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Il Corriere di Bologna – Il calcio rossoblù è sostenibile

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Uno studio del Cies Football Observatory evidenzia come il modello proposto dal Bologna sia sostenibile e strategicamente valido. Secondo il rapporto fornito dal noto gruppo di ricerca, il club di Joey Saputo segue infatti logiche gestionali efficaci e presenta una pianificazione intelligente, indici di un’attenta riflessione strategica.
 
Sulla base della formula utilizzata per la  valutazione della sostenibilità gestionale delle squadre iscritte ai cinque principali campionati europei, il Bologna si colloca al quinto posto della Serie A, alle spalle di Sassuolo, Napoli, Lazio e Cagliari ma davanti a club di prima fascia come Juve, Inter e Milan. Nella speranza che questa superiorità si manifesti anche sul campo, Mihajlovic e compagnia si accontentano di questo lusinghiero dato, sinonimo di una società attenta e ben organizzata.
 
Entrando nello specifico, l’approccio scelto per la ricerca si basa su tre elementi: l’età dei giocatori, la fedeltà al club di appartenenza e la durata dei contratti. Il primo aspetto considerato vede il club rossoblù settimo per impiego dei veterani con il 26,5% dei minuti complessivi disputati da atleti classificati come over (l’età ‘limite’ cambia a seconda del ruolo): nonostante quella felsinea sia la quarta rosa più giovane del campionato, in questo conteggio pesano i numerosi minuti giocati da giocatori esperti come Danilo e Palacio. Il secondo parametro tiene invece conto dell’utilizzo dei calciatori acquistati dopo luglio 2020, considerando il fatto che un eccessivo movimento di mercato possa alterare l’equilibrio di un gruppo. In questa particolare classifica la squadra di Sinisa si colloca al quarto posto, con una percentuale pari al 16,6% che dimostra come ci sia una giusta coesione all’interno della rosa. Infine, il criterio che premia maggiormente il Bologna è quello relativo alla politica contrattuale: considerando l’impiego di calciatori in prestito o in scadenza, si evince come i rossoblù affidino solamente il 31,3% del proprio minutaggio a giocatori che dalla prossima estate potrebbero vestire un’altra maglia, classificandosi al terzo posto di questa speciale classifica. Come spiega M.Vigarani nel suo articolo, il dato premia la scelta societaria di sottoporre contratti pluriennali che garantiscano equilibrio e stabilità al progetto.
 
Ampliando lo sguardo a livello europeo, lo studio dimostra come il calcio inglese sia quello più strutturato dal punto di vista strategico, posizionando ben undici società nella top 20, con il Manchester United a guidare la classifica (seguito però da due squadre spagnole, Real Sociedad e Club atletico); l’Italia si affaccia a partire dal ventinovesimo posto grazie al Sasssuolo.
 
Questi dati, che possono apparire come meri numeri statistici, sono in realtà sinonimo di strategia e progettazione e possono essere strumenti utili per orientare le politiche di una squadra. Avere una rosa sostenibile che segua una riflessione strategica, frutto di una organizzazione studiata e volta al lungo termine, è sicuramente importante, indipendentemente da quale sia l’ambizione.
 
Fonte: Corriere di Bologna, articolo di Marco Vigarani

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