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Il Resto del Carlino – Un giocatore infinito, a lezione dal “Trenza”

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Il rapporto fra insegnante ed allievo è un modello presente in tutte le culture ed è considerato il principale processo attraverso il quale la conoscenza viene trasmessa. Scavando nel mito, passando per l’arte fino ad arrivare alla cultura pop si possono trovare numerosi e più o meno celebri esempi di sodalizi finalizzati alla trasmissione del sapere. Questa affascinante relazione non ha mancato di manifestarsi più volte anche in ambito sportivo, e come riporta Massimo Vitali sulle pagine de Il resto del Carlino, si sta avverando ancora una volta in questa stagione all’interno dello spogliatoio del Bologna: protagonisti Rodrigo Palacio e Musa Barrow.

Nonostante le otto panchine consecutive dopo la pausa natalizia che avevano fatto pensare ad un ruolo da comprimario per l’attaccante di Bahia Blanca, Mihajlovic ha riconsegnato una maglia da titolare al “Trenza” per le sfide contro Napoli e Sampdoria; i risultati non sono tardati ad arrivare. A beneficiare della presenza di Palacio è stata tutta la squadra che con l’argentino in campo trova un più naturale sviluppo della manovra offensiva. In particolare ne ha giovato Musa Barrow, affrancato dall’abito di centravanti, ancora troppo stretto, e più libero di svariare alle spalle di Rodrigo partendo da sinistra.

Il frutto della coabitazione dei due attaccanti è stato raccolto dopo soli 27 minuti dal fischio d’inizio della partita del Dall’Ara contro la Samp: cross da destra dell’argentino e colpo di testa vincente del gambiano. La sintonia espressa sul campo nasce dal lavoro quotidiano che i due calciatori svolgono durante la settimana a Casteldebole. Barrow ha dimostrato nell’anno trascorso all’ombra delle due torri di soffrire il compito da centravanti puro affidatogli da Sinisa nel 4-2-3-1, preferendo la libertà della fascia ai compiti tattici del “nove”. Ma il centravanti è una professione che si apprende e si affina nel tempo. Il giovane attaccante cresciuto nella primavera dell’Atalanta ha la fortuna di godere dei consigli e dell’esempio di chi proviene dalla terra che ha dato i natali ai più grandi numeri nove degli ultimi vent’anni. Chiaramente non basta avere un mentore d’eccezione per apprendere tutti i segreti del mestiere. Occorre seguire il maestro in attesa che lungo il percorso lasci cadere qualche perla e farsi trovare pronti quando accade per poterla raccogliere. Il lavoro richiederà tempo, e nonostante Barrow non si stia risparmiando, i risultati dovranno essere attesi. Frattanto Mihajlovic può permettersi di aspettare perché, nonostante le 39 candeline, Palacio ha dimostrato di aver ancora molto da dare anche come protagonista e non solo come chioccia.

Considerando il ruolo che sta svolgendo nella formazione di Barrow viene da domandarsi come non si possa pensare per l’argentino ad una veste da educatore per i talenti delle selezioni giovanili. I ragazzini avrebbero così occasione di rubare una miriade di conoscenze da chi ha giocato una finale di coppa del mondo al fianco di Messi. Ma non troppo presto sia chiaro, perché è sufficiente tornare indietro di una manciata di giorni per vedere come “El Trenza” sia ancora necessario sul rettangolo verde, e non solo per Barrow o Mihajlovic, ma per tutto il Bologna.

Fonte: il Resto del Carlino, articolo di Massimo Vitali

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