EDITORIALE 1000cuori: Qualcosa deve cambiare - 16 mar

Scritto da  Mar 16, 2015

Lo dico da subito: per natura, per istinto, sono più un pompiere che un incendiario. Seguendo il calcio da quando sono bimbo, ho capito negli anni che le decisioni di pancia, gli estremismi, nel calcio sono belli ma difficilmente pagano. Così come quando vuoi fare gol non necessariamente mandare tutti disordinatamente all'attacco è la giusta soluzione, allo stesso tempo anche quando vuoi raddrizzare una situazione tecnica forse la cosa migliore da fare, più che cambiare, è mantenere lo status quo. Nello specifico, naturalmente, mi riferisco alla guida tecnica rossoblù, quel Diego López messo in discussione del resto sin da quando è arrivato a luglio e a cui neanche i risultati hanno giovato. C'è un vecchio adagio coniato da Vujadin Boskov, del resto, che dice che "quando si vince il merito è dei giocatori, quando si perde è colpa dell'allenatore". E lasciatemelo dire, in questi mesi di B ho visto tante volte attacchi a López che avrebbero mandato in bestia chiunque, gratuiti, fatti solo in nome di un amore cieco verso il Bologna da parte di tifosi obbiettivamente poco obbiettivi nel giudicare una squadra che comunque il tecnico uruguaiano è stato bravo a mettere insieme. 

Il Bologna di fine agosto, quello della prima metà di questo campionato, quello di Fusco e Guaraldi per intenderci, non era assolutamente squadra da promozione. Lo sanno anche i muri. Certo indossava l'amata e prestigiosa maglia rossoblù, ma non era una squadra da secondo posto. E invece López è stato bravo, pur potendo contare su un Cacia non così ispirato, pur con l'infortunio di capitan Morleo, pur con Garics e Acquafresca e con molti di quelli che ora sono uomini-chiave (Zuculini, Laribi, Masina) che fino alla scorsa estate erano nomi a malapena sentiti nominare nel calcio che conta. Quelli che dicono che López "ha fatto il suo", quindi, parlano di uno sport che io non conosco e che certo non è il calcio. Dove - è sempre bene ricordarlo - giocano anche gli avversari. E che avversari.

Già, perché questa Serie B non sarà di gran livello tecnico, ma è estremamente competitiva. Non sono poche le squadre più che discrete, capaci di ottime prestazioni così come di improvvise debacle. Un campionato difficile ed equilibrato, e non lo dico io ma la stessa classifica, che vede un gruppone in continua evoluzione. Anche il Modena che si è presentato ieri al Dall'Ara, per dire, tutto è tranne che una squadra da due soldi: due ali di spessore e promettenti come Garritano e Fedato, un vecchio e sempre pericoloso bomber come Granoche, un centrocampo tosto e di corsa, una difesa di buon livello nonostante due assenze importanti. Non era una partita facile, e chi lo ha pensato dovrebbe rivedere le sue conoscenze calcistiche.

Tuttavia, e in questo il tifoso rossoblù va capito, il Bologna è sempre il Bologna. E non vincere in casa da due mesi è grave, non segnare dallo stesso periodo di tempo è gravissimo, ed il secondo posto attuale non può essere considerato - come fanno in tanti in società, giocatori, allenatore e dirigenti - come un buon risultato. Il Bologna è secondo perché tutti gli altri continuano a frenare, a impantanarsi, ma avrebbe potuto benissimo essere superato da un tripudio di squadre. Quello che voglio dire è che non è il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma piuttosto quello mezzo vuoto che racconta di tante occasioni perse per sfuggire, per rinforzare quella idea, quella speranza, che per ogni tifoso rossoblù è già una certezza: il Bologna il prossimo anno giocherà in Serie A, non ci sono se e non ci sono ma.

E del resto sarebbe squadra da A, con i rinforzi di gennaio. Che non sono scarsi come già ora in tanti dicono, ma certo non sono i campioni assoluti che ti fanno vincere un torneo in carrozza. Servirà un duro lavoro. Non penso tuttavia che si debba cambiare tecnico. Ma il tecnico deve cambiare. Deve capire Bologna, i bolognesi e le loro legittime aspirazioni. Non rispondere piccato come se tutti ce l'avessero con lui, anche se di base ha ovviamente ragione e molte critiche gli sono state mosse in tempi anche migliori per il puro gusto di criticare. Ma questo, anche questo, è il lavoro di un tecnico, soprattutto in Italia: essere un parafulmine, essere spesso e volentieri il capro espiatorio, vivere di risultati accettando che spesso la gloria tocchi ad altri. Certo è che a livello tattico, se non si riesce a segnare più, qualcosa tocca inventare, qualche esperimento va fatto.

López deve cambiare qualcosa, dunque. I tifosi anche, visto che ieri su Facebook leggevo addirittura di chi sognava un gol del Modena "così López se ne va". "López mi ha stancato", dicevano altri, come se si parlasse di un giocattolo. No, López non ha più colpe di tanti che si sono sentiti già in A e solo perché "il Bologna è il Bologna." In Serie B non ti regala niente nessuno. Chi altro può cambiare? I giocatori, certo. Perché intendiamoci, alla fine sono loro che vanno in campo: e se non hanno idee quando hanno il pallone tra i piedi, se non corrono né si smarcano e se sbagliano passaggi elementari non può essere colpa di López.

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 20:41
Simone Cola

Scrive per 1000 Cuori Rossoblu dal 2013, è anche autore del blog "L'Uomo nel Pallone" in cui scrive di storie dei calcio