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EuropaCalcio.it – Riccio, ag. Fifa: “Non è sempre tutto oro ciò che luccica. Sacchi? La verità fa male. EL vero banco di prova per il calcio italiano. Juve giochi a viso aperto”

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Un’altra splendida intervista esclusiva di Europa.Calcio.it: l’agente Fifa, Renato Riccio, ha analizzato i risultati delle italiane nelle coppe europee, dichiarando che devono essere solo un punto di partenza per la crescita del calcio italiano. Inoltre si è soffermato sulla questione Parma e sul mercato Un grazie alla Redazione di Cristiano Abbruzzese e buona lettura a tutti. 


 

Il calcio italiano sembra in crescita, come dicono i risultati in Europa. Per tornare ai livelli di una volta bisogna partire dai settori giovanili? In che modo? 

«Attenzione a sbilanciarci, è vero che è stata una prima fase positiva per le squadre italiane in Europa, ma è altrettanto vero che siamo solo agli inizi di Marzo. Sicuramente se pensiamo al trend molto negativo degli ultimi anni, allora il fatto che ci siano ancora sei squadre in corsa è da considerare come un piccolo segnale di crescita, crescita che si evince, a mio avviso, non tanto dal mero risultato sul campo ma dalla qualità di gioco espressa, fondamentale per andare avanti in queste competizioni e per far crescere il movimento calcistico in generale. Qualità dimostrata soprattutto dalle imprese di Fiorentina e Torino, esempi di progettualità a lungo termine e guidate da due bravissimi allenatori italiani, (Montella e Ventura, ndr) che, insieme a Iachini, Di Francesco e Sarri, stanno restituendo il giusto valore al calcio “made in Italy”, fatto di lavoro, applicazione e professionalità. Tornare ai fasti degli anni ’80-’90 sarà pressoché impossibile per una questione economica, dato che il nostro sistema fiscale e tributario non permette lo stesso volume oneroso di investimenti delle altre top 4 leghe europee, per cui il peso fiscale italiano scoraggia l’iniziativa di imprenditori nostrani e stranieri, i quali decidono di dirottare i propri investimenti e programmi di crescita, assieme ai grandi calciatori, verso altri Paesi. Sicuramente si potrebbe, anche con le poche risorse economiche e le tante risorse umane disponibili, seguire l’esempio del calcio tedesco. Un modello sia a livello sportivo, dove si è affermata una nuova corrente volta alla crescita dei giovani tedeschi – naturalizzando anche i figli di tanti immigrati pienamente integrati nella società tedesca, tanto integrati da preferire, quasi sempre, la convocazione nella nazionale tedesca piuttosto che quella della nazionale del Paese d’origine dei genitori -, sia a livello economico, investendo nelle infrastrutture, in centri di formazione dei settori giovanili, rinnovando gli stadi rendendoli economicamente attivi 7 giorni su 7, generando un aumento imponente degli introiti da diritti tv, merchandising, ingressi allo stadio, pieni non solo in occasione di qualsiasi partita, a prescindere dalla posizione in classifica, dalla competizione o dal nome delle squadre in campo, ma anche durante la settimana per visite guidate, ristoranti, store per lo shopping. Bisogna, infine, abbandonare la logica del risultato come unico obiettivo, bensì puntare a migliorare il gioco espresso al fine di offrire un prodotto di qualità e pronto per lanciare nuove generazioni di campioni».

 

Cosa ne pensi della denuncia di Arrigo Sacchi? Come hai interpretato le sue parole? 

