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Bologna

Allievi domani in campo al Trofeo Arpad Weisz

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Domani pomeriggio, a partire dalle ore 15,30, presso il centro sportivo Cavina, sito in via Biancollelli 36 a Bologna, le formazioni allievi di Inter, Milan, DVTK Miskolc e Bologna si sfideranno per vincere la seconda edizione del trofeo Arpad Weisz. La scopo principe della manifestazione, però, più che di assegnare un premio alla squadra giovanile maggiormente meritevole tra le partecipanti, sarà quello di dire no al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione di qualsiasi forma, nel nome di Arpad Weisz, un uomo, ancor prima che un grandissimo allenatore, annientato psicologicamente e fisicamente dal nazismo. In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, istituite in Italia nel 1938, il tecnico ungherese fu infatti costretto insieme alla moglie e ai suoi due figli a lasciare lo Stivale e in particolare Bologna, città nella quale si erano perfettamente inseriti. Abitavano a 1000 passi dal nuovo stadio Comunale, fatto costruire dal gerarca fascista Arpinati per compiacere Benito Mussolini. Una struttura straordinaria che poteva contenere fino a 50 mila spettatori nella quale Arpad Weisz amava lavorare. Più che per la bellezza dello stadio, che ancora oggi a più di 80 anni di distanza dalla sua costruzione ospita i tifosi rossoblù e che nel frattempo è stato intitolato al suo presidente di allora Renato Dall’Ara, il tecnico ungherese, però, adorava quel posto perchè gli permetteva di vivere la sua più grande passione: il Calcio. Non passava giorno in cui non andasse a vedere qualche partita o nel quale non pensasse alle scelte tattiche più corrette da far adottare ai suoi giocatori. L’allontanamento forzato da tutto questo, cointribuì alla lenta e inesorabile distruzione della sua personalità e della sua mente. Quella stessa mente che 8 anni prima insieme ad Aldo Molinari aveva partirito il Manuale del giuoco del calcio, nel quale erano raccolte tutte le tattiche possibili per ogni singolo ruolo. Un vero capolavoro e una grande innovazione per l’epoca. Dal trasferimento a Parigi per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei la sua vita non sarà più la stessa. Libero sul mercato nessuno gli diede più spazio, se non una medio piccola squadra olandese, ma dopo soli due anni, assieme alla famiglia, verrà deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove nel 1944 troverà la morte. La sua leggenda, però, grazie al lavoro di Matteo Marani che ha ricostruito la sua vita nel libro “Dallo scudetto ad Auschwitz”, e ad eventi come questo vivrà per sempre, in particolare nei cuori dei tifosi rossoblù che devono a lui e alla sua squadra due Scudetti e il Torneo dell’Esposizione Universale, paragonabile alla Champions’ League dei giorni nostri. Domani sarà dunque importante esserci anche per lui, legato dal destino alla città felsinea anche perchè all’Inter allenò Fulvio Bernardini, che, poi, nel 1964 guiderà il Bologna alla conquista del suo settimo scudetto.

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