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I grandi del BFC – Beppe Signori

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Piccolo, veloce, ma soprattutto, goleador: sono solo alcuni aggettivi che descrivono cosa è stato Giuseppe Signori, detto Beppe, uno dei più grandi centravanti italiani degli anni ’90. Nato il 17 febbraio 1968 ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, il giovane Signori esordisce fra i professionisti con la maglia del Leffe nella stagione 1984/1985; dopo una breve esperienza al Trento, arriverà poi in Serie B, con la maglia del Piacenza.

Nella medesima categoria, nella stagione 1989/90, passerà poi al Foggia di Zdenek Zeman, incontro cruciale per la sua carriera. “Ciao Bomber” sono le parole con cui il tecnico boemo accoglie il giovane Signori, che bomber non lo era mai stato: sarà proprio Zeman, che vede in Signori le caratteristiche ideali per il suo 4-3-3 super offensivo, a dargli una nuova posizione in campo, avanzandolo dalla trequarti in attacco. I risultati non tardano ad arrivare: 15 e 11 reti nelle prime due annate in Serie B, 11 all’esordio in Serie A, nella stagione 1991/1992, quando insieme con i compagni di reparto Francesco Baiano e Roberto Rambaudi forma il cosiddetto “tridente delle meraviglie”, che guiderà il Foggia di Zeman ad un incredibile nono posto. Sul tecnico boemo, ha poi raccontato Signori, che “è stato un po’ maestro e un po’ papà. Mi ha dato fiducia e consapevolezza dei miei mezzi, mi ha dato il ritmo e i tempi del gioco. Poi è uno che ti fa lavorare in maniera pazzesca […]. Ma tutto questo lavoro aveva uno scopo: soffrivi e soffrivi, ma poi quando finalmente la squadra riusciva a giocare come lui insegnava, allora era un piacere. E ti divertivi”.

Le prestazioni e il talento messi in mostra da Signori con la maglia del Foggia non passano inosservate: sarà la Lazio con un offerta di 8 miliardi di lire ad accaparrarsi il talentoso centravanti. Il passaggio da una realtà come Foggia a quella romana è inevitabilmente disorientante: al punto che, al primo giorno di raduno, Signori non partecipò, perché si era perso per le strade della capitale alla ricerca di Tor di Quinto, dove avrebbe dovuto svolgere le visite mediche. Poco male, perché sul campo è tutta un’altra cosa: Signori esordisce con una doppietta a Marassi contro la Sampdoria e disputa un campionato straordinario, coronato dalla vittoria della classifica marcatori e dalla qualificazione in Coppa UEFA. Con la maglia biancoceleste Signori si consacra definitivamente come uno dei migliori attaccanti in Italia e in Europa: vince per altre due volte la classifica marcatori e sfiora lo scudetto nella stagione 1994/1995. Proprio al termine di quest’ultimo campionato, in cui tra le altre cose ha ritrovato in panchina il suo maestro Zeman, il presidente Sergio Cragnotti annuncia la cessione di Signori al Parma per 25 miliardi di lire. I tifosi della Lazio, sorpresi ed infuriati con la società per la cessione di quella che è ormai diventata la loro bandiera, si riversano per le strade: oltre 4000 persone marciano a Formello verso la sede della società, che si vede costretta ad emettere un comunicato in cui annuncia l’interruzione della trattativa. Lo stesso Signori dirà di essere rimasto deluso dal comportamento della società, che ha chiuso la trattativa senza nemmeno interpellare il giocatore. Nonostante ciò, Signori vive ancora una volta una stagione da protagonista, vincendo per la terza volta in carriera la classifica marcatori. Di lì a poco, però, tutto cambia: nella stagione 1996/1997 Zeman viene esonerato e sostituito da Dino Zoff; subentra poi all’inizio del campionato seguente Sven-Goran Erikkson, deciso ad avviare un progetto di rinnovamento della squadra mettendo al centro il neo acquisto Roberto Mancini. Ne farà le spese proprio Signori, relegato sempre più ai margini della squadra. L’episodio più eclatante è quello della partita di ritorno dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA al Prater Stadium di Vienna contro il Rapid Vienna: in quell’occasione Eriksson fece scaldare Signori per molto tempo senza però concedergli l’opportunità di scendere in campo. “Ero il capitano”, ha raccontato Signori in un’intervista alla Gazzetta del febbraio 2018, “avevo segnato 127 gol, sognavo di raggiungere il record di Piola, non potevo accettare di essere trattato così. Quella notte girai da solo in macchina la città fino alle 6 del mattino, con le lacrime agli occhi”. Dopo questo episodio arriverà la cessione di Signori alla Sampdoria; la sua esperienza con la Lazio si chiude con 127 reti in 195 presenze che lo avevano posizionato al secondo posto della classifica all-time dei marcatori della Lazio (superato da Immobile in quest’ultima stagione). 