«Sono totalmente pro Arrigo: penso che non ci sia nulla di razzista da interpretare nella sua denuncia, non si può assolutamente fraintendere certe parole, dette tra l’altro da un grande personaggio del calcio mondiale che ha sempre insegnato e dimostrato rispetto verso tutti. Anzi, ritengo che abbia semplicemente evidenziato, con l’enfasi dovuta, un dato di fatto che tanti facevano finta di ignorare. Basterebbe leggere le rose e le formazioni in campo delle squadre Primavera per rendersi conto di quanto il problema sia assolutamente serio. Sacchi non ha fatto altro che descrivere la reale verità, e la verità, purtroppo, fa male. Provo solo una profonda amarezza a pensare che le parole di un saggio del calcio quale è Sacchi vengono addirittura male interpretate, invece di essere prese seriamente in considerazione. Per quanto riguarda il contenuto della sua denuncia, è evidente come negli ultimi anni si sia diffusa sempre più la moda dello straniero, anche nei settori giovanili, scelta che forse all’inizio potrebbe risultare più economica e conveniente, ma che non sempre paga. È vero che tra questi ci sono tanti stranieri bravi, ma allo stesso tempo altri non sono all’altezza, per cui si va a penalizzare e limitare lo spazio ai nostri giovani italiani. È vero che la Federazione ha imposto qualche regola e limitazione, con riferimento alla riforma delle rose introdotta da poco in conformità alle regole UEFA, ma è altrettanto vero che fatta la legge si trova l’inganno».

Il Parma rischia il fallimento. Che idea ti sei fatto e come risolvere la situazione?

«Trovo che sia una situazione veramente triste e grave, sia per la tradizione e la storia di una società così importante, sia per le tante persone impiegate che lavorano da mesi senza ricevere uno stipendio molto più risicato degli stessi calciatori privilegiati e milionari. Questa brutta vicenda ha fatto capire in maniera tragica a tutti noi appassionati che non sempre è tutto oro quel che luccica, anche la Serie A è afflitta da problemi reali. Tuttavia ci troviamo di fronte a un quadro purtroppo spesso ricorrente in ambito dilettantistico e professionistico minore come la Serie B e la Lega Pro, da anni lacerate da continui fallimenti di ex società gloriose. È preoccupante come le istituzioni non abbiano fatto nulla, nonostante alcuni addetti ai lavori parlassero già da più di un anno della sofferenza delle casse gialloblù, inoltre il caso dei mancati pagamenti delle ritenute irpef, con conseguente esclusione dall’Europa League, ha rappresentato un segnale d’allarme evidente. Se si è arrivati a questo punto è anche colpa delle istituzioni calcistiche e non che non hanno vigilato adeguatamente e che hanno fatto affidamento sulle fragili garanzie di cui godeva la proprietà ad inizio stagione. Provo anche sconforto a pensare che solo adesso, cioè dal momento in cui è scesa in campo la grande macchina dei diritti tv, si stia facendo il minimo per assicurare almeno la regolarità del campionato da qui in avanti. Umanamente avrei preferito che si fosse intervenuti molto tempo prima, per salvaguardare le condizioni dei lavoratori impiegati (dal cuoco al magazziniere, dal segretario all’addetto alle pulizie, etc..), e non per salvaguardare solo interessi economici altrui. Questo caso dovrà essere un monito per il futuro, sia per quelle proprietà dalla dubbia liquidità, sia per le istituzioni che dovranno vigilare con maggiori controlli e dovranno chiedere garanzie più solide».

 

 

Cosa ne pensi del sorteggio di Nyon per le squadre italiane impegnate in Europa League? Il derby ci penalizza? 

«È stato un sorteggio molto insidioso ma al tempo stesso sarà il vero banco di prova per il calcio italiano.  Sarà l’occasione per Napoli, Inter e Torino di misurarsi con squadre dalla mentalità europea, se supereranno questa fase allora tutto sarà possibile. La sfida secondo me più difficile è quella che attende l’Inter, poiché il Wolfsburg è attualmente la squadra tedesca più in forma, avendo battuto meno di un mese fa la corrazzata Bayern, dimostrando una volta di più la bontà del modello tedesco. Per il Napoli, almeno sulla carta, dovrebbe essere la sfida più semplice, se consideriamo lo splendido sedicesimo degli azzurri contro il Trabzonspor, ma comunque si sa bene che non esistono partite vinte in partenza. Sarà una sfida aperta quella tra Torino e Zenit, in cui i granata, dopo l’impresa di Bilbao, potranno continuare a sorprendere con il loro calcio fatto di velocità e di alta intensità. Mentre per quanto riguarda il derby, che a mio avviso capita troppo presto a questo punto della competizione, in quanto impedirà ad almeno una italiana di proseguire oltre gli ottavi, si spera che verrà giocato da ambedue le compagini con lo stesso approccio propositivo e ‘europeo’ col quale hanno superato Tottenham e Feyenoord, per cui mi aspetto che Fiorentina e Roma diano spettacolo e che facciano vedere tutto il meglio che il calcio italiano può offrire in campo europeo».

