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Moduli: Calcio Totale e Tiki Taka

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Siamo arrivati all’ultimo articolo sui moduli del calcio, una serie di 7 puntate in cui abbiamo cercato di spiegare brevemente le differenze dei vari moduli dello sport più popolare del mondo, senza entrare troppo in tecnicismi ma cercando comunque di dare un’idea di movimenti e delle filosofie che si nascondono dietro gli schieramenti in campo. Concludiamo questa nostra piccola disamina con il “Calcio Totale” ed il “Tiki Taka”, che non sono propriamente dei moduli, ma più una filosofia di gioco, un po’ com’era già stato il “Catenaccio”, che pur partendo da un modulo base, era comunque più un modo di intendere il calcio che non un “semplice” modo di schierare i giocatori in campo.

Prima di lasciarvi alla lettura dei moduli di cui discutiamo oggi, eccovi i link per recuperare tutti gli articoli di questa rubrica:

  1. Moduli: dalla Piramide alla Clessidra
  2. Moduli: il 3-4-3 moderno e le sue varianti
  3. Moduli: Catenaccio, Forcone e Zona Mista
  4. Moduli: il 4-4-2 e le sue varianti
  5. Moduli: il 3-5-2 e le sue varianti
  6. Moduli: 4-3-3 o 4-5-1?
  7. Moduli: Il Calcio Totale e il Tiki-Taka

 

 

Il “Calcio Totale”

Jack Reynolds

Il “Calcio Totale” richiama subito alla memoria l’Olanda degli anni ’70 (dal ‘71 a ‘74 circa) ed il nome del grandissimo Johan Cruijff che ne fu il miglior interprete sul campo. Però le basi di questo tipo di gioco vennero create da Jack Reynolds (allenatore dell’Ajax dal 1915 al 1925 e dal 1945 al 1947) e dalla Nazionale austriaca degli anni ’30. Alcuni concetti embrionali vennero poi affinati da Rinus Michels, il padre del “Calcio Totale” che nel 1965 divenne allenatore dell’Ajax creando quello che oggi definiamo come “Calcio Totale”, metodo ispirato anche dalla formazione ungherese Aranycsapat, “la Squadra d’Oro” dell’Ungheria (di cui a breve parleremo su “L’Uomo nel Pallone” con quattro articoli) il cui allenatore, Gusztav Sebes, per primo teorizzò un calcio dove tutti i giocatori in campo facevano tutto, scambiandosi di ruolo e confondendo i rivali – Sebes chiamò questo calcio, molto propagandisticamente, “calcio socialista”.

Questo modulo si basa sul continuo movimento dei giocatori e sulla loro intercambiabilità.

Rinus MichelsAttaccanti e centrocampisti pressano alti a tutto campo mentre i difensori, anch’essi alti, marcano a zona e sfruttano la tattica del fuorigioco, il che obbliga il portiere ad essere una sorta di libero.

I terzini spesso arrivano in avanti a fare gli attaccanti aggiunti, ed altrettanto facilmente gli attaccanti, si trovano a dover tornare fino alla fino alla linea difensiva, in quanto comunque, la formazione deve sempre mantenere il modulo iniziale (che solitamente era un 4-3-3), il pressing alto e continuo, obbliga i giocatori a tenere la formazione corta.

La grande differenza del “Calcio Totale” rispetto agli altri moduli a zona, è che i giocatori si muovono in base a come si muovono i compagni di squadra e non in base a come si muove la palla.
Inoltre gli scambi di posizione tra i giocatori avvengono non solo lateralmente ma anche verticalmente, obbligando chi allena a cercare interpreti completi di ogni fondamentale, cosa che nella cultura calcistica olandese non era del resto affatto rara. Se chi difende deve attaccare e chi attacca deve difendere è logico intuire che oltre ad essere capaci tecnicamente di farlo, i giocatori devono essere anche bravi tatticamente per sapere QUANDO farlo. in questo Cruijff, era insuperabile, tanto che i suoi compagni, spesso si limitavano ad andare ad occupare, quasi pedissequamente, il posto lasciato libero da lui.

Johan CruijffIl “Calcio Totale” è un tipo di gioco estremamente dispendioso (e dai ritmi più che sostenuti) in termini fisici e la sua buona riuscita si basa come detto oltre che su spiccate capacità fisiche, anche sulla capacità di ogni giocatore di adattarsi a ruoli differenti ed analizzare bene quanto accade per cambiare posizione. La finalità del gioco è un continuo movimento di palla e giocatori, che rende più facile la creazione di spazi che sono necessari per rendersi pericolosi soprattutto contro difese che marcano a uomo (come la maggioranza delle formazioni dell’epoca), e rende anche più facile il liberarsi dalla marcatura, visto che non si danno mai punti di riferimento agli avversari.

