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Chiacchiere da Bar…bieri – Chiedi cos’è la Daytona

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Jamey Price - Lamborghini


La sessantunesima edizione della 24 Ore di Daytona è terminata da poco più di un giorno. Come al solito è riuscita a regalare grandi emozioni fino all’ultimo secondo anche se i marchi della Motor Valley non hanno raccolto molto. Seguendo la diretta streaming, tra un trasferimento domenicale e l’altro, mi è scappata una riscrittura di una canzone di una band delle nostre parti.

“Chiedi ad un ragazzo di una ventina d’anni d’età

chiedi cos’è la Daytona, e lui ti risponderà

La Daytona non la conosco, neanche il mondo conosco

Sì, sì conosco Hiroshima ma del resto ne so poco, ne so proprio poco”

Questa gara iconica che ha catalizzato l’attenzione di tanti appassionati di motorsport, oggi gode purtroppo di una fama minore rispetto agli inizi della sua storia. Un tempo i grandi costruttori puntavano quasi più sui campionati GT e sport prototipi che sulla Formula 1, ancora lontana dall’essere il fenomeno mediatico che abbiamo conosciuto durante l’era Ecclestone e che ancora oggi sta crescendo sempre più.

I giornali specializzati dell’epoca, piuttosto che sprecare ettolitri di inchiostro scrivendo di fuffa invernale proveniente dall’universo Formula 1, che pure iniziava il suo campionato talvolta anche in gennaio, si dedicavano in maniera precisa, con i mezzi del tempo, a questa gara che iniziava, allora come oggi, la stagione delle gare di durata. Questo si traduceva in appassionati più poliedrici, così come i piloti dell’epoca, capaci di saltare da una formula a un prototipo in un battito di ciglia, e quindi attenti a più di una disciplina automobilistica.

E’ difficile invece vedere ora, perlomeno in Italia, appassionati di automobilismo, giovani e meno giovani, informati su altre categorie che non siano la massima formula. Ed è un peccato, perché si rischia di perdersi a discutere del colore delle mutande di Tsunoda dopo uno scontro ravvicinato con Marko piuttosto che a godersi competizioni con un discreto tasso tecnico e corse da alcuni dei piloti tra i più veloci e capaci di questa generazione.

In tal senso è un piacere che talvolta alcuni piloti di Formula 1 in attività, come Alonso in passato o come Kevin Magnussen, che purtroppo quest’anno ha dovuto alzare bandiera bianca solo per un infortunio invernale, vogliano cimentarsi in una sfida così diversa da quella a cui sono abituati, portando attenzione a un evento che merita di avere più occhi puntati su di sé. In tanti, dopo aver abbandonato la massima seria automobilistica, si avvicinano a questa o ad altre grandi classiche, come Romain Grosjean, al suo debutto con Lamborghini proprio a Daytona Beach.

Il team principal dell’HAAS F1 Team a colloquio con il suo ex pilota Romain Grosjean e con il suo terzo pilota Pietro Fittipaldi, in gara a Daytona (Source: Jamey Price – Lamborghini)

 

La domanda del titolo è declinabile sia per un’altra storica gara di durata, la 12 Ore di Sebring (nonché la sua più giovane sorella 1000 Miglia di Sebring del WEC) che per la regina, la 24 Ore di Le Mans. Chissà se quest’anno, grazie all’arrivo della Ferrari nella classe LMH, qualche giovane in più saprà rispondere a qualche domanda sulle gare endurance.

Per quanto mi riguarda, anche io ho cominciato a conoscere questo tipo di competizioni tardi, alla soglia dei venticinque anni, grazie al nostro Claudio Fargione che avete avuto il piacere di leggere su queste pagine negli scorsi due anni. Ed è per questo che mi infastidisce questo deficit di attenzione nei confronti di questa categoria che Ecclestone e Mosley, a inizio anni ‘90, hanno deciso di uccidere definitivamente sacrificandola sull’altare della Formula 1.

Lasciando spazio alla mera cronaca, buono tra le GTP il terzo posto raccolto dalla Cadillac con telaio Dallara, mentre tra le GTD Lamborghini ha raccolto un quarto posto nella classe Pro grazie alla Huracán GT3 EVO2 numero 63 di Iron Lynx. Poco da fare per la neonata Ferrari 296 GT3, evidentemente afflitta da problemi di gioventù nonché penalizzata, come la Lambo, da un Balance of Performance poco favorevole. Siamo però all’alba di questa entusiasmante stagione di endurance e quindi ci saranno tutte le occasioni per rifarsi. L’appuntamento è rimandato a marzo, con la 12 Ore di Sebring che seguirà il round di apertura del WEC.

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