 

 

La Juventus ha dimostrato di essere superiore al Borussia Dortmund. Cosa prevedi per la sfida di ritorno e dove può arrivare il club bianconero in Champions League?

«Non mi lascerei ingannare dal risultato della gara d’andata, anzi temo che il gol di Reus potrà rivelarsi determinante nell’ambito della doppia sfida. Quasi certa l’assenza pesantissima dell’anima e cervello bianconero Pirlo, meno probabile quella di Reus, leader dei gialloneri. Nella partita di ritorno sarà importante per Allegri tenere alta la concentrazione dei suoi uomini in campo, in quanto il Borussia è una squadra capace di far male in qualunque modo e in qualunque momento nel suo stadio. Consiglio inoltre alla Juve di non commettere il solito errore all’italiana, ovvero quello di accontentarsi del risultato dell’andata e di mettersi sulla difensiva, ma invece giocare viso a viso con aggressività e intensità, come fatto allo Juventus Stadium. Anche se i bianconeri riuscissero a eliminare gli uomini di Klopp, non penso comunque che possano andare avanti, in quanto li ritengo ancora troppo inferiori ad almeno 4-5 squadre rimaste in corsa».

 

 

La Roma riuscirà a recuperare il distacco in campionato oppure sarebbe preferibile blindare il secondo posto?

«La Roma sta pagando alcune scelte sbagliate in fase di mercato, come ad esempio il mancato rimpiazzo di Destro con una punta dalle stesse caratteristiche, inoltre l’assenza prolungata di un giocatore fondamentale come Strootman si sta facendo sentire, in quanto sarebbe stato in grado di fornire quantità e qualità al centrocampo per almeno 30 partite. C’è un giocatore che invece silenziosamente sta tornando ai livelli alti che aveva raggiunto due stagioni fa, ovvero Ljajic, il quale sta giocando con maggiore continuità dando anche un apporto di gol, assist e giocate. Mi aspetto che faccia lo stesso Iturbe quando raggiungerà la forma fisica migliore, anche per ripagare in campo i milioni, per me giustamente valutati, spesi per il suo acquisto. Per me il titolo è già nelle mani della Juventus che, da qui in avanti, potrà amministrare il vantaggio ed anche incrementarlo, potendosi concentrare maggiormente sulle coppe, dove sembra ad un bivio. Mentre per quanto riguarda i giallorossi, hanno visto allontanarsi il primo posto ed avvicinarsi le inseguitrici, per cui servirà la migliore Roma per blindare il secondo posto e per affrontare la difficilissima sfida europea con la Fiorentina. Sarà un finale di stagione interessante se i giocatori migliori recupereranno la forma migliore e il mister Garcia riuscirà a recuperare psicologicamente una rosa mal motivata nella parte centrale della stagione, quando il tecnico insisteva a recuperare sulla Juve mentre ad ogni partita si perdevano continuamente dei punti».

 

 

Il Napoli è terzo, ma Fiorentina e Lazio sembrano in crescita. Chi è favorita? 

«Nella corsa alla Champions vedo favorito il Napoli, ma anche nella rincorsa alla Roma. Gli azzurri hanno l’esperienza e la rosa adatte ad andare avanti nelle coppe e contestualmente inseguire il posto in Champions. La Fiorentina è la squadra italiana che gioca il miglior calcio, Montella ha saputo gestire con un turnover perfetto una rosa non tanto lunga, permettendo anche l’esplosione di Salah, ma adesso che Babacar e Gomez sono infortunati, sarà obbligato ad effettuare le scelte in attacco, considerando anche che Diamanti e Gilardino sono fuori dalla lista UEFA. Penso che si concentreranno ad andare più avanti nelle coppe che ad inseguire il Napoli. La Lazio invece ha il vantaggio di non avere l’impegno in Europa, considerando anche che giocare il giovedì non è proprio il massimo per gestire anche la lotta per la Champions, ciò che però manca ancora a questa squadra è una certa continuità di vittorie».

