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L’altro spogliatoio: la Roma di José Mourinho

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fonte immagine: Twitter ufficiale AS Roma

Dopo l’inopinata sconfitta casalinga contro il Venezia, il Bologna ha ripreso la sua splendida marcia già a La Spezia. Contro la squadra di Thiago Motta è arrivata una vittoria di misura, firmata Marko Arnautovic. Con i tre punti “liguri” il Bologna ha superato l’intero bottino del girone d’andata 20/21. Un traguardo importante che oggi alle 18,30 potrebbe arricchirsi di una nuova parziale rivincita: al Dall’Ara arriva la Roma che appena 12 mesi fa aveva fatto un sol boccone (1-5 nei primi 45’) dei rossoblù in una delle peggiori partite della gestione Mihajlovic.

Da allora però i giallorossi sono una squadra molto diversa. Nella seconda parte della passata stagione, la squadra di Paulo Fonseca deluse, calando vistosamente nel corso del girono di ritorno. Oggi è allenata da José Mourinho, e al di là di qualche scivolone inevitabile in una fase di ricostruzione, occupa il quinto posto e lotta per rimanere agganciata al treno Champions League.

MODULO – Il progetto Mourinho-Roma è stato descritto dallo stesso ex allenatore dell’Inter e dal connazionale DS Tiago Pinto, un progetto a lungo termine. I giallorossi hanno fatto un’importante campagna acquisti, nella quale, nei limiti delle proprie possibilità economiche e delle necessità di rosa (vedi infortunio di Spinazzola), hanno provato a consegnare al Mago di Setubal una rosa rinforzata e adeguata alle aspettative, innanzitutto tattiche, del tecnico portoghese.
Obiettivo raggiunto a metà. Mou avrebbe voluto qualcosa in più ma le contingenze del mercato hanno imposto uno stop soprattutto all’arrivo di un centrocampista che, a conti fatti, avrebbe permesso a José di varare il 4-2-3-1 a cui tanto è affezionato. Mourinho, per sua stessa ammissione, ha evoluto e aggiornato le proprie metodologie di lavoro e il proprio credo calcistico. La squadra fin dall’inizio della stagione gioca un calcio proattivo, basato sul dominio del possesso e il pressing alto. Un modello attuato con dedizione dai giocatori, che però applicato al 4-2-3-1 non ha funzionato come ci si attendeva. Per questo motivo, Mourinho è corso ai ripari nelle ultime settimane riadattando la sua squadra in funzione dei giocatori a disposizione. Nelle ultime uscite, compresa la clamorosa sconfitta di Venezia, la Roma si è schierata con un 3-5-2 molto offensivo, nel quale, per l’assenza di Cristante, Veretout si è trovato a fare il vertice basso del centrocampo, Mkhitaryan e Pellegrini le mezzali, mentre sulle fasce da una parte ha conservato il suo posto Karsdorp, mentre a sinistra Mourinho si è affidato a Stephan El Sharaawy, che si è applicato ordinatamente al ruolo.

EQUILIBRIO – Questa nuova soluzione tattica con un una difesa a 3, che in non possesso scala a 4, con tre centrali di ruolo più Karsdorp, ha garantito alla Roma maggior equilibrio dietro e contemporaneamente ha garantito una migliore occupazione degli spazi sulla trequarti offensiva. La difesa giallorossa, che ora può finalmente contare su un Chris Smalling recuperato, gioca sostanzialmente più tranquilla, consapevole di poter aggredire in avanti con un meccanismo collaudato di marcature preventive. Gli ultimi risultati, con la squadra cinica, ma anche sufficientemente prolifica e poco vulnerabile hanno garantito a Mourinho di stare attaccato al treno europeo, pur con qualche passaggio a vuoto.

ATTACCO – In fase di possesso, quando la squadra ha il dominio del gioco, la Roma si schiera con un 3-1-4-2 un ibrido tra un 3-4-2-1 e l’offensivo 3-3-4 proposto in alcune fasi di possesso da alcune delle squadre di Antonio Conte. La nuova soluzione tattica ha permesso a Mourinho di avvicinare un uomo accanto a Tammy Abraham, in precedenza molto, troppo, isolato rispetto alla squadra, e portato Pellegrini in una posizione di campo dove può aggredire l’area di rigore sia come rifinitore che come finalizzatore. Ora infortunato, il capitano della Roma, durante la sfida col Torino è stato sostituito da Carles Perez, trasformando l’ibrido della Roma definitivamente in 3-4-2-1. In questa situazione tattica, Abraham può essere il centravanti di manovra e gioco spalle alla porta perfetto per una squadra che può sfruttare sia il possesso palla che l’attacco degli spazi, e inoltre posiziona in mezzo al campo tanti uomini in grado di ricevere palla tra le linee e puntare direttamente la porta o trovare la giocata illuminante in profondità.

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