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L’altro spogliatoio: il Genoa di Alexander Blessin

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fonte immagine: Twitter


Ultima uscita stagionale per il Bologna. I rossoblù fanno visita al Ferraris di Genova per la sfida esterna con la squadra genovese. Rossoblù emiliani e rossoblù liguri si sfidano in un match dai pochi significati di classifica ma utile per lasciare nei tifosi un ricordo dolce di questa stagione.

Il Genoa, come risaputo, è retrocesso la scorsa settimana, dopo un disperato tentativo di rincorsa verso la salvezza condotta dal nuovo tecnico Alexander Blessin. L’allenatore tedesco era subentrato a Andriy Shevchenko che, a sua volta, aveva preso il posto di Davide Ballardini, titolare della panchina nella sfida d’andata tra Bologna e Genoa, terminata 2-2.

Il tecnico tedesco ha tentato di rianimare il Genoa tramite una costruzione intelligente e pragmatica. Infatti, nonostante Blessin sia cresciuto in ambiente RedBull con un gioco dall’impronta prettamente offensiva, la sua squadra è riuscita ad accumulare diversi punti in questo girone di ritorno grazie ad un ordinato sistema difensivo. La squadra genovese ripartendo dal 3-5-2 utilizzato da Ballardini, ha assunto un atteggiamento piuttosto remissivo. La squadra, con Blessin, si è schierata fin da subito con un modulo più simile ad un 5-3-2. Un sistema di gioco che ha impresso una notevole forza alla fase di non possesso. Il Genoa ha mantenuto diverse volte la porta inviolata, anche in occasioni importanti come la recente vittoria 1-0 sul Cagliari, che aveva rianimato le speranze, e soprattutto era riuscita nell’invidiabile impresa di mantenere la porta immacolato nei secondi tempi di ben otto match consecutivi. Un dato che le aveva permesso di ottenere diversi pareggi e riportarsi vicino alla zona salvezza.

Il nuovo atteggiamento, unito alla mancanza di qualità della mediana, ha contribuito a inaridire la fase offensiva. Le polveri bagnate di Destro nel girone di ritorno hanno completato l’opera e il Genoa si è dovuto arrendere anche per l’incapacità di arrivare in porta con qualità e per la mancanza di finalizzatori di livello. L’attacco da 27 reti in 37 partite giocate finora racconta tutto questo molto meglio di qualsiasi analisi.

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