 

 

Situazione Milan. Due mesi fa lottava per il terzo posto, ora deve salvare il salvabile. Cosa è successo? Come può risollevarsi, sia a livello societario, sia a livello sportivo?

«Penso che quei senatori su cui dovrebbero fare affidamento i più giovani, non siano stati adatti a gestire uno spogliatoio come quello rossonero, non è inoltre facile indossare la gloriosa maglia rossonera e giocare alla ‘Scala del calcio’. Una volta c’erano i vari Maldini, Costacurta, Nesta, Gattuso, Pirlo, Seedorf, solo per citarne alcuni, grandi calciatori che per anni e anni hanno permesso l’esplosione di altri grandi come loro, man mano che arrivavano a Milanello. Anche Inzaghi faceva parte di questa èlite, ma da allenatore i ruoli sono ribaltati e sicuramente lui da solo, senza gli aiuti giusti da parte dei più esperti, non riesce a tenere compatto l’ambiente e coinvolgere tutti quanti nel progetto. Penso che siano proprio i più esperti che non stiano dando il giusto apporto in campo e nello spogliatoio. A fine stagione sicuramente le strade si divideranno, non solo per quanto riguarda la guida tecnica, ma anche a livello societario qualcosa cambierà, per cui forse anche queste continue voci sfiduciano tutto l’ambiente, mentre servirebbe che, oltre alle conferme di circostanza, la società faccia sentire la sua vicinanza, prendendosi anche la colpa di alcuni errori, scaricando di responsabilità anche il tecnico, l’unico che ad ogni cattiva prestazione ci mette sempre e comunque la faccia».

 

 

Dopo circa tre mesi dal suo arrivo, Mancini come ha cambiato l’Inter? Dove può arrivare in campionato e Europa League?

«Innanzitutto c’è stato un corposo intervento da parte della società nella sessione invernale di calciomercato, l’ennesimo, per cui se non ci saranno grandi introiti derivanti da grandi risultati, certamente a fine stagione più di un big andrà via, per questioni economiche e sportive. L’arrivo di Mancini, tecnico famoso a livello internazionale, ha sicuramente portato nuovi stimoli e ha permesso l’arrivo di nomi importanti, a livello tattico invece si è ripartiti finalmente dalla difesa a 4, permettendo ai centrocampisti con maggiore qualità di poter effettuare un minor lavoro in fase di copertura e contemporaneamente maggior incisività in fase offensiva. A parte questo unico cambiamento tattico, il tecnico sta lavorando sulla testa dei campioni o potenziali, sui giocatori che hanno maggior carisma ed esperienza. Se il feedback dei giocatori sarà positivo, allora i nerazzurri potranno lottare alla pari contro il Wolfsburg e avvicinarsi alle posizioni europee».

 

 

Infine, qual è stato il miglior colpo di mercato e quale può essere già considerato un flop?

«Sicuramente Salah. Sta dimostrando di essere un talento straordinario, riconfermando quel che di buono si diceva di lui ai tempi del Basilea, si è integrato perfettamente nel nostro campionato e nella Fiorentina, grazie anche all’abilità del suo allenatore di sfruttare le sue doti migliori. Ciò che ha mi subito colpito è stata la serietà e la capacità di mettersi subito a disposizione dopo mesi passati in naftalina in un grande club come il Chelsea. Forse proprio il fatto di aver giocato poco negli ultimi mesi, la fame e la voglia di campo, hanno contribuito a far sì che il suo impatto coi viola fosse devastante sin dall’inizio. Riguardo ai flop, i nomi che subito mi vengono in mente sono quelli di Cerci e Podolski ma, se Cerci sta pagando anche la crisi tattica e psicologica del Milan, il tedesco, a discapito dell’accoglienza quasi da eroe riservatagli al momento del suo approdo all’Inter, sembra essere un corpo estraneo ai nerazzurri. Sinceramente non è un tipo di giocatore che prediligo, ma sicuramente ci si sarebbe aspettato di più di lui, considerando anche la carriera che ha alle spalle e le squadre in cui ha militato».



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