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L’altro spogliatoio: il Torino di Davide Nicola

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fonte immagine: Twitter ufficiale Torino FC


Dopo la trionfale prestazione contro lo Spezia, Sinisa Mihajlovic e i suoi ragazzi si immergono immediatamente nel clima del turno infrasettimanale. A Bologna arriva un Torino agguerrito, che tenta l’allungo, magari decisivo, per garantirsi la permanenza nel massimo campionato.
Al Dall’Ara i granata arrivano in ottima forma, e con un’anima completamente diversa da quella del Torino che all’andata pareggiò 1-1, un cambiamento frutto soprattutto dell’arrivo in corsa di Davide Nicola al posto di Marco Giampaolo.

RIVOLUZIONE – Il progetto tecnico di Marco Giampaolo era nato con gli stessi intenti tecnico-tattici mostrati dalle sue squadre a Genova con la Samp, e in Toscana con l’Empoli. Un gioco basato sul possesso palla e sul dominio territoriale della partita. Non è mai stato tutto questo. Lo stesso Giampaolo nella seconda parte della sua deludente esperienza granata abbandonò il suo 4-3-1-2, per un più accorto e adeguato, alle caratteristiche della rosa, 3-5-2.
Oggi con Davide Nicola quel 3-5-2 è stato confermato e rinforzato in gennaio con l’arrivo di due uomini richiesti dallo stesso tecnico ex Genoa: Mandragora e Sanabria.
Il Torino gioca oggi un calcio molto essenziale, aspetta l’avversario chiuso nella propria area di rigore e poi colpisce in contropiede. La difesa nella fase di non possesso abbassa la propria linea e il modulo si trasforma in un 5-3-2, nel quale i due esterni si abbassano sulla linea di difensori, creando densità per tutta l’ampiezza del campo. L’innesto di Mandragora, posizionato al centro del trio di centrocampo, ha garantito un incremento della capacità di lettura delle linee di gioco avversarie e una grande solidità dal punto di fisico in mezzo al campo.

L’IMPORTANZA DEL GALLO – Il Torino preferisce dunque contrattaccare, piuttosto che gestire il possesso. Le azioni sono spesso molto verticali, alla ricerca dello spazio lasciato dalla squadra avversaria. Il lavoro principale in avanti lo svolge Andrea Belotti. Il capitano del Toro lotta con gli avversari, pressa a perdifiato e garantisce sempre un appoggio sicuro ai compagni, pur stando spalle alla porta. Abile nel giocare dunque di sponda per gli inserimenti dei compagni, ma anche e soprattutto di Sanabria. L’innesto del paraguaiano ha completato il reparto d’attacco con l’arrivo di un giocatore in grado di andare in rete, e adatto a fare coppia in avanti con Belotti, grazie a movimenti diversificati. Un’intesa che non era invece mai stata trovata con Zaza, troppo simile nelle caratteristiche a Belotti.
Il gioco del Torino poggia dunque tanto della sua produzione offensiva sui due attaccanti, bravi a duettare, ma soprattutto a gestire i palloni anche più complicati.

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