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Dodici mesi dopo riecco Fiorentina – Bologna: Trovate le differenze

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La Nazione


Dalla Nostra inviata Federica Falciani di SportFiorentina.it

Prima il goal del vantaggio di Traorè, meritato e inevitabile considerando che per dieci minuti il Sassuolo era riuscito senza troppa fatica ad affondare, implacabile e indisturbato, tra le linee della difesa gigliata che, in quell’avvio di partita più che mai, è sembrata essere sempre meno squadra e sempre più vittima. Poi il doppio fallo di mano di Vlahovic, nel tentativo di controllare un pallone banale, e le infinite imprecisioni che costellano il gioco della Fiorentina, ci fanno pensare che gli uomini di Prandelli, questa partita, abbiamo praticamente rinunciato a giocarla.

Che sia quello il fondo? Beh sicuramente quando le cose vanno male sembra tutto più difficile e le cose banali più che mai. Prandelli dalla panchina pretende ordine, Ribery attinge al proprio infinito bagaglio e cerca di accendere la luce con tecnica e fantasia. E i tifosi viola, apparsi ovviamente risentiti dopo le figuracce di Bergamo e Milano, ribadiscono ancora una volta come Firenze possa essere arrabbiata senza smettere di amare. I fuochi d’artificio dietro la Curva Fiesole illuminano la notte di Campo di Marte come il sinistro di Vlahovic dal dischetto che potente e piazzato spiazza Consigli, riportando la pace e riaprendo la tregua. La Fiorentina non avrà la forza di vincerla quella partita, anzi dovrà ammettere di aver strappato un punto ad una squadra di fatto più forte, ma per il momento è viva. Tira il fiato e respira.

E’, a mio avviso, Fiorentina – Sassuolo la fotografia perfetta del Dicembre incomprensibile di questa squadra emotivamente fragile, strutturalmente incompleta ma migliore di ciò che ha dimostrato fino a questo momento. Un gruppo che nell’angolo più nero non solo trova l’orgoglio di reagire ma la forza di andare a farlo a Torino, contro la Juventus.

Sarebbe galvanizzante ma difficilissimo e inesatto analizzare la Fiorentina di Prandelli partendo dai 90 minuti dell’ “Allianz Stadium”. Quella è stata la reazione. Ma per arrivare a quell’esatto momento della sua storia, la Fiorentina ha fatto un viaggio che merita di essere visto per trarre i giusti insegnamenti da quello 0 a 3 insperato e bellissimo.

Un allenatore nuovo, una squadra costruita ancora una volta da due sessioni di mercato gravemente insufficienti e una classifica da decifrare ma sostanzialmente, unitile girarci attorno, tremenda. La Fiorentina che si presenta all’appuntamento contro il Bologna ha i tratti di quella scesa in campo al Dall’Ara 365 giorni fa. Allora furono 2 punti persi.

E’ vero, i padroni di casa soprattutto nella riprese, dimostrarono di avere più gamba ma anche meno idee. Lungo ma sterile il possesso palla dei rossoblu che fecero del contropiede e dei calci piazzati le loro situazioni preferite. Il problema della Fiorentina, passata meritatamente in vantaggio nel primo tempo, rimaneva quell’anima approssimativa e impaurita che troppo spesso ha permesso ai suoi avversari di rimanere in partita e continuare a crederci. Il goal di Orsolini ad una manciata di secondi dal triplice fischio fu figlio sicuramente dell’ottima intuizione di un giocatore con doti importantissime ma anche e soprattutto di una serie di errori commessi dalla Fiorentina. Boateng su tutti, in campo per garantire alla squadra spinta offensiva nel recupero ma entrato in campo nervoso, svogliato e mai lucido, Pezzella, che sull’ultimo, determinante pallone, sbagliò praticamente tutto, dal controllo su Santander, alla scelta di non servire di testa Dragowski, alla sciocca smanacciata sulle spalle del centravanti del Bologna. Non fu esente da colpe l’estremo difensore polacco che prese goal sul proprio palo e optò per una barriera scellerata, perfetta per lasciare traiettoria libera ad un calciatore bravissimo nel tiro a rientrare.

Arrivare ad ammettere che la Fiorentina sia una squadra identica a 12 mesi fa è una considerazione amarissima per qualsiasi tifoso viola ma al contempo è un’ammissione inevitabile se si vuole veramente cercare una chiave di volta in questa stagione.

E’ impossibile pensare che una Presidenza ambiziosa e disposta ad investire come quella gigliata, non si senta per lo meno frustrata al pensiero che un anno e diversi milioni di euro investiti dopo (senza considerare l’avvicendamento di tre allenatori), non siano bastati per colmare lacune lampanti e gravissime per una squadra costruita per aspirare a palcoscenici per lo meno diversi dalla lotta per non retrocedere. Escludendo Amrabat, arrivato di fatto ad Agosto, sono praticamente tutti alla porta gli arrivi dello scorso mercato di Gennaio. Troppi i giocatori presi e ben presto restituiti al mittente, troppi i ruoli in cerca di autore (si parla adesso di Borja Valero regista….l’ennesimo riadattamento, chiesto per altro ad un giocatore di 36 anni) e troppe le situazioni contrattuali affrontate con preoccupante approssimazione. Magari tra un mese Firenze rimarrà piacevolmente stupita dal rinnovo di Milenkovic ma le sirene che suonano adesso attorno al ritrovato Vlahovic non sono certo rincuoranti.

Ha avuto probabilmente ragione Biraghi quando nel post partita di Juventus – Fiorentina ha invocato la calma, affermando che questa squadra deve ripartite dai valori dei suoi uomini, dalla loro ambiziose e dalla voglia di sacrificio. Sbagliare con il Bologna di fatto cancellerebbe quanto di buono costruito, creato e dimostrato a Torino. Cerca certezze la Fiorentina e tatticamente Prandelli non è intenzionato a proporre sorprese, salvo situazioni obbligate. Confermato il terzetto arretrato composto da Igor, Pezzella e Milenkovic, probabile nuova chance da titolare per Borja Valero, tra i migliori a dare ordine a Torino e ovviamente ancora in campo dal primo minuto Dusan Vlahovic, che non sarà già il bomber fatto e finito che la Fiorentina cercava ma neppure l’impaurito e insicuro giocatore incapace di controllare il pallone nemmeno con le mani.

Un paio di novità ci dovrebbero essere soprattutto sulle corsie esterne: Biraghi squalificato potrebbe essere sostituito da Barreca, mancino come lui, anche se Prandelli ha sempre dimostrato grande stima nei confronti di Venuti che però costringerebbe Caceres a cambiare la fascia.

Applicazione e tattica ma Prandelli sa bene che sono l’anima, il sacrificio e il coraggio di Torino i valori aggiunti che domenica contro un Bologna sicuramente organizzato e guerriero, non dovranno mancare. Tre punti fondamentali per entrambe e poi un mercato che avrà molto da dire e che molto dirà sulle reciproche ambizioni e capacità di ammettere le proprie colpe.

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