Un altro grande interprete del “Calcio Totale” fu il grandissimo Valeri Lobanovski (che se ci avete seguito, è un nome che torna in molti moduli, a significare la grande capacità di questo mitico personaggio), nel calcio italiano invece, questo modo di giocare venne teorizzato da Corrado Viciani (allenatore di Ternana e Palermo), che lo chiamò “Gioco Corto”, visto il numero di passaggi brevi, possesso palla e sovrapposizioni usate, al posto dei consueti lanci lunghi che erano la normalità del calcio italiano di allora.

 

 

Il Tiki Taka

Andres MontesIl “Tiki Taka” è fondamentalmente l’evoluzione del “Calcio Totale”, adattato a giocatori che non hanno la potenza fisica che servirebbe per il “Calcio Totale”.

Infatti la grande differenza tra questi due stili di gioco è che invece di fare muovere in continuazione i giocatori, lungo tutto il campo, è il pallone ad essere spostato lungo tutto il campo con passaggi lenti, corti, e spesso fini a sé stessi, solamente per mantenere il possesso della sfera e far muovere gli avversari che devono continuamente pressare e riposizionarsi in campo, seguendo a zona il movimento del pallone.
Logico quindi che dai ritmi serrati e sostenuti del “Calcio Totale” si arrivi ad un ritmo molto lento nel “Tiki Taka”, che solo a tratti offre accelerazioni improvvise.

Il nome “Tiki Taka” era già usato in termini colloquiali nel calcio spagnolo per indicare il gioco del Barcellona di Josep Guardiola, ma venne reso famoso dal telecronista Andres Montes, mentre commentava la Spagna durante il Campionato del Mondo di Germania 2006, ed è ovviamente di natura onomatopeica, andando a richiamare il continuo tocco del pallone per la fitta rete di passaggi necessaria per l’attuazione di questo gioco.

Josep GuardiolaL’ideatore di questo stile è stato Josep Guardiola, che estremizzò il concetto di possesso palla del suo Barcellona, rendendolo non più solo un metodo per segnare ma anche uno per difendersi: la monopolizzazione del possesso palla infatti, fa crollare le possibilità avversarie di avere occasioni da gol, oltre che far sprecare energie fisiche per riprendere il pallone e mentali per non concedere spazi a chi il pallone lo sta controllando.

Il senso del “Tiki Taka” infatti è quello di far correre a vuoto l’avversario (che è costretto al pressing) in modo da stancarlo in modo che sia più facile trovare spazi tra le linee e/o indurlo ad un errore tattico.

Anche il “Tiki Taka” parte da un classico 4-3-3 (per approfondire il 4-3-3 leggete: Moduli: il 3-4-3 moderno e le sue varianti), anche se spesso viene usati il 3-6-1, il 4-2-3-1, il 4-5-1 e tutti i moduli derivati dal 4-3-3; ma grazie al “Tiki Taka” si è arrivati alla tattica più lontana che i pionieri del calcio avrebbero mai potuto teorizzare, oltre 100 anni sono passati dalla “Piramide” (per approfondire la Piramide leggete: Moduli: dalla Piramide alla Clessidra) al “Tiki Taka”, e siamo quindi arrivati all’epoca del “falso nueve”.

Essendo la principale forma offensiva del “Tiki Taka” la creazione di spazi e l’errore avversario, non servono infatti più veri e propri attaccanti di ruolo, come erano concepiti in passato, con doti fisiche importanti sia per potenza che per stacco aereo, ora bastano giocatori veloci e tecnici capaci di inserirsi negli spazi, e quindi come dimostrato dal Barcellona e dalla Nazionale spagnola, si può adattare un trequartista o addirittura un normale regista, a fare il ruolo di punta centrale, il “falso nueve” appunto, come Cesc Fabregas, la cui carriera era iniziata come “regista”, ma che lo ha visto vincere un Mondiale ed un Europeo come “surrogato” dell’attaccante centrale.

Viktor MaslovDall’1-1-8 delle prime partite di calcio si è invertito il concetto, così come teorizzato dal santone del calcio russo Viktor Maslov, che disse che “il calcio è come un aeroplano. Più aumenta la velocità, e più aumenta la resistenza dell’aria. Perciò devi cercare di rendere la testa ancora più aerodinamica.”

Meno attaccanti di ruolo non significa affatto minor gioco offensivo, anzi: significa togliere riferimenti fissi ai rivali, destituire la marcatura a uomo (indubbiamente contraria allo spettacolo) di ogni fondamento e riportare il calcio a quei valori tecnici che qualche anno fa, nel gioco muscolare che andava per la maggiore, sembravano essere perduti.
Il Barcelona di Josep Guardiola è stato solo l’apice di un calcio in cambiamento, che si sta riappropriando dei propri valori tecnici ed artistici. Perché poi tattica e corsa saranno sempre valori importanti, necessari e richiesti, ma il calcio rimarrà sempre, per sua definizione, l’esercizio artistico di un campione che calcia un pallone.

 

 

Fonte: Wikipedia; Jonathan Wilson “La Piramide Rovesciata” (2011)

 

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