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Tutto calcio che Cola #44: Kaz Patafta, più di una promessa – 04 feb

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Nel 2006 sulla panchina della Nazionale australiana siede uno dei più grandi santoni del calcio moderno, l’olandese Guus Hiddink. L’obbiettivo, con il Mondiale tedesco alle porte, è quello di preparare una squadra che possa non solo ben figurare, ma che abbia anche prospettive nel futuro. Per questo alla rosa dei “socceroos” vengono aggiunti cinque giovani, considerati i migliori del Paese: non andranno al Mondiale, ma allenandosi con i “grandi” faranno un’esperienza che sarà utile nel proseguio delle loro carriere e magari aiuterà anche il calcio australiano ad emergere.

Kristian Sarkies è una mezzapunta dal grande talento, ma viene presto falcidiato da numerosi infortuni e attualmente gioca nei Bulleen Lions, serie NPL Victoria 1, terzo livello del calcio “aussie”.

Stuart Musialik è un centrocampista di corsa e sostanza, arriva nel Sidney, fa in tempo a intravedere Del Piero e poi finisce ai Central Coast Mariners, dove non arriva mai l’esordio. Da due anni è tornato nel club degli esordi, il Newcastle Jets, dove gioca solo nelle giovanili come “fuori quota”.

Almeno Adrian Leijer è rimasto su livelli discreti: attualmente è una bandiera del Melbourne Victory, dove gioca come difensore centrale. Probabilmente però resterà sempre confinato in patria, avendo fallito l’esperienza inglese al Fulham prima e al Norwich poi, 4 partite in tre stagioni.

Neil Kilkenny è un punto fermo del Preston North End, seconda serie inglese: è quello che ha avuto la carriera migliore, anche se ben lontana da quella immaginata nel 2002, quando era entrato nelle giovanili dell’Arsenal. Nato in Inghilterra, era uno dei migliori talenti di quella generazione, e l’unico che ce l’ha fatta davvero, pur se attualmente pure lui è fuori dal giro della Nazionale, non avendo preso parte alla recente vittoria casalinga nella Asian Cup 2015.

Il più talentuoso di tutti, però, quello su cui tutti gli osservatori avrebbero scommesso, era Kaz Patafta. Regista tutto fosforo e piedi buoni, era il più giovane dei cinque e senz’altro quello più dotato tecnicamente. Il ragazzo si era messo in luce nell’AIS (“Australian Institute of Sport”), un’istituzione di Canberra che dal 1981 mira a produrre i talenti “aussie” di domani e che ha formato numerosi giocatori finiti poi in Nazionale tra cui il famoso Frank Farina, che ha giocato pure da noi nel Bari.

Patafta è di Canberra, anche se nelle sue vene scorre sangue croato e del Laos. È abbastanza leggerino, ma può crescere, come del resto sottolinea nel 2005 il suo allenatore Steve O’Connor: “Non c’è dubbio che abbia talento. Ha buon dribbling, visione di gioco ed un tocco di prima straordinario. A volte vuole strafare, e deve imparare a difendere, ma è un ragazzo serio e sono sicuro che farà strada.” La pensa così anche il prestigioso club portoghese del Benfica, che dopo averlo osservato fare meraviglie alla Coppa del Mondo Under-17 del 2005 in Perù gli fa firmare un contratto quadriennale: il calcio europeo arriva così, improvviso per questo ragazzo di appena 17 anni, e con esso anche la chiamata in Nazionale, pur se da semplice “aggregato”, da parte di Hiddink. Insomma, anche se Kaz è cauto (“Tutto quello che faccio al momento è essere sicuro di tenere i piedi ben saldi per terra”) è logico che l’entusiasmo è alle stelle, e nel Paese si parla di lui come del prossimo grande giocatore australiano.

