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Calcio

Il saluto di Luca Gotti

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Bologna Fc

 

 

Luca Gotti noi lo conosciamo bene. Molto bene.

Ci siamo affezionati a Lui quando, nelle stagioni 2015-2018 era il “ghost writer” di Roberto Donadoni, sua “ombra” tecnica e vice nelle stagioni della prima Serie A di Joey Saputo, quando Donadoni venne chiamato a sostituire il tecnico della promozione in A, Delio Rossi.

Il valore di Luca dal punto di vista tecnico lo esprime la sua carriera e il suo curriculum: dopo essersi seduto su panchine come quella dell’Under17, del Cagliari e del Parma e dopo l’esonero di Donadoni, di cui è sempre stato il vice, da Bologna, viene chiamato da Maurizio Sarri, come collaboratore tecnico, al Chelsea, dove vince l’Europa League, battendo in finale l’Arsenal per 4 a 1.

Poi l’avventura di Udine, prima come vice di Igor Tudor, poi, a malincuore, come allenatore capo (perché lui si è sempre professato pubblicamente un “collaboratore” e non una prima guida), fino al 7 dicembre scorso, quando è stato esonerato dalla proprietà Pozzo.

Pensiamo che il  problema principale dell’Udine sia sempre stato quello, negli ultimi anni, di dare una continuità alla guida tecnica: infatti a succedere a Francesco Guidolin, sulla panchina friulana dal 2010 al 2014, si sono succeduti ben undici tecnici (con dodici gestioni): in ordine, Andrea Stramaccioni, Stefano Colantuono, Luigi De Canio, Giuseppe Iachini, Luigi Delneri, Massimo Oddo, Tudor, Julio Velazquez, Davide Nicola, Tudor (alla seconda esperienza), Gotti e ora, a interim, Gabriele Cioffi.Questione che pareva essere stata risolta con Gotti ma che oggi si fa nuovamente spazio con prepotenza.

Ma oggi vogliamo augurare un immenso “In bocca al lupo” a Luca che, dopo due anni e mezzo e 87 panchine bianconere , ha voluto salutare tutti i tifosi e non friulani, comprando una pagina del Messaggero Veneto e pubblicando una lettera di commiato a quelli che per tantissimi mesi lo hanno sostenuto, nonostante le vicende alterne della squadra. 

Un bravo allenatore, ma, ancora di più, uno degli ultimi “signori” del calcio italiano. Questa è la Sua lettera:

Come è noto, non sono persona che ama il clamore o le cose eclatanti, Però in questi giorni ho ricevuto un numero talmente impressionante di attestati di stima e di affetto che mi hanno suggerito di scrivere queste righe.

L’Udinese non è la squadra di calcio della città di Udine, l’Udinese è una passione in tutto il Friuli e per i friulani nel mondo. Qualche anno fa mi colpi l’elogio del friulano di Mauro Corona, da leggere, che tra le altre cose dice:

”Il friulano è come la torre di Pisa, si piega ma non crolla.

È difficile abbattere i friulani. Ci hanno provato guerre, miseria,

terremoti, alluvioni, frane, e inverni da castigo.

Niente da fare, il friulano non lo stendi.

Fisicamente è vulnerabile come tutti, moralmente no.

Moralmente il friulano è fatto di ghisa,

e guarda al futuro con cautela…”

Proprio per questo la maglia dell’Udinese si carica di significati e valori simbolici che appartengono a questa gente e a questo territorio, e va portata e custodita con questo rispetto. A maggior ragione in un tempo in cui tutti noi tendiamo all’individualismo e a rinchiuderci nei nostri piccoli universi solitari, il valore di una maglia che unisce è ancora più grande.

Le partite di calcio si vincono e si perdono, e tutti sappiamo che vincere è bello e importante, ma è importante anche come ci si comporta vicino a quella maglia, con dedizione al lavoro, serietà, compostezza, umiltà, rispetto, ma anche orgoglio e caparbietà.

Io ci ho provato, qualche volta mi è riuscito e qualche volta meno, però ci provato. 

Grazie a tutte le persone, tutte, che hanno portato il loro piccolo o grande contributo per rendere le cose migliori, o anche solo hanno provato a farlo, a partire dalle più semplici e umili, spesso lontane dai riflettori, ma preziosissime.

Un saluto a quelli che in questi anni mi sono diventati amici, molti in questa regione splendida, persone speciali che mi hanno regalato un pezzetto del loro cuore, che porterò ovunque dentro di me.

Mane diu, Mandi

Luca Gotti

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