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TRIPLICE FISCHIO – Bologna, se non segni è dura. Serie A e Asl, che caos. Conte ha la sindrome della pareggite

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1000cuorirossoblu/Antonio Cetani


Ritorna la sosta Nazionali e, diciamolo, non è che ci faccia tanto piacere. Le paure sono due: il rischio di infortunio e quello di contagio al Covid-19. Questa situazione, già difficile per conto suo, viene complicata dalle varie Asl nazionali. Il fatto è questo: le aziende sanitarie che si occupano di Roma e Fiorentina hanno bloccato i calciatori delle due squadre per sospetto contatto con persone risultate positive. Cosa fare ora? La situazione è complessa, perché questa difformità tra le varie Asl non fa altro che danneggiare le società sportive. Marotta ha parlato di campionato falsato, il caso tamponi della Lazio peggiora soltanto le cose. La speranza comune è quella che entrino in campo i vari ministri per cercare di ribaltare una situazione disperata.

Prima della sosta c’è però stato un atro turno di campionato, il settimo, che si è portato con sé incertezze e conferme. Più incertezze, a dire il vero. Il Milan, dopo la batosta subita in EL contro il Lille, si riscatta a metà impattando 2-2- contro il Verona. La gara ci ha detto diverse cose: Ibra è immortale, ma meglio che lasci i rigori a Kessiè. Lo svedese resta comunque il perno fondamentale di questa squadra: c’è ovunque, e sempre al momento giusto. L’infortunio di Romagnoli non aiuta certo Pioli, ma la squadra c’è e ha una convinzione che in passato mancava: qualche mese fa, sotto 0-2, il Milan avrebbe perso. Questa volta pareggia e cerca addirittura il colpaccio in extremis: missione compiuta a metà ma i rossoneri possono sorridere. Il primo posto è ancora del diavolo ma, dalle prossime giornate in poi, servirà limare piccoli dettagli per non lasciare per strada punti fondamentali.

Lo stesso obiettivo riguarda l’Inter che, in casa dell’Atalanta, non va oltre l’1-1. Conte sembra aver contratto la stessa malattia che lo aveva colpito il primo anno alla Juventus: la pareggite. A Bergamo, i nerazzurri hanno giocato anche bene, Lautaro è tornato alla rete in campionato e Vidal è tornato ai livelli di un tempo, peccato che la poca concretezza – a questi livelli -, si paga sempre. Diverse occasioni create, peccato che la palla non sia entrata. Conte deve lavorare, tanto, perché questi punticini racimolati così non aiutano né il morale né la classifica. Ma Eriksen? E’ il dilemma della settimana, ormai. Il danese è restato per tutta la gara in panchina, Conte non crede in lui è domenica ne abbiamo avuto la conferma definitiva. Ora i due dovranno essere bravi a convivere senza pestarsi i piedi, almeno fino a gennaio.

Vince anche il Napoli a Bologna grazie a un gol di Osimhen: gli azzurri non convincono fino in fondo, creano molto nel corso della gara ma non la chiudono ed ecco che, nel finale, vengono salvati da Orsolini. L’attaccante rossoblù sciupa clamorosamente un’occasione a tu per tu con Ospina, per il rammarico di Mihajlovic. Il tecnico serbo deve stringere i denti, perché fino a gennaio sarà dura. La coperta è corta, gli infortunati tanti e le alternative poche. Servono un centrale difensivo e un attaccante: questa frase ormai l’hanno capita tutti. Ora il compito spetta alla dirigenza, perché un allenatore può fare tutti i miracoli che vuole, ma bisogna mettergli a disposizione le pedine giuste con cui farli.

Il big match della giornata era però Lazio-Juventus: anche qui un pareggio che ha dimostrato diverse cose. La squadra di Pirlo è bella, elegante ma poco cattiva: anche qui la gara si poteva chiudere prima, non è stato fatto e alla fine è arrivata la punizione. C’è anche da dire che se Dybala non avesse perso quello palla ora il discorso era diverso, ma ciò che è successo è successo. Serve più cattiveria, quella che c’era con Conte e con Allegri. La squadra di Inzaghi, decimata dalle assenze, trova ancora una volta in Caicedo l’uomo della provvidenza: altro gol nel finale, altra sconfitta evitata. La Lazio, nonostante tutte le difficoltà, è compatta e segue il mister alla perfezione; la Juventus deve continuare a lavorare, la strada è quella giusta ma attenzione ai dettagli. Sono quelli che ti fanno vincere un campionato.

Concludo con un grande in bocca al lupo a Cesare Prandelli che, dopo dieci anni, torna alla Fiorentina per uno dei ritorni più romantici degli ultimi tempi. Prandelli, allenatore di calcio e di vita. in bocca al lupo, mister. 

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