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IL GRILLO PENSANTE – Un centravanti come Pablito

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Chi nasce quadrato non muore tondo, è una delle più ricorrenti leggi di vita del gergo dialettale; di riflesso chi nasce spietato e nefasto come l’anno 2020 difficilmente si redime nel corso della sua esistenza, tant’è che, nonostante manchi soltanto una manciata di tramonti alla sua dipartita, quest‘anno sventurato ha voluto riaffermare la sua crudeltà portandosi via anche Paolo Rossi appena 2 settimane dopo Diego Armando Maradona. Maledetto. Nessuno auspicava che il mondo del calcio potesse risultare immune a tale calamità bisestile ma il conto presentato è salatissimo, di quelli che spiazzano e fanno barcollare.

Pablito è trapiantato nella cultura calcistica italiana oltre la retorica, è il simbolo della semplicità che sposta le montagne, è il monito che riecheggia da quasi 40 anni a ricordare che non occorrono bicipiti trasudanti steroidi o copertine siliconate per scrivere versi così appassionanti da incollarsi alle pagine di vita di un‘intera nazione…e con nazione si intende l’insieme di ogni cittadino tricolore, ciascuno intimo custode della proprie emozioni nell‘ammirare il pupillo di Bearzot crivellare di gol il gigantesco Brasile di Socrates e Falcao, spazzare via la Polonia in semifinale e aprire le danze contro la Germania Ovest nel trionfo azzurro di Madrid dell’11 Luglio 1982. La “piccola“ Italia, bistrattata e sottovalutata, si ritrovò all‘improvviso sul tetto del Mondo trascinata come nelle favole dal più umile e puro dei suoi figli, il quale riceverà nello stesso anno il riconoscimento della titanica impresa con la conquista dell‘ambìto Pallone d’Oro (onoreficienza assegnata a soltanto altri 3 italiani nella storia: Gianni Rivera, Roberto Baggio e Fabio Cannavaro).

Ci piace pensare che Diego, nelle partitelle tra Angeli e Arcangeli, non riuscisse a trovare un centravanti all’altezza, un autentico numero 9 da ispirare con le sue geniali invenzioni…adesso sarà felice di far segnare valanghe di goal al buon Paolino.

Nel ricordo intenso dell’eroe di Spagna 82 si giocherà domenica pomeriggio Bologna-Roma, con i capitolini lanciati come missili fino a fine Novembre e poi appiedati bruscamente dalle batoste di Napoli e Sofia (intervallate dal pari interno col Sassuolo); di contro i rossoblu provengono dalla poco edificante trasferta di Milano dove l’Inter ha fatto pesare i maggiori galloni spendendo la truppa di Mihajlovic a letto senza cena. Il terreno di San Siro ha evidenziato i soliti problemi, un disco rotto a cui i tifosi bolognesi dovranno necessariamente abituarsi considerando ciò che Joey Saputo ha dichiarato dal Web dopo mesi di silenzio: “Dico una cosa che non piacerà ai tifosi, ma non è previsto più denaro nel budget della finestra di mercato alle porte“. Amen. La doccia non è gelata (considerando i chiari di luna di questi tempi) ma neppure così tiepida pensando che la difesa rossoblu è un autentico colabrodo (solo 5 squadre hanno subìto meno reti) e l’attacco produce un ristrettissimo distillato rispetto all’abbondanza di occasioni propizie create; un vero peccato calcolando che, nonostante le mancanze, la squadra naviga a metà classifica e necessiterebbe di soltanto di un difensore centrale affidabile e di un centravanti prolifico… pedine non certo ottenibili a buon mercato ma Sabatini e Bigon sono stipendiati esattamente per rendere più ammissibile ciò che appare improbabile.

Con le raccomandazioni di Saputo per l’attacco è di certo sfumata l’ipotesi di nuovo assalto al giovane attaccante ucraino Supryaga ma, valutando il rendimento di questa stagione alla Dinamo Kiev (3 reti in 20 partite tra campionato e Champions League), sembrerebbe un provvidenziale colpo di fortuna il rifiuto degli oltre 10 milioni offerti dal Bologna a Settembre. Ai rossoblu servirebbe come il pane un centravanti come Paolo Rossi ma lui adesso gioca con Maradona e, pertanto, possiamo solo continuare a rivedere all’infinito le immagini di quel Mondiale di tanti anni fa che fece sognare l’Italia intera.

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