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Una gara da Mito – Canada 1998, Schumacher domina una gara a eliminazione! Minardi appena fuori dalla zona punti

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Di Rick Dikeman - Opera propria, CC BY-SA 3.0

Nella storia della Formula 1 ci sono gare che di essere lineari non ne hanno proprio voglia. Del resto, cosa aspettarsi dal GP del Canada, che si disputa sul tracciato intitolato ad un pilota che di lineare non aveva nemmeno una mezza cellula. Il Circuit Gilles Villeneuve di Montréal difficilmente ospita gare noiose: volete per la conformazione e la natura della pista, semi-cittadina, volete per la geolocalizzazione, un’isola artificiale, volete per il fatto che lo spirito imprevedibile dell’aviatore aleggia su quei 4361 metri di asfalto. Un tracciato che ha mietuto vittime, sia sportivamente, grazie all’emblematico “Wall of Champion” che sorveglia l’uscita dell’ultima curva, sia nel vero senso della parola, con la morte del compianto Riccardo Paletti, il 13 giugno 1982.

Nel 1998, appunto, la gara fu tutt’altro che soporifera e, incredibilmente, sembrava non avesse voglia nemmeno di partire. Ralf Schumacher rimase fermo in griglia allo spegnimento dei semafori, prigioniero della sua Jordan-Mugen Honda; da lì partì una carambola di notevoli proporzioni alla prima staccata: Alexander Wurz con la Benetton-Playlife cercò di superare la Sauber-Petronas di Jean Alesi all’interno, ma colpì il francese capottandosi così più volte. Nell’incidente furono coinvolti anche Johnny Herbert, con la seconda Sauber, e Jarno Trulli, con la sua Prost motorizzata Peugeot di Trulli, ma entrambi riuscirono a proseguire la gara. Le ostilità furono subito interrotte con la bandiera rossa. Herbert fu costretto a ripartire dai box, mentre tutti gli altri presero posto nei loro stalli originari, utilizzando il muletto allora in uso.

Dopo un periodo di stop, necessario a ripristinare le condizioni di sicurezza del tracciato, la gara riprese… più o meno. Al secondo start fu Mika Hakkinen, dalla seconda posizione, a rimanere fermo sulla sua piazzola: Ralf Schumacher tagliò nella via di fuga, perdendo il controllo della sua monoposto e finendo in testacoda davanti alla Williams-Mecachrome di Heinz-Harald Frentzen, mentre Mika Salo, al rientro dopo un’escursione, rientrò in pista urtando la Ferrari numero 4 di Eddie Irvine; l’irlandese colpì così Wurz e Trulli, che finì sulla Sauber di Alesì, che nulla potè per evitare di essere coinvolto.

La direzione gara decise che fosse meglio neutralizzare la corsa con l’ingresso della safety car: dietro la vettura di sicurezza si allinearono David Coulthard, poleman su McLaren Mercedes, Michael Schumacher con la Ferrari, Giancarlo Fisichella con la Benetton superstite, il campione del mondo in carica Jacques Villeneuve su Williams, seguito dal compagno di squadra Frentzen, poi Rubens Barrichello con la Stewart-Ford e l’iridato 1996 Damon Hill sull’altra Jordan. Ritirati senza aver percorso nemmeno un giro Hakkinen, Ralf Schumacher, Trulli, Alesi e Toranosuke Takagi su Tyrrell-Ford.

Al sesto giro riniziò il regime di gara libera, durato pochi giri a causa di un’escursione di Pedro Pablo Diniz rese necessaria una nuova safety car per pulire la pista lasciata sporca dal passaggio del brasiliano. Alla ripartenza Schumacher si ritrovò inaspettatamente primo grazie al ritiro di Coulthard, vittima di un guasto sulla sua MP4-13, ritirandosi. Il tedesco mise tra se e Fisichella ben sei secondi, annullati poco dopo dalla terza neutralizzazione causata dal violento botto di Mika Salo: Ferrari ne approfittò per richiamare il suo caposquadra ai box per un rifornimento, ma al rientro il Kaiser non controllò bene gli specchietti e spedì fuori pista Frentzen, ottenendo 10 secondi di stop and go dai commissari sportivi.

La gara ripartì al 23° passaggio con Fisichella in testa, poi Villeneuve, Schumacher, Hill, Jan Magnussen su Stewart, Shinji Nakano su Minardi-Ford e Olivier Panis sulla seconda Prost. Villeneuve decise di attaccare Fisichella per la prima posizione ma arrivò lungo: al rientro si scontrò con l’altra Minardi, quella di Esteban Tuero, danneggiando la sua Williams e venendo costretto ad un lungo pit stop per le riparazioni necessarie.

Al muretto box Minardi il patron Gian Carlo probabilmente non credeva di avere Nakano in zona punti: il giapponese, quinto, venne superato da Panis, mentre al giro 35 Schumacher rientrò per la seconda sosta, rientrando alle spalle di Fisichella e Hill. Erano i tempi dei rifornimento e c’era la possibilità di far giocare Schumi sul suo campo: i giri da qualifica. Il tedesco martellò con passaggi al limite della precisione e superò l’inglese, che si ritirò poi al 41° giro, e andando all’inseguimento del pilota romano. Con undici vetture rimaste in gara, Fisichella rientrò ai box al 44° passaggio, cedendo la leadership a Schumacher, ma sopravanzando Barrichello, Irvine, autore di una splendida rimonta, Wurz, Magnussen e Nakano e Rosset. La terza sosta di Schumacher fu una mera formalità: il suo ritmo risultò inarrivabile per chiunque e fu replicato da Irvine, che grazie alla strategia ebbe ragione di Wurz.

Dopo 1.40’57″3 di gara il numero 3 Ferrari tagliò il traguardo, vincendo la sua seconda gara della stagione e ricucendo così lo strappo da Hakkinen in classifica piloti, portandosi a dodici punti dal finlandese. Fisichella arrivò secondo, terzo Irvine. Presero punti, all’epoca riservati ai primi sei, anche Wurz, bravissimo nonostante le varie peripezie, Barrichello e Magnussen, che conquistò il primo punticino iridato in carriera. Quello che poteva essere il trampolino di lancio della carriera in F1 si rivelò la pietra tombale per il suo percorso nella massima formula: per il padre di Kevin, quella canadese fu infatti la sua ultima gara nel circus. Il risultato arrise, ma non abbastanza, alla Minardi: Nakano giunse settimo al traguardo, purtroppo fuori dalla zona punti. Un vero peccato per la scuderia faentina, ora rimpianta da tutti, ma al tempo denigrata da tanti per la caparbietà del suo fondatore e degli altri soci, che non si arresero fino al 2005 al crescente impegno economico richiesto dalla serie governata da Bernie Ecclestone.

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