è probabile che sia stata utilizzata da Rosario Rampanti, oppure da Franco Nanni o Adelmo Paris.

Il numero, visto dal vivo, non era poi così storto come sembrava in foto, e comunque si vedeva bene che era stato ricucito almeno due volte, essendo malconcio ed avendo perso il filo originale in molti punti.

Tra l’altro, che in quegli anni le maglie fossero artigianali, si giocasse con prodotti di recupero e all’occorrenza ci si arrangiasse come capitava, è cosa stranota, per lo meno tra gli appassionati (d’altra parte non c’erano certo mille videocamere a riprendere ogni momento della gara, e quindi anche un numero cucito non perfettamente dritto), e un collezionista di maglie storiche questa cosa non può ignorarla, né formulare ipotesi di bontà o meno, basandosi su questi elementi.

Tra l’altro, senza neanche andare troppo indietro negli anni, basta andare al campionato 2005-06 (solo perché è un esempio migliore di altri, ma ce ne sarebbero…) per vedere una quantità industriale di maglie con lo sponsor Europonteggi (già orrendo di suo) quasi sempre storto… quindi di cosa stiamo parlando???

Fu una grande lezione, è stata la prima volta che, ignorando il parere dello specialista con molta più esperienza di me, l’ho scavalcato decidendo di fare di testa mia, rendendomi conto che, pur avendo ancora tanto da imparare, ero pronto a camminare con le mia gambe e non dovevo più fidarmi ciecamente di presunti intenditori che poi tanto tali non erano.

Ricordo ancora il tipico odore della lanetta che proveniva dal cimelio adagiato sul sedile del passeggero, durante il viaggio di ritorno, quella grigia mattinata del 4 dicembre 2010… ero al settimo cielo, la mia prima maglia anni 70 era in collezione!

L’altra maglia, dicevamo, è la sua gemella, utilizzata però nel campionato successivo, dall’esordiente Mirko Balacich nel girone finale di Coppa Italia, partita Napoli Bologna 1-0 del 28 giugno 1977.

Il giocatore non la trovava più, pareva persa in un trasloco, poi facendomi sentire di tanto in tanto, finalmente ricevo la lieta notizia: la maglia era stata recuperata.

Curiosamente anche questa è entrata in collezione in inverno, ma molti anni dopo, precisamente nel gennaio del 2018.

Col giocatore, poi, sono rimasto piacevolmente in contatto, e ci sono state altre occasioni di rivedersi, l’ultima pochi giorni fa.

Le ultime tre maglie di questa rassegna sono quasi gemelle: 79-80 le prime due, 80-81 la terza.

Ma andiamo con ordine, perché in queste due annate, le ultime prima del’apparizione del primo sponsor, sono stati usati vari modelli, ma la maglia più usata era sempre la medesima.

La numero 18, infatti, è il nuovo modello realizzato per il campionato 1979-80 e utilizzato anche nel 1980-81; prima dell’utilizzo delle nuove maglie, però, la società ha pensato bene di  riutilizzare le vecchie maglie ancora disponibili in magazzino.

Ecco che allora la maglia di destra col numero 2 è una vecchia maglia Cam Sport “truccata”  in modo da assomigliare a quella nuova, grazie al logo Tepa Sport ricamato sul petto.

Ma la maglia è riconoscibile da svariati particolari: innanzitutto il numero, che è squadrato, mentre il nuovo modello ce l’ha rotondeggiante, poi il tessuto (quella vecchia è in cotone, la nuova in lana), infine i bordi delle maniche: nella nuova è presente il bordo tutto blu che nella vecchia è assente.

Poi come si può notare da quella piccola ombra laterale in basso a destra, nella vecchia è visibile il triangolino nero della Cam (che a volte veniva scucito).

Entrando nello specifico di questi due modelli, la 18 è stata indossata da Tullio Tinti (oggi procuratore) nelle giovanili, ma è una maglia della prima squadra, usata in alternanza a vari modelli anche l’anno successivo.

La numero 2 apparteneva a quel gran signore che è Renato Sali (ricordiamo che nel triste episodio di calcio scommesse che vedeva coinvolte Bologna e Juventus, che ci costò la penalizzazione nel 1980-81, senza la quale ci saremmo qualificati per le coppe europee, Sali fu l’unico, insieme ad Angelo Castronaro, altra grandissima persona che ho avuto il piacere di conoscere, a rifiutarsi di partecipare alla combine).

Nonostante fosse l’unica maglia rossoblu in suo possesso, quando gliela ho chiesta non ha esitato un attimo a dirmi di si; proponendogli per l’acquisto una cifra assolutamente modesta (in quel periodo non potevo permettermi grosse spese), mi sentii rispondere “eh, vanno benissimo, sono anche troppi!” .

Penso non serva altro per farvi capire di che tipo di persona stiamo parlando… anzi, un’altra cosa che vorrei dire ci sarebbe, e cioè che c’è stato qualche giocatore, che invece alla combine partecipò, e che di maglie ne ha parecchie, che non ha voluto darmene neanche una…

La numero 2 in basso non è così diversa nella forma e nei colori perché è dell’anno successivo (come detto utilizzarono principalmente lo stesso modello), ma solamente perché si tratta di un esemplare raro usato solamente in due partite: Como Bologna e Bologna Torino,

Apparteneva al defunto Corrado Benedetti, e come si vede, è un modello con il colletto a V senza baveri ed i colori molto accesi

Nello stesso campionato furono utilizzate anche, oltre al già più volte citato modello classico, anche una maglia col colletto a baveri ed una ulteriore con i baveri ed un grosso triangolo blu alla base del colletto, oltre a vari esemplari bianchi da trasferta.

E questo è l’ultimo anno con le maglie “pulite”, dal successivo entra in vigore la novità degli sponsor e comincia l’era delle maglie moderne, anche se da allora ai giorni nostri, tante altre innovazioni e novità si sono susseguite.

Bene, con quest’ultimo capitolo è terminata questa bella avventura, io ringrazio Andrea per l’opportunità che mi ha dato di far conoscere non solo le mie maglie ma anche e soprattutto il duro lavoro e i tanti aneddoti che si celano dietro all’opera di continua ricerca in campo collezionistico, spero di essere riuscito nell’intento di farvi conoscere e apprezzare i vari retroscena, molti piacevoli, ed alcuni un po’ meno,  che hanno accompagnato la mia passione da quando ho iniziato fino ad oggi.

E’ stata davvero una bella esperienza, e chissà che in futuro non ci sia occasione di replicare, magari invece che con una serie di articoli, con qualche “special” mirato, su alcuni argomenti (sempre legati alla maglia) che al momento sono stati accantonati!

A presto, dunque.

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *