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“SPORT IN VENA – tutto quello che non volevate sapere sullo sport” di Massimo Del Papa & Andrea Franchi

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Carlo Petrini è stato uno dei personaggi più controversi nella storia del calcio italiano nell’ultimo mezzo secolo. Talento sbocciato giovanissimo nel Genoa, non mantenne le grandi aspettative che c’erano su di lui: vinse da comprimario una Coppa dei Campioni con il Milan ed una Coppa Italia – appena un poco più protagonista – con il Torino, prima di dover interrompere la carriera ormai 32enne in seguito allo scandalo del Calcioscommesse del 1979-80 noto anche come ‘Totonero’.
Ritenuto uno dei calciatori più coinvolti, fu squalificato per tre anni e mezzo e in pratica – nonostante il condono arrivato per la vittoria azzurra al Mundial dell’82 – non tornò più a giocare. Ebbe una vita burrascosa, da lui stesso ammessa e condannata in seguito, finendo per fuggire all’estero in seguito ad alcuni guai con degli usurai. La morte del figlio Diego, al cui capezzale non potè accorrere nonostante le richieste di questi anche tramite la stampa.
Forse fu questo episodio a scatenare in Petrini la voglia di scrivere, di denunciare il marcio del calcio che aveva vissuto, del quale era stato protagonista ma non solitario, e lo fece splendidamente. Qualche titolo?
“Nel fango del dio pallone”, forse la sua opera più famosa. “Il calciatore suicidato”, dove – primo in Italia – indagava sulla misteriosa morte del collega Donato Bergamini. E poi molti altri libri, sempre sullo stesso tema: confessioni di un talento perduto, di un uomo schiacciato da un sistema più grande di lui e un avvertimento alle nuove leve. Non fate come me, non fate – anzi – come noi. Già, perché Petrini – che scriveva in condizioni fisiche sempre peggiori, conseguenze di un tumore che ha sempre attribuito all’utilizzo senza controllo di doping – voleva confessarsi ma voleva anche confessare l’intero sistema-calcio, un sistema malato che creava a suo dire falsi miti ed una visione edulcorata di ciò che davvero era: e cioè bassezze morali, partite vendute, doping e ingerenze politiche.

La sua storia e le sue confessioni, molte delle quali frutto di conversazioni private con l’autore, le racconta egregiamente Massimo Del Papa (giornalista in passato per ‘Il Resto del Carlino’ e l’edizione di Fermo de ‘Il Messaggero’, oltre che di ‘Mucchio Selvaggio’) nel suo spettacolo ‘Sport in Vena – tutto quello che non volevate sapere sullo sport’, dove affiancato dal musicista polivalente Andrea Franchi racconta chi fu Carlo Petrini: lo fa con cognizione di causa, avendolo conosciuto ed avendoci parlato numerose volte.
Petrini e non solo: nel suo spettacolo Del Papa collega con bravura la storia dell’ex-talento del Milan a quelle dallo stesso raccontate, con ben articolati collegamenti con il calcio attuale e le sue controversie. Un calcio diverso da quello di Petrini solo nella forma, un calcio la cui anima continua ad essere nera e che per l’autore solo la passione di chi lo segue arriva a far si che il cervello neghi ciò che il cuore non vuole sentire.
Si parla di Petrini, dunque. Di doping, soprattutto. Di partite truccate, di misteri e controversie, di Cristiano Doni e di Gianluigi Buffon, di Piermario Morosini e di Donato Bergamini, di tutto il marcio che c’è che viene spesso dimenticato in nome di un gol, in nome di un ‘tanto la vita è così’, in nome di un Mondiale vinto come quello che “assolse tutti” nel 1982 o imminente come quello che ci attende. Ad accompagnare le parole di Del Papa in quello che si può senz’altro definire un ‘reading’ molto coraggioso, le musiche originali e molto adatte al tema di Andrea Franchi, che nel finale esegue anche due pezzi cantati ispirati a quella parte oscura del calcio, quella parte che nessuno vuole ma che tutti dovrebbero sentire.
Uno spettacolo interessante ed originale, che alterna la terza persona a toccanti momenti in cui l’autore interpreta i pensieri e le confessioni a lui fatte da Carlo Petrini prima della morte. Uno spettacolo che ho avuto il piacere di seguire di persona ieri sera al ‘Nuovo Camarillo’ a Prato e che verrà replicato questa sera al Teatro Refugio di Livorno alle 21:30, mentre nuove date sono ancora in fase di studio. Uno spettacolo che ogni amante del calcio dovrebbe vedere, secondo me, per aprire gli occhi su quello che il calcio non racconta.
Quello che, probabilmente, avrebbe voluto Petrini fu Carlo, talento bruciato da un mondo dove il confine tra lecito e illecito è, spesso, sottilissimo.


