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La Gazzetta dello Sport – Arnautovic: “Il Bologna ha un profilo europeo e un futuro da dea”

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fonte immagine: Damiano Fiorentini / 1000cuorirossoblu.it


Il bomber del Bologna si è raccontato in una bellissima intervista per la Gazzetta Dello Sport. Nella quale ha parlato di tutto, dalla sua prima esperienza in Italia con l’Inter del Triplete passando per la sua rinascita fino ad oggi alla sua avventura con il Bologna Fc. Marko inizia raccontando lo stupore dei suoi amici quando scelse di approdare nella città rossoblù, ma lui ha risposto fugando ogni dubbio sulla sua decisione esprimendo il suo pensiero che alla corte di Mihajlovic c’era la possibilità di fare bene e con un buon progetto anche di seguire le orme di un’altra piccola diventata ormai grande come l’Atalanta. 

Prima di iniziare a parlare della sua vita e della sua carriera l’attaccante ha prima fatto il punto su suo infortunio. “Sento ancora qualche dolorino piccolo ma forse sistemabile: deciderò in queste ore se tornare domenica. Sarà una sorpresa”.

Il racconto di Arnautovic non può che iniziare dalla sua prima vera esperienza italiana all’Inter, nella quale lo stesso giocatore dice di non essersi dedicato in toto al calcio ma all’inizio curava molto di più la sua vita extra campo: “Ero un ragazzo al Luna park, la grande città, il grande contratto, i grandi campioni, tutto splendente. Ogni giorno ero felice di vedere i campioni al mio fianco ma per me era importante di più uscire, la vita fuori, le macchine: tutto fuorché il calcio. Bad boy? Non mi è mai interessato cosa si diceva…. Solo dal sesto mese interista in poi ho cominciato a focalizzarmi solo sul football: dopo quel fatto di Abu Dhabi, in cui arrivai tardi, Mourinho mi fece capire un po’ di cose e mi misi a fare le cose seriamente. Ma nelle interviste non ho mai detto di aver vinto il Triplete: c’ero, ma in un 2%, come tifoso… In queste prime partite di Serie A, di quel 2010 ho visto Mou e Thiago Motta: uno dei migliori calciatori coi quali ho giocato, forse the best”.

Ma la rinascita della punta austriaca è avvenuta in Inghilterra di preciso allo Stoke City e poi a Londra sponda West Ham. Marko ha dei bellissimi ricordi del suo capitolo inglese e afferma che lì era focalizzato solo sul calcio e il cambiamento si vedeva. Nonostante questo, la sua buona forma e il prezzo basso del suo cartellino però nessun big club si era interessato per acquistarlo. Ai tempi aveva anche ricevuto ricche offerte dalla Russia, Turchia, MLS però con la sua famiglia furono d’accordo nel non accettare tali proposte. Poi è arrivata la Cina: “Gente super, squadra super, Shangai bellissima: era tutto pronto, un lavoro per mia moglie, la scuola per i figli. Poi arriva la pandemia e vivo due anni da solo. È stata dura. In estate mi sono detto: torno in Europa, voglio stare con i miei cari”.

E così spiega come è arrivato l’interesse del Bologna: “Nel dicembre 2020 si fecero vivi. Risposi no, non posso: dovevo terminare il mio percorso a Shangai. Poi il Bologna si è rifatto vivo e a differenza di altri non ha fatto chiacchere inutili: ha presentato un progetto tecnico e contrattuale. Così si fa. E quando prima dell’Europeo ho sentito Sinisa, beh, ho detto: è la mia squadra”. E sull’ambizione di andare in una squadra più grande risponde: “Io non sono da panchina, un’opzione: io gioco”.

Non può mancare un paragone con Ibra, per fisico, ruolo e carattere. Paragone che lusinga il bomber rossoblù ma che non prende in considerazione: “Ibra è Ibra, una personalità e un giocatore più grande di me. Lo adoro, sia chiaro, ma non voglio raffronti”. Non possono mancare anche accostamenti con altri grandi giocatori che a Bologna sono rinati e hanno scritto la storia del club emiliano: “Io come Baggio, Signori, Di Vaio che sono rinati a Bologna? Loro sono stati enormi, io qui sono solo all’inizio. So che devo fare di più”.

Arnautovic ricorda con molto piacere il suo arrivo a Bologna, quando circa mille tifosi gli diedero un caloroso benvenuto in città. Un’emozione indescrivibile quella vissuta che lo rende ancora più felice della sua scelta. Convinzione che si è rafforzata una volta conosciuto l’ambiente rossoblù: “Quando ho visto la città, le strutture del centro tecnico, l’organizzazione, zero dubbi. Questo club ha un profilo europeo. Io non dico che andremo in Europa adesso: ma crescendo di anno in anno, si potrà fare…Poi ho scoperto che Bologna è capoluogo dell’Emilia-Romagna: una mia figlia si chiama Emilia, destino”.

Marko è una persona che vive anche di passione, come quando gioca e segna che esplode in un’esultanza adrenalinica. “Mi vedete quando segno? Vivo le partite con un’intensità profondissima, ogni rete è un’esplosione, una liberazione: è anche per loro – riferito ai tifosi – perché si fanno il culo per un anno al lavoro per venirci a vedere. E meritano rispetto”.

Un piccolo pensiero anche sul suo allenatore, al quale si sente molto vicino: “Mihajlovic? Siamo di origine serba: passionalità, mentalità e voglia di vincere ci uniscono”. Per poi tornare a parlare di Arnautovic persona e delle sue esperienze che si incontrano con alcuni suoi attuali compagni di squadra. Marko parla ben sei lingue: tedesco, inglese, italiano, olandese, serbo, portoghese. “Nel Bologna mica faccio il calciatore: faccio il traduttore…Con Soriano e Sansone, nati in Germania, in campo parliamo tedesco per non farci capire dagli avversari. Siamo una squadra piena di ragazzi da tutti i paesi. Ci sono molti leader? Anche giovani di talento: siamo un bel mix. Ma sa cosa conta? Lo spogliatoio: è più importante del campo. Se vai in campo con lo spogliatoio rotto duri due gare. E qui lo spogliatoio è top. Il più matto? Orsolini: un giovane versione Arnautovic”. 

Per chiudere l’austriaco ha commentato cosa significa la sua presenza per la squadra: “Non è vero che senza di me non è lo stesso Bologna. Ma se serve per, togliere, diciamo così, pressione alla squadra, allora ditelo pure”.

Le ultime battute sono invece riservate a due curiosità sulla sua vita. L’orologio che gli aveva regalato Mou e che tiene la madre di Marko. E la sua relazione con i social che commenta così: “La vita sui social è Fake life”.

 

fonte: Matteo Dalla Vite, La Gazzetta dello Sport

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