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Nove anni dopo, incubo di una notte da sogno

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Tutti gli anni, il 29 dicembre, è una data normale ma interlocutoria. Lo stomaco e il fegato sono lì che chiedono pietà per i bagordi natalizi, mentre mi chiedo quale possa essere la scusa giusta per saltare un nuovo invito a cena. Già c’è il 31 dicembre, al quale non si può scampare e la bilancia è già lì che chiede pietà. Meglio evitare. 

Il 29 dicembre è un giorno come tanti altri. È uno di quei giorni che mi lascia indeciso se fare un bilancio dell’anno che si sta per concludere, o se fare una lista di propositi e obiettivi per l’anno che sta per iniziare. È tra tutti questi interrogativi che mi sveglio, pronto, si fa per dire, ad affrontare l’ignoto di una nuova giornata.

Accendo lo schermo del cellulare, guardo l’orario. 07:29. “E’ tardi”, mi dico. “Meno male che ho un orologio biologico abbastanza efficiente, o almeno quel che basta da non arrivare in ritardo in ufficio”.

Mi alzo, apro internet mentre vado in bagno, sveglio ma non troppo. Mi siedo a riflettere, con lo smartphone in mano alla ricerca di un po’ di svago mattutino. Non c’è tempo, è ora di fare colazione, vestirsi e andare.

Il lavoro scorre senza intoppi, fino alla pausa pranzo. Tra un boccone e l’altro ci scappa un’occhiata a Instagram. Il feed è pieno di rosso. Il 29 dicembre non è una giornata come tutte le altre per gli appassionati di motorsport. Michael Schumacher, nel 2013, è infatti stato vittima di un banale incidente sugli sci in Francia, a Meribel. Le conseguenze furono devastanti. Prima il coma, poi un lungo periodo di silenzio e cure nella sua villa, attorniato dalle più amorevoli attenzioni della sua famiglia e di qualche raro e selezionatissimo amico fidato. Per anni il silenzio è stato assordante, anni nei quali l’impressione era quella di parlare al presente di una persona che ormai non era più tra noi.

Fino a quel 29 dicembre. Schumi, attraverso un video sui social, parlando con qualche difficoltà, annuncia la fine del suo recupero e il ritorno alla vita pubblica. Sarà consigliere e manager dei suoi figli Mick e Gina nelle rispettive carriere sportive. È invecchiato, provato dalla lunga convalescenza. Ma è ancora lui, avvolto in caldo maglione rosso, che ricorda sia il Natale che, soprattutto, la Ferrari.

È come se all’unisono il mondo intero abbia tirato un sospiro di sollievo, seguito da un lungo e commosso applauso. Attendo l’arrivo del collega e amico Claudio, commentiamo estasiati la notizia e ci affrettiamo a capire come coprire degnamente il lieto evento sulla nostra testata. Altro che Natale qui.

Su WhatsApp le chat esplodono, le esultanze per il ritorno del Kaiser coinvolgono tutti. Arrivato a casa trovo mia madre piangere di gioia. Per tutto il giorno non si parla d’altro. L’idolo d’infanzia di milioni di bambini dell’epoca è vivo e vegeto, senza più vegetare, come sembrava, steso su un letto.

Finalmente Schumi può tornare a darci nuovi ricordi. Potrà cimentarsi in qualche esibizione motoristica? Difficile, ma dal momento che il miracolo si è compiuto, sognare ancora non costa nulla. Intanto può raccogliere i frutti del suo lavoro in Mercedes, tornata vincente dopo la sua seconda parentesi in Formula 1 che, di fatto, qualche base per l’incredibile ciclo di successi l’ha messa.

Vado a letto felice, contento come se fosse tornato uno di famiglia.

All’indomani mi sveglio e guardo l’orologio sullo schermo del mio smartphone. 07:29. “Beh, due giorni di fila che mi sveglio alla stessa ora. Altro che orologio biologico, ho un Rolex in testa!”.

Mi alzo, apro internet mentre vado in bagno, sveglio ma non troppo. Mi siedo a riflettere, con lo smartphone in mano alla ricerca di un po’ di svago mattutino. Apro Instagram, vedo fiumi e fiumi di rosso. Tutti ricordano Michael Schumacher, vittima di un incidente il 29 dicembre 2013 sulle nevi di Meribel, in Francia. Da allora, non lo si è più visto in pubblico. Non si conoscono le sue reali condizioni di salute, ma pare che non lotti più tra la vita e la morte, sebbene vegeti, più o meno, nella sua villa in Svizzera.

“Ma come? Non era tornato?” mi chiedo attonito. Abbasso la barra delle informazioni del mio smartphone. È il 29 dicembre 2022. Rifletto un attimo, capendo cosa sia successo durante la mia notte.

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