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10 marzo 2002: super Bologna, e gli ospiti se ne vanno

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Non vi lasceremo mai, cantano le curve. O meglio, cantavano. Nella desolazione di impianti vuoti, ci mancano tanto i cori, gli sfottò, l’entusiasmo, il Borghetti in inverno, la birra sempre, così come il gradino. Sempre quello, per scaramanzia. E invece nisba: staremo più comodi sul divano, ma abbiamo perso un evento aggregativo unico. Il calcio è passato da coesione delle masse a mero evento da consumare comodamente da casa, da una specie di torre di controllo anni luce dall’esserci. Eppure, quasi vent’anni fa, quando il Bologna batteva il Milan per l’ultima volta al Dall’Ara, qualcuno la pensò diversamente.

Il Milan attraversava una fase di transizione: di breve durata era stato il ciclo di Zaccheroni (tecnico anche dei rossoblù per un breve periodo nel 1993), nel quale era arrivato comunque uno scudetto insperato e inebriante, vinto in rimonta contro la Lazio nel 1999. Era arrivato Terim dalla Fiorentina, ma un turco non poteva certo insegnare calcio in un club così glorioso, per quanto Fatih portasse avanti la filosofia del bel gioco in piena linea con la storia rossonera. Esonerato a novembre dopo la sconfitta col Torino, al suo posto dentro Carlo Ancelotti, intercettato sulla via di Parma non senza risentimento da parte di Tanzi per la parola data e non rispettata.

Risultati altalenanti, una disperata rimonta per centrare il quarto posto utile per qualificarsi in Champions League. Con un condottiero che del Milan era stato simbolo in campo, ma che aveva ereditato una situazione di difficoltà. Il 10 marzo 2002 il Milan scende a Bologna, e i rossoblù, proprio come in questi giorni, avevano giocato a Torino contro la Juventus la settimana prima, perdendo 2-1. Non era andata meglio al Milan, mestamente sconfitto nel derby in casa per un gol di… coscia di Vieri. Un mese prima anche l’Inter era caduta al Dall’Ara, e con quei 3 punti i rossoblù di Guidolin si erano portati addirittura a due lunghezze dal quarto posto. Nelle ultime 8 il Milan ha vinto solo una volta, 4-1 a Venezia.

Dopo due minuti, la punizione di Signori si stampa sul palo, e Fresi è lesto a ribattere in rete. Il Milan non è praticamente ma in partita e prima della fine del tempo il Bologna raddoppia con Cruz, che fa fuori Abbiati dopo un fuorigioco sbagliato da Kaladze. Il settore milanista, colmo come al solito, all’ora di gioco decide che basta così. Era accaduto solo a Roma, tre anni prima: nel 1998 la sud in trasferta aveva abbandonato l’Olimpico mentre i giallorossi stavano travolgendo gli ospiti (finirà 5-0). Ebbene, i gruppi organizzati e lo zoccolo duro della tifoseria, a inizio ripresa avvolge i propri vessilli e ammaina le bandiere. Di una squadra che fino a pochi anni prima aveva regalato gioie a tutti i rossoneri del mondo. Se ne vanno, svuotati e sfiancati dall’ennesima delusione e una settimana dopo un derby perso.

Forse, il Milan di Ancelotti che dominerà il mondo, nacque anche in quel pomeriggio bolognese dove per una volta il “non vi lasceremo mai” delle antiche battaglie fu disatteso. La settimana dopo invece, la curva sarà piena ma in silenzio, contro il Torino. Il Bologna invece, arrivato a un centimetro dal paradiso, si arrese nelle ultime giornate: le sconfitte con Roma, Piacenza e Perugia diedero il colpo di grazia ai sogni di Champions League. Quel 2-0 è ancora oggi l’ultima vittoria dei rossoblù in casa contro il Milan, battuto invece due volte a San Siro nel 2008 e nel 2016.

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