La stagione di Signori alla Sampdoria è caratterizzata da poche presenze e numerosi problemi fisici, ma soprattutto dalla sensazione che ormai il meglio sia passato. Ma nell’estate del 1998 arriva la chiamata da una squadra che già l’anno prima aveva puntato su un altro grande campione che sembrava arrivato al tramonto della carriera: ovvero, Roberto Baggio e il Bologna. Ispirato dal “Divin Codino”, suo compagno di stanza durante l’avventura mondiale di Usa ’94, Signori arriva al Bologna in prestito con diritto di riscatto, proprio per sostituire il partente Baggio, pronto ad accasarsi all’Inter. In rossoblu, Signori vivrà una vera e propria seconda giovinezza: fondamentale in ciò è stato Carlo Mazzone, che in un’intervista a FanPage del 2018 Signori definisce come “un padre” che gli è sempre stato vicino nei momenti di difficoltà. La prima stagione di Signori al Bologna corrisponde ad un’annata storica per i tifosi rossoblu: la vittoria della Coppa Intertoto, primo trofeo europeo dopo 28 anni di digiuno, sigillata con la prima rete in maglia rossoblu per Signori; la cavalcata in Coppa Uefa, con Signori trascinatore che porta i rossoblu ad un passo dalla finale; la vittoria a San Siro nello spareggio contro l’Inter, protagonista ancora Signori con il goal dell’1-0, che vale un posto in Coppa Uefa per il Bologna anche nella stagione seguente. 

I successivi anni al Bologna vedranno Signori sempre più al centro del progetto e sempre più nel cuore dei tifosi: diventato capitano, giocherà un totale di 178 partite realizzando 84 reti. Dopo le due esperienze estere con la maglia del Īraklīs, in Grecia, e del Sopron, in Ungheria, Beppe Signori decide di appendere gli scarpini al chiodo al termine della stagione 2005/2006. 

Con la Nazionale, Beppe Signori ha esordito il 31 maggio del 1992 contro il Portogallo; con la maglia azzurra ha fatto parte del gruppo che è arrivato in finale al mondiale di USA ’94: 6 presenze e 2 assist per lui, entrambi per i “due Baggio”, il primo a Dino in occasione della partita con la Norvegia, il secondo a Roberto in quella contro la Spagna. Indubbiamente, il mondiale di Signori sarà però sfortunatamente ricordato per la sua assenza nella finalissima di Pasadina, contro il Brasile: il talento della Lazio, infatti, infastidito dal ruolo che gli aveva assegnato l’allora CT della Nazionale Arrigo Sacchi, cioè quello di esterno di centrocampo nel suo 4-4-2, si rifiutò di giocare ancora in quel ruolo nella semifinale contro la Bulgaria, scelta che costrinse di fatto Sacchi ad escluderlo dalla finale. “E’ il mio rimpianto non aver giocato la finale dei Mondiali del 1994, perché quella era un’occasione unica. A distanza di anni è facile ammetterlo, ma quella fu una decisione istintiva e dettata dal momento”, ha spiegato negli anni successivi Signori.

