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Carspillar – Tecno Nanni Galli V8 Ecoracing, la rossa che rinasce verde

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Resurrezione monegasca

Cosa può accadere quando un’azienda che progetta auto sportive vuole ridare vita ad un marchio storico? Anche l’impensabile se di mezzo ci sono l’amore per i motori ed il sapore della Motor Valley. La storica si chiama Tecno ed è una piccola casa bolognese nata dalla passione dei fratelli Pederzani che in un decennio, di successo in successo, passò dai kart alla Formula 1. L’esperienza nella massima formula ebbe un finale amaro per “la rossa di Bologna”, che sparì dalle piste per scelta dei fondatori lasciando rimpianto e nostalgia nei cuori degli appassionati. Uno di questi si chiamava Fulvio Maria Ballabio e negli anni, forte degli studi in ingegneria, avrebbe sarebbe diventato costruttore di supercar nel Principato di Monaco dando vita alla Montecarlo Automobile. E non lo avrebbe fatto con improvvisazione, ma avvalendosi di collaboratori come il mitico ingegner Carlo Chiti, per anni “cuore sportivo” dell’ Alfa Romeo, e di Guglielmo Bellasi, già impegnato in Formula 1 con una sua monoposto. Quarantatré anni dopo la chiusura della Tecno, nel dicembre 2016, i tempi furono maturi per concretizzare il sogno di Ballabio: rilevare il marchio bolognese riportandolo alla ribalta. Ovviamente attraverso la realizzazione di una supersportiva: la Tecno Nanni Galli V8 Ecoracing.

Supercar verde

La biposto della rinascita venne mostrata in un contesto prestigioso come quello del “Mondiale de l’Automobile” di Parigi 2018. «GT moderna e tecnologica realizzata in fibra di carbonio» con questa frase la casa descriveva la neonata. Il telaio infatti era realizzato in questo materiale e ad esso era accoppiato il “cuore” della vettura, il V8 Alfa Romeo da 4,7 litri di derivazione Maserati, il medesimo che equipaggiava la 8C Competizione. Si trattava di un propulsore di tutto rispetto, nato in Ferrari con il codice di progetto F136, capace di ben 503 CV. Proprio il motore racchiudeva la componente più innovativa: il tipo di alimentazione. L’idea alla base della V8 Nanni Galli era infatti quella di unire le prestazioni da supersportiva alle emissioni ridotte. Come? Sostituendo la benzina con il BioGPL, un combustibile alternativo ricavato da colture rinnovabili e rifiuti, che può portare ad una riduzione del 90% dei “gas serra” nel corso del ciclo vita senza penalizzare il rendimento. Un risultato frutto del lavoro in sinergia tra filiera dell’industria del GPL, The World LPG Association (WLPGA) e Liquid Gas Europe (associazione che rappresenta gli organismi nazionali europei) oltre ai principali operatori, fornitori e produttori di impianti ed equipaggiamenti. La vettura nasceva per essere alimentata con il solo Gas Propano Liquido, ma i progetti iniziali prevedevano anche lo sviluppo di una versione bi-fuel GPL/etanolo ed un progetto sperimentale con l’utilizzo di bioetanolo derivato dagli scarti dell’uva. Caratteristiche che diedero alla nuova Tecno la possibilità di esordire a Parigi nell’area riservata ai sistemi di propulsione ecologica.

Omaggi al passato

Di verde però la Tecno Nanni Galli V8 Ecoracing aveva solo l’immagine. L’ anima infatti era più rossa che mai visti i riferimenti alla storia Alfa Romeo, ad iniziare dallo stile. L’anteriore con la larga presa d’aria nella parte inferiore e la carrozzeria avvolgente rimandavano infatti direttamente alla prima versione della 33.2 del 1965. Al contempo il padiglione con il parabrezza fortemente inclinato ed il lunotto trapezoidale che lasciava in vista il vano motore erano chiari omaggi alla mitica 33 Stradale. Le fiancate avevano invece una chiara ispirazione a supersportive più recenti. Le portiere inserite in un profondo scasso, la forma dei cristalli laterali e la coda bruscamente troncata ricordavano da vicino le forme della Ferrari Enzo. Il posteriore era dominato da un enorme estrattore con ben quattro paratie verticali che isolavano i canali di passaggio dell’aria dal sottoscocca, mentre la fanaleria era ridotta a quattro semplici elementi di forma circolare nella zona superiore, sottile ed affilata. L’ omaggio più evidente era comunque la scelta del nome con la dedica al grande Giovanni “Nanni” Galli. Bolognese di nascita e pratese di adozione, Nanni fu pilota simbolo dell’Alfa Romeo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo, ma anche colui che portò all’esordio in Formula 1 la prima Tecno a Nivelles nel 1972. Chi se non lui poteva dare il nome alla nuova nata?

Prova in pista a Mona per la Tecno Nanni Galli V8 Ecoracing (Ecomobile – Centro Stampa e Media su YouTube)

Obiettivi da corsa

La “Nanni Galli” era realizzata principalmente per un uso agonistico o per divertirsi in pista, ma nei piani iniziali vennero previsti (su ordinazione) 5 esemplari omologati. Per questi ultimi il prezzo ipotizzato era intorno ai 350.000 Euro, mentre per le versioni da corsa andavano in preventivo circa 50000 Euro in meno. Il sogno più o meno nascosto di Ballabio era arrivare a disputare la 24 Ore di Le Mans nella categoria riservata ai veicoli sperimentali, ripetendo l’esperienza vissuta nel 1993 con la sua Centenaire da 720 CV. I piani iniziali si limitarono ad una partecipazione alla GT Open Cup Europe 2019, campionato endurance proposto dal Gruppo Peroni Race, con il costruttore e lo stesso Galli alla guida. Ma tra i progetti e la pratica ci si mise di mezzo una terribile malattia che colpì Nanni, portandolo via il 12 ottobre del 2019. La V8 si è presentata così solo nella gara di Monza per Ballabio e Fumanelli, con quest’ultimo che si è limitato ad effettuare il primo giro con un saluto speciale dalla pista alla famiglia Galli. Un commiato malinconico per una vettura nata con un sogno di rinascita. Ma si sa, le belle storie non finiscono mai. Come quella della piccola casa bolognese che sfidò il mondo sulle griglie dei Gran Premi.

 

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