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IL GRILLO PENSANTE – C’è ancora la possibilità di sognare

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Foto Corriere dello Sport


La comoda vittoria casalinga contro lo Spezia è stata senza dubbio una delle più convincenti dell’intera stagione, come se la truppa di Mihajlovic volesse riaffermare la distanza esistente tra la propria caratura e quella dei club appartenenti alle categorie “neopromosse” e/o “impegolate nella bagarre retrocessione”.

 

Le felicitazioni per la prima doppietta italiana di Svanberg e del simultaneo ritorno al gol di Orsolini e Barrow sono però durati soltanto una manciata d’ore, ovvero fino al deflagrante annuncio simultaneo di 12 colossi europei della nascita della Super League, competizione d’èlite alternativa alla Champions League che prometteva una pioggia di monete d’oro per i club partecipanti. Una bomba atomica in stile carbonaro che ha scosso con magnitudo senza precedenti le fondamenta dell’intero universo calcistico così come conosciuto fino ad oggi; la secessione della “sporca dozzina” (6 società inglesi, 3 spagnole e 3 italiane), come definita dal presidente UEFA Ceferin, ha prodotto di rimbalzo una reazione di veemenza straordinaria non solo delle istituzioni pallonare (la stessa UEFA e mamma FIFA) ma anche tra i tifosi, gli allenatori, i giocatori e persino nella politica continentale, sollevando di fatto un muro tanto poderoso da indurre l’intero blocco britannico a una precipitosa inversione ad U con tanto di scuse formali e capo cosparso di cenere; orfano della metà dei rivoluzionari, in appena 48 ore il golpe si è improvvisamente sgretolato così com’era esploso, rinvigorendo la posizione della UEFA sotto gli stendardi del “calcio di tutti” e della “meritocrazia sportiva” e lasciando aggrappati a questo progetto fantasma soltanto i capitani (Real Madrid e Juventus) e i sostenitori più agguerriti (Barcellona e Milan). Molto probabilmente la parola fine non è ancora stata scritta.

E’ evidente che la crisi Covid sia stata la miccia che ha accelerato la bramosia di danari delle società più indebitate, quelle compagini che avrebbero benedetto i loro bilanci (gravati da spese sempre più esorbitanti) con il sostanzioso aumento degli introiti da diritti TV e sponsorizzazioni; non a caso le squadre inglesi, quelle che nel sistema attuale godono dei guadagni più corposi, sono state sia le più titubanti ad aderire al progetto sia le prime a battere in ritirata, il saldo tra costi e benefici non poteva essere tanto convincente come per le consorelle del Sud Europa.

Nella maggior parte delle diatribe la verità staziona però a metà del guado, la Super League è nata con tempi e modi censurabili ma costringe la UEFA a dormire con un occhio aperto; non è un mistero che l’attuale distribuzione dei ricavi del massimo organo europeo sia inviso a parecchi club, per evitare che altri tentativi di secessione più organizzati abbiano successo in futuro sarà necessaria una profonda riflessione e svariati tentativi di dialogo e mediazione.

 

Lo spegnimento dell’allarme rosso Super League ha restituito interesse al turno infrasettimanale nel quale il Bologna ospitava un Torino voglioso di schizzare fuori dalla bagarre salvezza.

Tante notizie positive per i rossoblu nel primo tempo (intensità, qualità, rete del vantaggio di Barrow) ma anche il disgraziato infortunio di Dominguez che potrebbe aver decretato la fine della stagione per il talento argentino. Nella ripresa il Toro non si è fatto prendere per le corna ma ha impattato con un eurogol di Mandragora ed ha tenuto viva la contesa fino al fischio finale, un punto per parte e tante strette di mano.

La settimana prevedeva anche l’attesissimo summit tra Joey Saputo, Sinisa Mihajlovic e lo staff tecnico per misurare la febbre delle ambizioni e le reali possibilità per la prossima stagione; l’incontro “è stato positivo” come da copione dei perfetti aziendalisti diplomatici ma i fatti raccontano che saranno necessarie cessioni di valore per poter intervenire efficacemente sul mercato. Insomma, ci sarà un po’ da piangere con l’obiettivo di soffocare le lacrime dietro applausi e risate future. Con questi presupposti neppure l’allenatore serbo è sicuro al 100% di restare, la sua legittima ambizione potrebbe essere stuzzicata nel caso gli vengano recapitate proposte verso lidi più prestigiosi, ancora poco più di un mese e tutti gli altarini verranno scoperti. Il fallimento del progetto Super League, almeno, ha lasciato intatta la possibilità di sognare.

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