Oltre alla grande tecnica e corsa, e a quel sinistro ad incrociare divenuto negli anni suo marchio di fabbrica, Beppe Signori si è rivelato uno dei giocatori più letali nei calci da fermo. “Calci da fermo” in ogni senso, perché caratteristica dei rigori di Signori era l’assenza di rincorsa, con il bomber che appunto stava fermo a ridosso del pallone. “Nei rigori non serve la potenza ma solo la precisione”, ha spiegato, “E c’era un segreto: obbligavo il portiere a decidere prima di me. Lui teneva un ginocchio più in basso dell’altro, un movimento inconscio ma una sfumatura determinante per me perché mi indicava che avrebbe spinto con quella gamba, e quindi sarebbe andato dalla parte opposta”. E a giudicare dai numeri (44 rigori segnati su 52) sembra che la tecnica abbia funzionato, tanto che, nel 2018, è arrivata una chiamata da parte dello staff tecnico del Barcellona che chiedeva consigli su come calciare questi rigori “senza rincorsa”, cosa che stava provando Neymar Jr commettendo qualche errore. Ma non solo rigori. Signori era infatti anche un ottimo tiratore di punizioni, come dimostrato in occasione di Lazio-Atalanta del 10 aprile 1994, quando ha realizzato la prima tripletta su punizione del calcio italiano (4 anni più tardi riuscirà nell’impresa anche Sinisa Mihajlovic, curiosamente sempre con la maglia della Lazio): i primi due goal, su calcio di punizione indiretto, con due potenti rasoiate alla sinistra del portiere e il terzo a scavalcare la barriera sul palo lontano.

Oggi Signori sta ancora vivendo gli strascichi della vicenda Calcioscommesse che lo ha coinvolto nel 2011: il 1 giugno di quell’anno, infatti, Signori viene arrestato con l’accusa di aver preso parte a delle combine e di aver condizionato il risultato di alcune partite di Serie A e Serie B. Il successivo 9 agosto la commissione disciplinare della FIGC gli commina 5 anni di squalifica, mentre dal punto di vista penale Signori rimane solo indagato. “Arrivo a Bologna e in Questura mi ritrovo, come nei film, appoggiato al muro col numeretto, per le foto segnaletiche. Forse ho pagato una nomea sbagliata. Scommetto, ma in modo lecito. Faccio la sfida del buondì Motta, io…”, le sue parole il giorno dell’arresto. D’altronde, la sua passione per le scommesse era cosa nota; oltre alla “scommessa del Buondì”, che consisteva nel mangiare la famosa merendina camminando, finendola entro 30 passi, si ricordi la scommessa fatta con Guidolin all’inizio della stagione 2000/2001: 15 goal l’obiettivo di Signori, con l’allenatore che se avesse perso avrebbe dovuto lustrargli gli scarpini. Scommessa, questa, forse troppo facile: quell’anno i goal sono 16 e Guidolin è costretto a pagare pegno. Nonostante ciò, Signori si è sempre difeso dalle accuse, ammettendo la sua passione ma precisando come abbia sempre agito in modo legale. E, lo scorso 30 marzo, ha avuto anche una prima soddisfazione: il tribunale di Modena ha infatti assolto Signori per quanto riguarda le combine delle partite Modena – Sassuolo e Modena – Siena del 2011 perché “il fatto non sussiste”. Le sue parole: ”La prescrizione avrebbe lasciato un’ombra di dubbio, cosa che non volevo. E quella arrivata oggi non è un’assoluzione semplice, ma è perché ‘il fatto non sussite’. Adesso manca la giustizia sportiva”. Già, perché adesso l’obiettivo di Signori è quello di tornare nel mondo del calcio, un mondo che prima gli ha dato tanto e poi glielo ha tolto, e cui lui ha dato tanto, in primis il suo grandissimo talento.

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