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6 Nazioni 2017 – Italia v. Irlanda 10-63 – 13 feb

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Lo sapevamo, stavolta era più scontato del previsto. L’isola del trifoglio era ferita, arrabbiata e spronata dall’opinione pubblica a reagire dopo la batosta in terra scozzese di sette giorni orsono: Roma rappresentava la più nitida occasione per il riscatto irlandese. Praticamente tutto quello che non serviva per affossare l’altalenante umore del “cantiere azzurro”, ma chiunque segua questo meraviglioso sport sa quanto sia dannatamente crudo e maledettamente meritocratico. In questi casi non c’è niente da fare. Bisogna alzarsi in piedi, applaudire e rendere merito ad un avversario nettamente più forte.

La partita. L’onda verde è furente. Violenta. Ingestibile sin dai primi minuti, nonostante l’inaspettato forfait di capitan Rory Best fermato da un virus intestinale.

L’orgogliosa difesa italica regge l’urto per dodici, interminabili minuti, prima che l’ala destra  Keith Earls riesca a trovare il pertugio giusto per sbloccare l’incontro. Il piede di Paddy Jackson è troppo educato per fallire la trasformazione e dopo meno di un quarto d’ora la banda di Conor si trova sotto di 7 punti.

La risposta dei padroni di casa è tutta in una fiammata. Al 16’, Canna centra i pali su calcio di punizione riducendo il gap a sole 4 lunghezze; ahinoi sarà solo un fuoco di paglia.

Al 18’, il ruspante Stander sfonda per la seconda volta la trincea latina. Jackson svirgola un po’ la trasformazione, ma quello che conta è che l’ovale sorvoli regolarmente la trasversale.

Al 26’, è nuovamente Earls a rompere gli argini sulla corsia di destra. Paddy Jackson non sbaglia mai e le truppe di Schmidt prendono il largo sul 3 a 21.

Dopo circa una mezz’ora di partita  -coi padroni di casa già sotto di ben 18 punti- il conteggio dei “tackle” è spaventoso: 88(!) placcaggi effettuati dagli azzurri contro i 30 degli irlandesi. In parole povere significa che la palla l’hanno tenuta sempre in mano gli altri.

Al 31’, l’arbitro neozelandese Glen Jackson concede una meta tecnica all’Italia a causa di un intralcio volontario della difesa ospite sulla maul diretta a destinazione. Canna sigla la “conversion”, ma saranno gli ultimi punti per il XV in maglia blu.

A cinque minuti di distanza dalla fine del primo tempo, il solito Stander rompe ancora l’ultima linea con una poderosa percussione centrale mettendo a segno la quarta meta di squadra. Neanche a dirlo, Jackson infila comodamente i pali portando il discorso sul 10 a 28.

Punto di bonus in cassaforte e match in freezer.

La ripresa è praticamente un tiro al bersaglio. Un party a cui sono invitati solo gli uomini venuti dalla lontana terra dello smeraldo. L’infinito Stander al 48’, poi Gilroy al 68’. Il talentuoso Ringrose (in patria già paragonato a Brian O’Driscoll) al 72’ ed infine ancora Gilroy quando ormai la partita si era trasformata in una festa di San Patrizio anticipata di qualche settimana. A tutte le mete realizzate nel secondo tempo, ha fatto ovviamente seguito la precisa trasformazione di Paddy Jackson per un conteggio finale senza pietà:

Italia 10, Irlanda 63.

Ora, al netto della roboante sconfitta, c’è da sottolineare come nei primi 50 minuti gli azzurri abbiano lottato con ardore e fierezza contro un’armata che solo qualche mese fa aveva ghigliottinato la striscia vincente degli All Blacks. Sappiamo tutti quanto ci sia da “spalare” per colmare il dislivello con le altre grandi compagini europee, ma qualcosa (pian pianino) si sta muovendo verso la giusta direzione.

Giraffone. A parziale discolpa del “game plan” utilizzato dagli azzurri di Conor O’Shea, va detto che tra gli avversari c’era una seconda linea di oltre 2 metri e 10. Si tratta di Devin Toner, mitologico colosso irlandese che indossa la maglia numero 5.  Se calcoliamo che ai 211 centimetri del corazziere originario di “Moynalvey”(il giocatore più alto di tutto il torneo), vanno aggiunti circa 100 centimetri di braccia ed un “elevator” sulla  touche dei compagni di un altro metro e venti, al garrese contiamo circa 4 metri e 30. Praticamente l’altezza media di una giraffa adulta.  Con un competitor così, provate voi ad affidarvi alla rimessa laterale …

La chiamata irlandese. Chiudo con un aneddoto geopolitico. L’inno che avete sentito prima del fischio d’inizio non è quello ufficiale di nessuna delle “due irlande”. È una rivisitazione comune del senso d’appartenenza di entrambe le nazioni che vivono sulla stessa isola, ma che per motivi socio-economici appartengono a due paesi diversi. Questo è l’unico caso in cui la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord lottano riunite sotto una stessa bandiera. “Ireland’s call”, appunto. Succede solo nel rugby, dove poteva accadere altrimenti?

Altri risultati. Galles v. Inghilterra 16 -21; Francia v. Scozia 22 -16

Classifica. 8 Inghilterra; 6 Irlanda; 5 Galles, Scozia, Francia; 0 Italia.

Prossimo turno. Inghilterra v. Italia; Scozia v. Galles; Irlanda v. Francia

 

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