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113 anni di Bologna: storia e presente a confronto

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crediti immagine: FIGC


Il 3 ottobre 1909 Emilio Arnstein, allora ventitreenne, fondò il Bologna poco dopo essere giunto nella città felsinea da Trieste. Diventato per breve tempo presidente nel 1910, anno in cui, oltre a quella austro-ungarica, ottenne la cittadinanza italiana, e aver giocato alcune amichevoli con la maglia della sua squadra, Arnstein lasciò il mondo del calcio per dedicarsi a una vita lontana da ogni riflettore: pur essendo rimasto per pochi anni all’interno della società, la sua idea imprenditoriale ha segnato profondamente l’animo internazionale del Bologna. Gli allenatori rossoblù sono stati, infatti, in prevalenza stranieri, molti dei quali provenienti, come il fondatore della società, dall’ex impero austro-ungarico fino al 1968 quando, con la coreggenza Cervellati-Viani si interruppe questa tradizione finché nella stagione 2008-09 si sedette per la prima volta sulla panchina felsinea Mihajlovic. Quest’animo internazionale, inoltre, lega l’attuale proprietà Saputo, insediatasi nel settembre 2014, a un retaggio storico coincidente con la nascita della società e del suo sviluppo.
Il centotredicesimo compleanno del Bologna Fc, però, coincide con un momento poco felice: all’indomani della sconfitta con la Juventus i motivi di gioire sembrano molto pochi, la squadra sta vivendo, infatti, uno dei momenti più difficili dalla stagione 2014-2015 quando, dopo un anno in cadetteria, ottenne la promozione in Serie A. Da allora, con alti e bassi, il Bologna si è sempre attestato a metà classifica, riuscendo a ottenere salvezze agevoli, mai sotto al quindicesimo posto, con il decimo come miglior risultato nella stagione 2018-19: ora, invece, dopo 8 giornate, la classifica parla di una zona retrocessione distante un solo punto, ma il Verona diciottesimo ha una partita in meno, e di una sola vittoria conquistata. La crisi di inizio campionato è stata sia sportiva che umana, infatti, l’esonero di Mihajlovic ha comportato per la società e per i giocatori, come testimoniato anche nelle scorse settimane dalla parole di Fenucci e Saputo, un momento di grande dolore e la necessità di dire addio non solo a un mister, ma a un uomo con cui tutto l’ambiente rossoblù aveva stretto un profondo rapporto interpersonale. Il cambiamento, però, al momento non sembra stare dando i suoi frutti con Motta che, sperimentando diverse soluzioni, non sembra aver ancora capito come schierare tatticamente la squadra e in campo sembrano mancare sia idee che, in alcuni momenti, la concentrazione e l’intensità necessarie. In una stagione al contempo compressa e dilatata come quella corrente, un paradosso causato dalla lunga pausa del mondiale che intervalla due tronconi di campionato con un’alta densità di partite, il tempo disponibile alla sperimentazione e alla comprensione deve essere ridotto al minimo, perché lo spazio per gli errori è poco. Una squadra con una caratura storica come quella del Bologna non può permettersi grossi passi falsi e il peso della tradizione, anche se molti dei titoli sono stati ottenuti tra il 1925 e il 1974, deve essere rispettato e onorato con prestazioni all’altezza della permanenza in Serie A. Al momento, anche a causa delle circostanze storico sociali e dell’accentramento del potere economico verso altre città, come Torino, Milano e Roma, non è possibile che la società rossoblù possa fondare un ciclo vincente come quello che la portò a vincere sei scudetti in sedici anni tra il 1924-25 e il 1940-41, ma rimane una piazza che dovrebbe essere in grado di lottare costantemente per una posizione di agio e con la possibilità di sfruttare occasioni particolari, come fu nel 1997-98 con la vittoria della Coppa Intertoto guidati dalla coppia d’attacco Kolyvanov-Signori. Nello sport si sa quanto la tradizione e la storia contino, quasi come dei genii locorum in grado di condizionare le prestazioni, e allora, proprio ora che sembra essere lontana la luce in fondo al tunnel di questo difficile inizio di stagione, questa ricorrenza deve essere una festa, ma anche un monito e un modello da prendere d’esempio per poter risalire e tornare ad occupare posizioni di rilievo.

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