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Il Resto del Carlino – Arpad Weisz, la storia da non dimenticare

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fonte immagine: Bologna FC


Arpad Weisz è diventato negli anni uno degli allenatori più importanti della storia del calcio, non solo per Bologna e per il Bologna. Il tecnico ungherese si è meritato un posto d’onore nella grande storia del gioco grazie alle sue innovazioni sul campo, ma anche a causa di quella fine tragica, nelle mani della crudeltà del più tristemente celebre dei campi di concentramento: Auschwitz.

La sua storia come tecnico inizia in Italia dove Weisz ha concluso la sua carriera di allenatore. Dal 1926 è allenatore dell’Inter. Con la squadra nerazzurra milanese nel frattempo diventata Ambrosiana, nel 1930, a soli 34 anni, vince il suo primo scudetto. Una grande impresa che nasce dai suoi metodi d’allenamento innovativi e dalla scoperta di un giovane talento di nome Giuseppe Meazza, perché Weisz ha l’abitudine di osservare in prima persona i boys da far giocare nella sua squadra.
Dallo scudetto passa qualche anno. Weisz siede sulla panchina del Bari, torna anche su quella dell’Ambrosiana, non ripetendo i medesimi successi. Allora dopo un breve passaggio a Novara, nel 1935 viene chiamato a Bologna da Renato Dall’Ara. Con i rossoblù è un trionfo totale: dopo la prima mezza stagione nella quale subentra al connazionale Lajos Kovacs, nel campionato 1935/36 spezza il dominio della Juventus dei 5 scudetti, vincendo il tricolore alla prima stagione alla guida del Bologna. Il successo viene bissato nel campionato 36/37. Nel 1937 il Bologna partecipa al torneo di Parigi. Una manifestazione calcistica organizzata in occasione dell’Expo. Quel torneo è praticamente un campionato europeo per club, una progenitrice della Coppa dei Campioni. Un’occasione per trionfare anche oltre i confini: Arpad Weisz vince, strappando il titolo dalle mani del Chelsea. Nella stagione che lo porta dritto al tragico 1938, Weisz e il suo Bologna non si ripetono, e chiudono al quinto posto.

È la fine della storia. Il 1938 è l’anno delle leggi razziali. Weisz, ebreo, viene costretto dalle leggi che impongono agli ebrei giunti in Italia dopo il 1919 di lasciare il paese. In attesa di capire la sua destinazione, si rifugia a Bardonecchia con la moglie Elena, e i figli Roberto e Clara. Deve lasciare il Bologna e trovare rifugio e lavoro altrove. Avuto il visto, rifiuta l’offerta del Racing Club de Paris, per trasferirsi in Olanda al Dordrecht. Qui prima si salva, e poi arriva quinto, diventando un mito locale dopo aver battuto grandi squadre come Ajax e Feyenoord.

Nel 1942, la situazione precipita anche in Olanda. La furia nazista ha travolto anche i Paesi Bassi, i figli vengono espulsi da scuola e gli ebrei costretti a vestire una stella gialla di riconoscimento sulle giacche. Arpad viene anche licenziato dal Dordrecht. Infine, il 2 agosto 1942, Weisz e famiglia vengono arrestati e deportati ad Auschwitz. Moglie e figli muoiono nelle camere a gas. Arpad resiste fino al 1944, quando muore di stenti.

Nel 1946, il quotidiano Cronache Sera lo invoca nuovamente alla guida del Bologna asserendo che Weisz si in Sud America, rifugiato, ma purtroppo non è così…
La vicenda di Weisz è stata ricostruita nel 2007 da Matteo Marani nel libro “Dallo Scudetto ad Auschwitz”, dove fa luce sugli ultimi tragici anni della vita di Weisz.

 

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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