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Bologna

A tu per tu con Mauro Corticelli – 2 dic

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Mauro Corticelli, impiegato e blogger (ex cestista … aspirante scrittore) nasce nel 1973 a Bologna e vive a Sala Bolognese. Il suo primo romanzo “Nescafé Frappé” lo ha fatto conoscere a un vasto pubblico, grazie al passaparola sui social network e a un lungo tour di presentazioni. Tra l’amore per la scrittura e quello per i colori rossoblù, Mauro ci rivela che…

 




Mauro, perchè scrivere un libro (anzi due nel tuo caso..) e cosa hai cercato di trasmettere al lettore? 

“È iniziato tutto per scherzo qualche anno fa, su una spiaggia della Grecia, dove ha preso vita il primo romanzo “Nescafé Frappé”. Non sapevo ancora che mi piacesse così tanto scrivere, che fosse divertente e allo stesso tempo terapeutico”.

 

Scrivere è terapeutico, spiegaci meglio. 

“Ti svelo un segreto, per me la scrittura serve soprattutto a se stessi, una valvola di sfogo, poi il romanzo parte da te e arriva ai lettori. Non pretendo di trasmettere messaggi con i miei romanzi, spero solo di regalare qualche emozione e un passatempo piacevole”.

 

“Hannover dream”, il titolo del tuo romanzo. Cosa significa?

“Hannover è una città che ho frequentato per lavoro, soprattutto il suo polo fieristico. L’ultima volta che ci sono stato, mi ha divertito l’idea di ambientare lì il nuovo romanzo; però, come nel precedente, la storia nasce e parte dalla mia amata Bologna. Visto che questo è un noir, il titolo Hannover Dream mi sembrava portasse il giusto carico di mistero”.







Blogger (http://maurocorticelli.blogspot.it/), ex cestista, aspirante scrittore. Dalle emozioni per un canestro a quelle per la scrittura… 

“In realtà non ho abbandonato il basket completamente. Gioco ancora nel campionato C.S.I. nella squadra del presidente Niccolò Rocco di Torrepadula, grande tifoso del Bologna e i pochi canestri che riesco ancora a segnare sono emozioni grandi come goal, nonostante giochi da quando avevo 8 anni. Sentire un romanzo nascere dentro il cervello e impegnarsi per scriverlo, è molto impegnativo, ma finirlo è come tagliare un traguardo di una maratona. Mi piacciono le sfide e credo che la vita ne abbia bisogno per non diventare monotona, ci sia bisogno di vivere emozioni positive, e lo sport come la scrittura, ma anche la lettura o la musica, sono emozioni positive perfette”.

Il sogno nel cassetto di Mauro Corticelli? 

“La scrittura per il momento è un hobby, un divertimento. Ringrazio la Pendragon, un fiore all’occhiello dell’editoria bolognese, per questa occasione che mi sta dando, ma vivo questa esperienza giorno per giorno con tranquillità. Quello che mi auguro è che questa esperienza mi continui a dare l’opportunità di incontrare e conoscere persone e vivere nuove esperienze”.

Passiamo la parola al calcio, al Bologna. Esclusa questa bella e rotonda vittoria col Bari, due punti nelle ultime quattro gare, coi rossoblù rimontati sempre nel finale di partita. Questione di testa o di piedi?  

“È difficile non pensare che le vicende societarie non stiano influendo sulla testa dei giocatori, considerato che i risultati hanno seguito il sali scendi dell’entusiasmo intorno alla società. A questo si aggiunge la difficoltà di adattarsi al campionato di serie B dove niente sembra scontato”.

 

Cosa pensi della nuova proprietà americana da poco insediatasi? 

“Non mi sono piaciute le indecisioni delle ultime settimane, forse però l’entusiasmo ci aveva contagiato troppo in fretta. Adesso il progetto dovrebbe partire veramente con l’obiettivo della Serie A e la ristrutturazione dello stadio. Le apparizioni di Tacopina e il suo attaccamento a Bologna e ai bolognesi, a volte sono sembrati eccessivi, se non altro perché sbocciati come un amore a prima vista. Credo faccia parte dello stile americano di vivere lo sport in modo molto spettacolare. Credo anche che un sogno come questo meriti un po’ di tempo prima di essere giudicato”.

 

Si è fatto il nome di mister Reja al posto di Lopez, se le cose dovessero andare male. Cosa ne pensi? 

“Reja è uno dei pochi personaggi signorili del calcio, credo sia un ottimo professionista ma in generale sono contrario ai cambi di allenatore come soluzione ai problemi. Poche volte avvengono le rivoluzioni sperate. Credo che Lopez meriterebbe di lavorare con una situazione societaria finalmente definita, alle spalle”.

 

Un giudizio ed un voto al campionato del Bologna fino a questo momento. 

“Mi aspettavo qualcosa di più, al momento poco più che sufficiente”.

Dulcis in fundo, se il Bologna fosse un libro … che libro sarebbe? 

“Non ho dubbi, un libro di poesie d’amore e l’amore, si sa, non è sempre facile”.

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