Purtroppo però non tutto va come previsto: Kaz ci si mette d’impegno, si allena con giocatori del calibro di Simao, Nuno Gomes e Rui Costa, in qualche amichevole estiva brilla pure. Partecipa con la squadra giovanile del Benfica al campionato Under-19: 13 presenze e 2 reti, di cui una di notevolissima fattura, un tiro al volo contro i Pescadores de Caparica, quindi fa in tempo ad agguantare anche qualche presenza in prima squadra. La stagione successiva però torna in Australia, in prestito al Melbourne Victory: i “Dragoni” decidono di seguire con i giovani la politica che adottano i rivali dello Sporting Lisbona, che mandano i propri talenti in prestito. Per lui c’è un ritorno a casa, un prestito al Melbourne Victory che potrebbe significare la consacrazione e che invece segna la fine dei sogni di gloria: gioca poco, non convince. Ancora giovane e ambizioso, dopo aver risolto il proprio contratto con il Benfica si accasa al Newcastle Jets, dove spera di ripartire: un’altra scelta sbagliata, Kaz gioca ancora meno, spesso subentri, e non trova mai il feeling giusto con l’allenatore. Si dice che non si impegni abbastanza, che si sia montato la testa. Difficile crederlo per chi lo conosce, forse più semplicemente le cose devono andare così. “Il confine tra successo e fallimento è sottile” dirà anni dopo. Sono due stagioni più che mediocri. Si ritira ad appena 23 anni, completa gli studi di legge e trova anche un posto in un importante studio legale sulla Gold Coast. Torna a giocare solo dopo un anno, per divertimento, come “guest-star” nel Canberra FC, la squadra della sua città natale, con la quale affronta e sconfigge la Nazionale della Malesia in amichevole. Di tanto in tanto appare anche in campionato, giocando 5 gare e siglando 4 reti, numeri che aiutano il club a vincere il proprio campionato – equivalente alla nostra Serie B ma senza promozioni. Ci ha provato gusto, però, ed ecco che arriva un altra stagione in una squadra locale di Sidney, giusto per riprendere confidenza con il campo a tutti gli effetti.

Il calcio europeo e i titoloni sui giornali? Un lontano ricordo, ma va bene anche così a questo ragazzo con talento e testa sulle spalle, che trova comunque la sua dimensione: alla fine del 2013 apre una scuola calcio, la “OPB F.A.”, il cui nome deriva dalle iniziali dei soci. Che oltre a Patafta sono il suo vecchio compagno della Nazionale giovanile Shaun Ontong – talento visto anche in Europa dov’è stato frenato dagli infortuni – ed il famoso ex-professionista in Spagna e Inghilterra Andrew Bernal, che dopo il ritiro è stato agente e assistente personale nientemeno che di David Beckham. Il campione inglese non a caso campeggia nell’immagine che fa da copertina al profilo Facebook di Patafta proprio mentre è impegnato a giocare con lui. Ritiro? Non se ne parla! Proprio pochi giorni fa Kaz torna in campo nel Khon Kaen United, club appena formato che gioca nella terza serie in Thailandia, dove fa coppia in attacco con l’ex-Nazionale locale Issarapong Lilakorn.

L’attuale CT dell’Australia Ange Postecoglu, un greco che è stato tra i pionieri del calcio oceanico e che da allora vive sull’isola, ha detto in un’intervista che Patafta è stato il giocatore più talentuoso che abbia mai allenato, complimento non da poco visto che il tecnico in carriera ha vinto diversi campionati e coppe in zona e allenò Kaz nella Nazionale giovanile. Poi la vita ha fatto il resto, trasformando quella grande promessa in un fenomeno mancato, forse, ma in un uomo di successo, che vive facendo quel che ama e che a 26 anni non ha smesso di sognare. Nessun rimpianto, ci mancherebbe. “Ho raggiunto obbiettivi nella mia carriera che mai avrei pensato di raggiungere. Ho giocato nella A-League e oltreoceano.” 

Poco prima di lanciarsi nell’avventura tailandese ecco però l’orgoglio di chi una volta era considerato un futuro campione: il suo sogno è ancora giocare in Nazionale. “Se non fosse un mio obbiettivo dovrei chiedermi cosa sto facendo. Sono realista, e so che al punto in cui sono adesso sarà davvero dura, ma il mio obbiettivo è mostrare quello che so fare. È qualcosa per cui lotterò, e so che se sono al mio meglio posso farcela.” Altrimenti rimarrà il resto, che non è poco: la sua scuola calcio ha ottenuto numerosi riconoscimenti a livello locale, coinvolgendo anche ex-stelle locali come Harry Kewell. “Ho imparato che la mia identità non è necessariamente quella di un calciatore. Credo di avere anche altri talenti da sviluppare, sento di avere altro da offrire oltre il ‘Kaz calciatore’. Ma per adesso mi diverto a giocare a calcio. Per il gusto di farlo.”

Così parlò Kaz Phonesak Patafta, ex-promessa del calcio australiano diventato poi imprenditore di successo e quindi ancora calciatore e che oggi, a 26 anni, può guardare al futuro con un sorriso: comunque vada sarà un successo.

Fonti: www.foxsports.com, www.footballaustralia.com.au

Sto raccontando la storia di diverse “meteore” del calcio. Qui sotto gli altri giocatori trattati fino ad oggi: 

– Ariel Huguetti, “il Maradona del Barrio Billinghurst”
– Breno, il campione finito in carcere
– Adrian Doherty, il quinto Beatle della classe del ’92
– “Foquinha” Kerlon, campione di sfortuna 
– Marco Macina, quello più forte di Mancini
 

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