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Bologna Champions League: il sogno (capitolo secondo con video) – 22 ott

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Il campo centrale del Nicolò Galli non era mai stato così tirato a lucido. L’erba, tagliata di fresco, dava un senso di ordine e, quasi quasi, esprimeva il senso di appartenenza ad una categoria superiore rispetto a quella in cui, oggi, giocavano i rossoblù. Mister Diego era fermo a centrocampo, un sacco di rete con palloni dentro a fianco, lo sguardo che percorreva lo skyline degli alberi che recintavano il terreno di gioco.
“Mister torniamo a Donestk?”. Il più giovane dei suoi giocatori gli si era fatto incontro e,quasi con una sorta di malcelata trepidazione, gli aveva fatto la più retorica delle domande. “No, si gioca qui da Noi”, il calendario aveva sancito quello. Destino curioso, ma non impossibile da sconfiggere.
Donetsk, città dell’Est dell’ex stato sovietico, li aveva accolti, nella prima partita di qualificazione, come campo neutrale e come tale senza nessuna partecipazione all’evento. La cronaca aveva parlato di una squadra italiana, ripescata per i preliminari, che aveva sconfitto una compagine basca; qui il ricordo si fermava. Neanche il risultato era rimasto impresso, tanto scarso era stato l’interesse per quella partita da parte della popolazione. Ma Diego sapeva che  giocare contro lo Shakhtar sarebbe stato completamente diverso. E molto più difficile, nonostante si giocasse fra le mura amiche.
Non aveva mai incontrato da allenatore Lucescu, antico condottiero, zingaro del calcio, con un passato trascorso pure in Italia fra città metropolitane (Inter) e città provinciali ai margini del grande calcio (fra queste Pisa e Brescia). Mircea, poi, da oltre 10 anni, era l’allenatore dello Shaktar, con cui aveva conquistato coppe e campionati nazionali, culminando il suo apice, nel 2009, con la conquista della Coppa Uefa, la futura Europa League. Solo un attacco cardiaco, proprio in quell’anno, lo aveva allontanato momentaneamente dalla guida tecnica della squadra: da lì in poi il calcio ucraino di quella città non aveva conosciuto altri padroni.
Diego, in quel momento, si girò e si accorse di un’altra presenza, che da qualche minuto lo stava fissando: era il Direttore Tecnico, con un foglio in mano, che brandiva a mezza altezza.
“Dobbiamo redigere la lista, l’Uefa la vuole per domani sera al massimo”.
E così Diego e il Direttore Tecnico rientrarono nel Centro Tecnico.
Sapevano che la differenza tra un’incolore e deludente comparsata e un’indimenticabile esperienza europea dipendeva anche da quei momenti, da quel leggero ma, allo stesso tempo, pesantissimo pezzo di carta. Si fermò un attimo a pensare e un treno di emozioni lo investì: la gioia per quella situazione incredibile quanto inaspettata si scontrava con l’ansia per un compito tanto onorevole quanto gravoso. Non ho nulla di cui preoccuparmi, pensó fra se e se, i miei ragazzi daranno il massimo e avremo il sostegno dei tifosi fino alla fine, ne sono sicuro. Non c’era tempo per farsi sopraffare dalle emozioni, c’era una partita importantissima da preparare. Il peso della biro lo riportò alla realtà, si sedette e, insieme al direttore, cominciò a scrivere.
Non ci volle molto a stilare la lista. Pochi minuti dopo mister appoggiò il foglio sulla scrivania, l’incipit di un nuovo storico capitolo del libro rossoblú, e si alzò.
“Forza – disse -andiamo ad informare i ragazzi.”

A seguire gli highlights di quella partita.

(per la migliore qualità del video, selezionate la modalità HD che trovate nel video in basso a dx)

 

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