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TRIPLICE FISCHIO – Come salvare una Serie A allo sbando? Bolla o non bolla? Bisogna prendere decisioni

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1000cuorirossoblu/Antonio Cetani


Continua l’asfissiante tira e molla tra Lega, Figc e istituzioni varie su come cercare di andare avanti in una situazione di estrema difficoltà: campionato si o campionato no? Intanto, questa mattina, Vincenzo Spadafora ha annunciato il proseguimento delle attività riguardanti lo sport professionistico e questo, per come si erano messe le cose, è già un grande traguardo. Per una volta viene tutelato uno dei settori, a livello calcistico, che più è stato in difficoltà in questi mesi dettati dalla pandemia. Certo, ci saranno comunque gravi perdite economico-finanziarie, ma poteva andare molto peggio. Il ministro dello Sport ha tirato un sospiro di sollievo, peccato però che ne potrà tirare uno definitivo, liberatorio, solo quando verranno prese decisioni in merito al destino della Serie A. Un bivio importante ci sarà domani, quando finalmente si deciderà su Juventus-Napoli: anche qui i calciofili si sono divisi, opinioni contrastanti tra di loro, qual era la cosa più giusta da fare? Dovendo seguire il regolamento, la vicenda dovrebbe concludersi con il 3-0 a tavolino a favore della società bianconera; peccato che qui entri in gioco anche la politica, il buon senso e delle figure che, all’inizio, non erano state prese in considerazione. O forse in parte. Noi, però, non vogliamo improvvisarci politici, anche perché il caos che ruota intorno a decisioni così importanti è già troppo evidente. La famosa ASL 2 di Napoli, che ha bloccato la partenza dei partenopei direzione Torino, è stata lasciata da parte nel momento in cui è stato stilato il protocollo. Qui però sorge un problema di vitale importanza: nel caso in cui ci fosse la possibilità di pericolosi focolai, cosa fare con una squadra in procinto di partire per una gara? Con Juventus-Napoli si è ormai creato un “pericoloso” precedente, perché da ora in poi tutte le ASL hanno ancora più potere. Sia chiaro: il potere è lo stesso che avevano prima di sabato scorso, ma ora tutti sanno che è una mossa assolutamente legittima della sanità pubblica. Il quadro della situazione è completo, una decisione definitiva sul big match verrà presa domani: si va verso il rinvio anche perché, come sottolineato da Enrico Preziosi, è intervenuta l’ASL campana e non c’è stato alcun rifiuto della squadra azzurra. 

Nella giornata di domani verrà risolta un’altra grana, peccato che ne manchino ancora altre prima che tutti possano ricominciare a respirare. Qui c’è un protocollo da rivedere, perché uno scontro tra Sport e Stato rovinerebbe ulteriormente un calcio che, ad oggi, è difficile definirlo calcio. La cosa più giusta da fare sarebbe un passo indietro da parte di tutti: c’è bisogno di un confronto serio, leale e costruttivo affinché si possa andare avanti in maniera “normale”. La situazione non è facile, e lo si capisce anche da chi sta già considerando altre ipotesi per la conclusione del campionato: Gravina (e non solo) continua a premere per i playoff e i playout. In questo modo, dopo il termine del girone di andata, si formerebbero le griglie di partenza: le prime 12 lotterebbero per i playoff, le ultime 8 per i playout. Anche qui le società si sono divise: c’è chi vorrebbe e chi no. Come sempre. Si è discusso poi sulla famosa bolla già testata in Nba. I risultati sono stati ampiamente sopra le aspettative per due motivi: la manifestazione si è regolarmente conclusa (vittoria dei Los Angeles Lakers) e, soprattutto, in 100 giorni nella bolla non è uscito alcun caso positivo. Zero positivi. La Nba ha investito molto, circa 180 milioni di dollari per garantire la massima sicurezza ai cestisti: ha funzionato, e questo è l’aspetto più importante. Ora è il momento del dilemma: in Italia potrebbe funzionare questa famosa bolla? Forse sì. Potrebbe perché i calciatori non avrebbero più contatti con il mondo esterno (è brutto da dire ma è così), il rischio di infezione diminuirebbe drasticamente e le persone attualmente a contatto con i contagiati verrebbero tutelati. Attenzione però: in Nba, la famosa bolla ha compreso un campo da gioco unico per tutte le franchigie, questo per evitare spostamenti. In Serie A la cosa si complicherebbe: un parquet da basket non è la stessa cosa di un campo da calcio.

Futili discussioni a parte, è il momento di intervenire: sembra la predica di un prete, ma qui le parole non hanno più spazio. E’ il momento delle decisioni, quelle che potrebbero salvare o distruggere un’annata calcistica. Ci mancherebbe, la colpa non è delle istituzioni e di tutte le figure che per mesi hanno dibattuto e deciso sul futuro del calcio italiano. O forse si?

 

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