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Calcio

100 storie del Football dei pionieri: 85-Bosio, 84-Fuchs, 83-Laurent

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85 – Edoardo BOSIO
All’anagrafe Edward Johann Peter Bosio, figlio di un imprenditore e di una donna inglese e discendente del fondatore del primo birrificio italiano, per molti Edoardo Bosio è il padre del football in Italia, e di certo la sua influenza nello sviluppo di questa disciplina sportiva da noi è stata fondamentale. Diplomatosi come ragioniere e finito per motivi di lavoro a Nottingham, ebbe modo sul finire del XIX° secolo di conoscere il football nato da poco e di innamorarsene, tanto che quando tornò a Torino fondò quello che è considerato il primo club di sempre in Italia, il “Torino Football & Cricket Club”, che fondendosi ben presto con i “Nobili Torino” fondati dall’aristocrazia cittadina diede vita all’Internazionale Torino, nelle cui file disputò i primi tre campionati di sempre in Italia finendo sempre sconfitto con i suoi in finale dal Genoa. Personaggio eclettico, amante anche del canottaggio, fu mercante brillante e tra i pionieri della cinematografia, agendo come regista e fotografo nel film del 1914 “La vita negli abissi del mare”, ma sarà sempre ricordato per essere stato il primo italiano ad aver portato un pallone da calcio dall’Inghilterra.

84 – Gottfried FUCHS
Ebreo tedesco, giocatore elegante e potente, formò con Fritz Förderer e Julius Hirsch un tridente leggendario che portò il Karlsruher a vincere il campionato tedesco del 1910. Due anni dopo fu protagonista della gara che lo consegnò alla fama mondiale, quando durante le Olimpiadi di Stoccolma del 1912 segnò ben 10 reti in una sola gara, vinta dalla Germania per 16 a 0 contro la Russia nel torneo di consolazione. Con l’amico (ebreo tedesco anch’egli) Hirsch servì il suo Paese durante la ‘Grande Guerra’, venendo ferito ben quattro volte, quindi l’avvento del Nazismo lo convinse a fuggire in Canada per evitare persecuzioni: Hirsch preferì restare, e morì ad Auschwitz, mentre il regime cercò di far sparire le tracce di quanto fatto da Fuchs in carriera. Anche dopo la caduta di Hitler il campione preferì non tornare, vivendo il resto dei suoi giorni in Nord America.

83 – Lucien LAURENT
Interno offensivo agile e sgusciante, dagli ottimi fondamentali e dotato di grande velocità, la sua rapidità gli permise di entrare nella storia: il 13 luglio del 1930, al 19° minuto, segna il gol del vantaggio della sua Francia sul Messico con un bel tiro al volo su respinta della difesa. Finirà 4 a 1, e quella rete è la prima della storia dei Mondiali. In Uruguay a giocare la prima edizione della Coppa Rimet c’era arrivato da operaio della Peugeot, dov’era stato assunto per poter giocare nel Sochaux. Stella dei “galletti”, viene infortunato nella seconda gara dal tremendo argentino Monti e il suo torneo – come quello della Francia – finisce lì. Continua a giocare fin dopo la seconda Guerra Mondiale, chiudendo a Besançon dove poi apre una birreria.

Puntate precedenti:

– 100 (Morley), 99 (Gardner), 98 (Duarte)
– 97 (Thorpe), 96 (Ramsay), 95 (Doig) 
– 94 (Delaunay), 93 (McCrum), 92 (Brodie)
– 91 (Koch), 90 (Poole), 89 (Hutton)
– 88 (Hanot), 87 (Hermanos Céspedes), 86 (Massa)

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