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Dell’Aquila e il Leone S2 #37 – La forza nel Palazzo

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La probabilità che il ballo di fine anno biancoblu vada in scena domani pomeriggio è mediamente alta. Non essere infatti riusciti a trovare reali punti deboli nei meccanismi di Cremona sbilancia un pronostico ben spiegato dagli esiti di gara 1 e 2. La Vanoli non è Cento, la Fortitudo lo capisce quando vede che i meccanismi che hanno funzionato brillantemente nel turno precedente, ora non hanno più la medesima efficienza, non bastano a contrastare i vincitori della coppa Italia di categoria. Occorre spostare la sfida su altri piani; e per piani intendo sensazioni. 

La domanda che allora può sorgere, anzi deve sorgere per alzare le quotazioni fortitudine è: l’atmosfera del Paladozza può giocare un ruolo importante nella serie? 

Se sul campo i valori hanno sottolineato una disparità, affidarsi all’ambiente non è poi così sbagliato. È poi anche da lì che si ritrova una certa fiducia nelle proprie capacità, appunto, tanto presente contro la Tramec quanto smarrita nei confronti al PalaRadi.

Si torna quindi alla base per cercare di sovvertire un esito apparentemente, e forse non solo in apparenza, segnato. Perché, se il primo round è servito a studiarsi, il secondo a capire quale delle due formazioni è più forte sotto tutti gli aspetti. Questo non significa partire già vittoriosi o sconfitti ma avere tutte le carte in regola per diventarlo in 40 minuti. 

Ecco che, stabiliti i valori, il quid in più possono darlo il contesto di gioco, il palazzo, il pubblico. “La forza è nel palazzo” dovrà tenere a mente la Effe quando butterà sul parquet quel tutto per tutto necessariamente galvanizzato dal tifo. 

I correttivi tecnici sono numerosi, ovviamente, ma, seguendo il ragionamento, probabilmente non sufficienti al successo. Anche perché le criticità da gara 1 a gara 2 paiono aumentate, forse proprio per le misure prese da Cremona alla Fortitudo. Si evidenziano i rimbalzi offensivi concessi e l’apporto quasi nullo dalla panchina, verissimi e determinanti ma in pochi hanno invece notato, o se lo hanno fatto non lo hanno messo nero su bianco, come le ali avversarie abbiano scandito il proprio ritmo proprio grazie al supporto del calore fisico (quasi smodato) del luogo.

Massima banale utilizzata quando si è a corto di ispirazioni tecniche? Sì, ma anche dato di fatto. Quel famoso “se lo dicono tutti ci sarà un perché” con la giusta dose di sicurezza si può affermare funzioni per la Fortitudo (e non solo per la Fortitudo). 

Il fattore ambientale come appiglio all’ultima chance deve valere per forza, sebbene rimanga una frase fatta e nonostante non si tratti di una formula magica. Riuscire ad influire sulle prove non solo di chi esce positivamente dai primi due incontri ma anche e soprattutto di chi è rimasto prima imbrigliato e poi pietrificato dall’intensità avversaria. Il nome di Banks salta chiaramente all’occhio e come il suo, nell’ultimo confronto anche quelli di tutta la linea di backup, da Panni a Barbante, da Vasl a Italiano (quest’ultimo il meno colpevole). 

Ecco, se Banks riesce a scrollarsi di dosso la difesa cremonese, allora la sua leadership torna a permeare tutto il roster biancoblu, torna a spargere quel pizzico di something magic citato da lui stesso a più riprese al quale agganciare i decibel del Paladozza e creare la classica bolgia complicata per chiunque vi approcci da forestiero. La chiave potrebbe essere anche questa. 

Last dance? Last chance? Prima bisogna passare dal Madison di Piazza Azzarita. 

 

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