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Umarells rossoblu – Spezia – Bologna – 22 Novembre

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Ho un vecchio amico di Portovenere. Mario. Nella vita fa l’armatore. Ama il pesce e tifa Spezia. Oggi siamo allo stadio insieme. Tribuna. I bianconeri, mi racconta, hanno fatto scommesse niente male quest’anno: Bjelica in panchina e una vagonata di giovani stranieri.
Prima di entrare allo stadio io e il mio amico abbiamo fatto una scommessa: chi perde paga una cena a Portofino quest’estate. Il mio portafogli trema, ma la convinzione che i rossoblu facciano bene oggi è tanta. Eventualmente manderò il conto a Mister Lopez.
 
I primi minuti sono buoni per i nostri ragazzi. Oggi Bessa gioca titolare visto l’infortunio di Buchel e il giocatore scuola Inter non parte affatto male. Laribi e Zuculin fanno accarezzano i guanti di Chichizola.
 
Comincia a piovere. Il mio amico mi allunga una sigaretta. Fumiamo guardando il rettangolo di gioco che inizia a bagnarsi sotto le gocce di pioggia. Lui è molto posato, io già ho il fuoco nelle vene.
 
Incredibilmente nei primi quindici minuti non abbiamo rischiato di prendere sedici gol. Lo Spezia sonnecchia e attende. 
 
Bella palla di Bessa a Cacia che pensa bene di svenire in seguito a un calo glicemico e di non provare a buttarla dentro.
Lo Spezia a centrocampo prova a costruire un’azione, ma sono poca cosa. I nostri difettano di concretezza. Loro non costruiscono e noi, col passare dei minuti perdiamo vigore.
 
Il mio amico perde il suo aplomb inglese al terzo appoggio sbagliato di Bakic e scanchera in dialetto spezino qualcosa di irriferibile. Io rido e ricambio il favore al tabacco allungandogli una sigaretta.
 
“Oh, noi non siamo fenomenali, ma anche voi!”, lo incalzo. “Stai zitto, stiamo prendendo campo!”. Ha ragione. 
Lo Spezia cresce, Milos, Ebagua e Giannetti impensieriscono la nostra retroguardia. Oikonomou evita guai peggiori.
 
Cacia lotta là davanti, Acquafresca prenota una frittura mista mentre pensa ai massimi sistemi, morale, fa tutt’altro che giocare!
 
Superata la mezz’ora io e Mario parliamo di lavoro, la gara è tutt’altro che trascendentale. Fossi in Lopez per rallegrare il clima farei entrare Abero.
 
Acquafresca si sveglia dal torpore, forse lo  hanno informato che i gamberetti sono finiti, la prende male e prova a fare gol. Andare negli spogliatoi in vantaggio sarebbe stato troppo bello. 
 
Poi lo Spezia si affaccia nella nostra trequarti. A tratti incontenibile. Punizione dal limite e meno male che Ebagua ha provato ad abbattere la Stazione Spaziale Internazionale.
 
Dopo due insignificanti minuti di recupero termina il primo tempo.
 
Durante l’intervallo si scatena un nubifragio su La Spezia, data la professione del mio amico, gli suggerisco la costruzione di un arca in legno da riempire di animali vari. Lui mi propone una barca a vela, non andremo molto in là.
 
Ricomincia la gara, i secondi quarantacinque minuti. Iniziamo con un retropassaggio degno di un film horror di Oikonomou.
 
Poi ripartiamo con foga e Cacia la butta dentro. Un gol bellissimo. Mario, il mio amico lancia a terra la sciarpa, io salto per aria. 
 
Bjelica prova a rivoluzionare la squadra. Dentro Schiattarella e Catellani.
 
Per i rossoblu noto riscaldarsi Abero e Troianiello. Forse li ha mandati avanti il mio amico per costruire la famosa arca, visto il diluvio che non accenna ad attenuarsi.
 
Poi Cacia si divora un gol che neanche io quando giocavo negli esordienti della Murri. 
 
I nostri ora provano a mettere ordine sotto un diluvio universale.
 
Lo Spezia, inesorabile, guadagna campo. I nostri arretrato pericolosamente.
 
Lopez fa entrare Troianiello e fa uscire Acquafresca. Chiamo uno steward e ordino un Montenegro per reggere il colpo, non tanto per chi esce, quanto per chi entra.
 
Soffriamo. Arranchiamo. 
 
Poi mi alzo in piedi. E’ un momento bello. Bello davvero. Entra Diego Perez ed esce Laribi. El Ruso è il nostro guerriero, rivederlo in campo è una grande emozione.
 
Lo Spezia continua a forzare i ritmi. Io e Mario siamo ben saldi sui nostri seggiolini, entrambi soffriamo.
 
Esce Bessa ed entra Abero. Il suo ingresso viene accompagnato da una mia lunga serie di scongiuri e improperi.
 
Cinque minuti di recupero. Le mie coronarie sono messe a dura prova nonostante la giovane età. Lo Spezia le prova tutte.
 
Poi il dramma. Gol. Piccolo di testa.
 
Tre fischi! Finita! Stringo la mano al mio amico. Una stretta vera, da fratelli. Anche se al momento stringerei volentieri la mano al nostro allenatore. Forse gli farebbe un po’ male.
 
Uscendo dallo stadio chiamo mio nonno.
 
“Sono con il mio amico Mario, un bel pari. Da amici.”.
 
“Salutami Mario. L’amicizia è bella, però insomma. Oggi avremmo anche meritato di vincere.”.
 
“Volentieri. Prima della partita abbiamo fatto una scommessa, un pari e niente di fatto. Chi la offrirà la cena a Portofino?”.
 
“Io chiederei a Lopez e a Fusco. Ci debbono un favore. La pazienza è finita.”.

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