Al termine dello spettacolo ho potuto scambiare quattro chiacchiere con l’autore, persona vera e genuina (seguitelo su Twitter!)

S: “Massimo, prima di tutto vuoi dirci qualcosa di te?”
MdP: “Qualcosa di me? Sono uno che da 25 anni fa questo mestiere senza certezze, vale a dire con la necessità di ricominciare sempre da capo. La formula che hai visto stasera è un modo ancora diverso per me di unire informazione e spettacolo, cronaca e racconto. Le musiche sono fondamentali e debbo dire che Andrea Franchi si è superato nel tratteggiare i diversi stati d’animo di un monologo, credo, complesso anche in senso emotivo.” 

S: “Come hai conosciuto Carlo Petrini? E quando è nata l’idea di ‘Sport in Vena’?”
MdP: “Ho conosciuto Carlo intervistandolo per il Mucchio; poi è nata un’amicizia, fatta anche di occasioni comuni: ebbi occasione di invitarlo ad un convegno che organizzai nel 2006 ad Abbadia San Salvatore, per i ragazzi delle scuole e non solo. Poi ci furono ulteriori occasioni.
‘Sport in Vena’ è nato per impulso di Andrea. Ci sentivamo spesso, ci chiedevamo cosa reciprocamente stessimo facendo; quando lui ha saputo di questo monologo, che in partenza doveva essere solo un ebook (io pubblico tutto in formato elettronico e autoprodotto: anche un altro monologo, su Enzo Tortora, esiste in formato ebook), lui ebbe questa idea di farne uno spettacolo completo. Ed è stato sempre lui a “stanarmi”, coinvolgendomi, contagiandomi col suo entusiasmo. Abbiamo per un po’ confrontato il rispettivo materiale via internet, e poi ci siamo trovati per provarlo. “

S: Vedendo il tuo spettacolo si potrebbe pensare che non ami il calcio, ma ad un ascolto più attento sembri quasi un innamorato ferito, disilluso. Qual’è la verità?
MdP: “La verità è che del calcio attuale non mi importa niente – non conosco neppure i giocatori, spesso, perché non lo considero più niente. Ho un rapporto nostalgico con quello degli anni Sessanta e soprattutto Settanta, nei quali sono cresciuto: certo corrotto già allora (Petrini è di quella generazione, ed ha ceduto insieme a moltissimi ex colleghi), ma era comunque un’altra cosa. Perché non è solo questione di doping, ma di suggestioni, forse romanticherie, ormai del tutto perdute.”

S: Perché pensi che i tifosi seguano ancora questo sport nonostante i numerosi scandali che lo hanno riguardato?
MdP: “Lo dico nel monologo: ai tifosi della lealtà, dunque dell’essenza stessa dello sport, che è sfida, che implica un margine di incertezza, non importa niente. Loro vogliono vincere e vogliono illudersi, a qualunque costo. C’è, credo, un margine di frustrazione che si compensa con la vittoria della squadra, senza badare ai mezzi, ai metodi, agli inganni. I tifosi non odiano essere illusi, ingannati. Odiano chi svela l’inganno.” 

 

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