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Meteore: Jonatan Binotto

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La carriera di un calciatore è di norma piuttosto breve. Ci sono casi eccezionali in entrambi i sensi: vedi Totti e Maldini, che decidono di appendere gli scarpini al chiodo dopo ben 25 anni di calcio giocato; oppure al contrario gente come Cantona e Van Basten, che hanno detto basta a soli 31 anni.

Il tutto dipende dalla qualità di un giocatore, soprattutto nel calcio moderno dove giocare “da fermo” è diventato impossibile, ma anche dalla fortuna che ti accompagna lungo il percorso e che ti permette di andare avanti senza troppi infortuni. 

Ecco questo, purtroppo, non è il caso del protagonista di questa nuova puntata. 

 

Jonatan Binotto nasce il 22 gennaio 1975 a Montebelluna. Inizia a giocare a pallone nella Pasianese, ma a 16 anni approda nel settore giovanile della Juventus, all’epoca tra i migliori in Europa.  

Di ruolo esterno destro, Binotto trova subito spazio in bianconero e nella stagione 1993/94 conquista la vittoria di campionato e Torneo di Viareggio.

Il suo talento è fuori discussione, ma la società piemontese decide di mandarlo in prestito così da permettergli di giocare e fare esperienza. 

 

Nel 1994, quindi, viene girato all’Ascoli in Serie B, dove gioca con continuità trovando anche 4 reti. L’anno successivo al Cesena e infine al Verona, dove rimane per due stagioni trovando la dimensione ideale. 

Al termine della stagione 1997-98 arriva il grande salto nella massima serie, destinazione Bologna, allenata da Carlo Mazzone.

Il primo anno in rossoblù fa decisamente ben sperare: la fascia destra ha un solo padrone e, oltre che in Serie A, le prestazioni sono ottime anche in Coppa UEFA, dove il Bologna raggiunge la semifinale. 

 

Conclude l’annata con 7 reti e i tifosi non aspettano altro che la definitiva consacrazione.

La seconda stagione in Emilia, tuttavia, risulta più complicata per Binotto, complici i continui problemi fisici che lo tengono fuori dal terreno di gioco per molto tempo. 

Nella stagione 2000-2001, la terza in rossoblù, trova maggiore continuità e stimola l’interesse di molti club in Italia. 

Si fa avanti l’Inter, sotto richiesta del nuovo tecnico Hector Cuper, in una trattativa che porta a Bologna il difensore Fabio Macellari, vecchia conoscenza di questa rubrica.

 

L’avventura in nerazzurro di Binotto risulta breve, anzi brevissima, visto che prende parte solo al ritiro estivo e a qualche amichevole precampionato. 

Purtroppo, il motivo riguarda sempre quei maledetti infortuni che sembrano non dargli pace. Per questa ragione l’Inter lo gira subito in prestito al Chievo, con la speranza che l’aria di casa possa farlo tornare ai livelli delle migliori stagioni.

Che ci si creda o no… non sarà così. I problemi fisici non fanno che peggiorare e Binotto colleziona appena cinque presenze nella prima parte di stagione. A gennaio un nuovo prestito, questa volta a Brescia, dove riesce a trovare continuità solo nella parte finale di campionato.

 

Nella stagione 2002-2003 viene mandato in prestito al Como. Questa risulta essere l’ultima in cui Binotto gioca con assiduità, collezionando 28 presenze, senza però riuscire a evitare la retrocessione della squadra in B. 

Torna a bussare alla sua porta il Bologna, pronto a riaccoglierlo dopo tre anni. 

 

La minestra riscaldata non è mai buona”, ed è proprio così. Il fisico di Binotti ormai non regge più, e tra una ricaduta e l’altra riesce a prendere parte solo a 9 partite, con prestazioni lontane anni luce da quel talento visto solo tre anni prima.

Come se non bastasse, la squadra subisce un’amara retrocessione, dopo lo spareggio con il Parma in cui Binotto non viene neanche convocato.

Superata la soglia dei 30 anni, la nostra meteora approda alla Pistoiese in Serie C, poi alla Triestina e infine nei dilettanti del Casalecchio, dove nel 2007, ad appena 32 anni, dice addio al calcio giocato.

 

Il fisico non lo ha aiutato, ma Binotto non ha alcuna intenzione di abbandonare il mondo del pallone. A seguito del prematuro ritiro diventa allenatore del Sasso Marconi, prima di passare nel settore giovanile di SPAL e Bologna.

Nel 2018 la chiamata del Casalecchio, ultima squadra che lo ha visto giocare.  

In veste di allenatore Binotti può finalmente togliersi tutte quelle soddisfazioni che da giocatore gli sono state negate, quando la dea fortuna ha deciso di voltargli le spalle. 

 

 

 

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