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6 Nazioni 2017 – Scozia v. Italia 29-0 – 20 Mar

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Certo, andare a contendere la merenda  al Murryfield di  Edimburgo senza Favaro e Campagnaro, con la Scozia ancora in corsa per il secondo posto finale e soprattutto smaniosa di riscatto dopo la “rullata” subita a Twickenham, risultava complicato. Molto complicato. Tuttavia, non del tutto impossibile, almeno stando alle più rosee speranze che confidavano sul logorio della nazionale del cardo abbinata all’obbligo italico di cancellare quello “zero” sotto la voce punti in classifica.

Suggestioni, appunto.

La partita.  Agli ordini del signor Pascal Gauzere, si comincia con una sorta di “ping-pong”  al piede francamente un pochino noiosetto. Vuoi per la pesantezza del campo dovuta alla pioggia che da qualche giorno tartassa i territori oltre il vallo di Adriano, o vuoi perché gli azzurri utilizzano questa tattica per tentare l’esplorazione iniziale senza caricarsi di eccessivi rischi: tant’è.

Alla prima mischia, gli highlanders si guadagnano il fischio dell’arbitro transalpino. Hogg va per i pali da oltre 45 metri e dopo aver scaricato un missile teleguidato  può festeggiare i primi 3 punti del match. Gran pedata da distanza siderale. Potenza e precisione, chapeau.

La reazione dell’Italia è senza sbocchi e nemmeno la Scozia sembra giocare un rugby accettabile: per diversi minuti si trotterella sotto ritmo.  La stanchezza dell’ultima giornata sembra mescolarsi alle avverse condizioni climatiche, dando vita ad un match pieno di banalissimi errori da ambo le parti. Giusto per intenderci, dopo soli 19 minuti, la Scozia ha già incassato ben 6 calci liberi a sfavore.  Dall’ultimo di questi, il destro di Carlo Canna sfiora il palo sinistro della porta regalando soltanto l’illusione del pari. Errore grave, ma non capitale.

Al 27’, i padroni di casa trovano il pertugio giusto per il bersaglio grosso che spezza l’incontro. Dopo una sequenza infinita di attacchi frontali, la difesa italiana si sfilaccia sul lato chiuso dove Ali Price infila l’assist vincente per l’accorrente Finn Russel che vola oltre l’ultima linea. Lo stesso numero 10 trasforma, scaraventando la banda di Conor ad un rassicurante meno dieci.

Esattamente quattro minuti più tardi, l’Italia avrebbe la seconda opportunità per marcare punti, accorciando le distanze, andando sotto break e magari recuperando anche qualche goccia di energia positiva. Niente da fare, nonostante la posizione sia abbastanza comoda, il destro di Canna è ancora una volta sbilenco e l’ovale muore fuori dal gate. Adesso siamo ad un gravissimo zero su due, peraltro esasperato dalla prospettiva di una battaglia da combattere punto a punto.

L’ennesimo errore dalla piazzola carica ancora di più i “Thistles”, che al trentottesimo confezionano il capolavoro di giornata. Da un raggruppamento a due metri dalla linea di meta, Ali Price opta per l’inaspettato gioco al piede invece di continuare a mandare gli avanti lungo l’asse centrale.  Con un preciso pallonetto scavalca la difesa azzurra schierata, per andare a pescare un compagno dentro la try zone. Il  passaggio è delicato e visionario. Il “sombrero” funziona e la trincea latina viene sorvolata dal pallone che prima finisce sulle manone di Stuart Hogg e poi viene schiacciato a terra da Matt Scott. Applausi. La trasformazione non va, ma il tabellone recita comunque un severo 15 a 0 in favore dei padroni di casa.

Prima dell’Intervallo, Canna spara fuori anche il terzo piazzato consecutivo guadagnato dai compagni e l’atipica imprecisione del mediano campano consente agli scozzesi di andare al riposo senza particolari fastidi.

La ripresa comincia con l’inaspettata presenza del sole che illumina il cielo sopra alla vecchia Calton Hill (non è inusuale che a queste latitudini si alternino più condizioni climatiche anche nell’arco dello stesso giorno).

I raggi che squarciano le grigie nuvole albioniche sembrano concedere vitalità al XV azzurro. Nei primi 4 minuti del secondo tempo, gli Highlanders  vengono obbligati a difendersi con le unghie rinchiusi dentro ai propri 22.  L’Italia pressa e guadagna ben 5 calci di punizione consecutivi: la scelta insindacabile è sempre quella di andare in fallo laterale, barattando tre punti facili con la speranza di una meta.  L’ondata è talmente veemente che costringe il direttore di gara a sventolare persino un cartellino giallo in faccia a John Barclay. Ora o mai più. Gasati dalla superiorità numerica, gli azzurri si lanciano all’arma bianca verso le palizzate scozzesi, ma nonostante un lungo assedio le orgogliose difese britanniche respingono l’assalto. Pericolo scampato di un soffio e tutto Murryfield in piedi ad applaudire. I decibel di “Flower of Scotland” per poco non raggiungono livelli da inquinamento acustico ed ora sì, che il nobile pubblico scozzese è di nuovo fiero dei suoi guerrieri.

L’occasione sfuma, e con lei anche le ultime speranze per riaprire la discussione. Il vento cambia, la Scozia riprende campo mentre l’Italia si squaglia lentamente.

Al  61’, sul calcetto di Hogg si avventa Visser che in qualche modo sigla la terza meta. Al 73’, tocca a Seymur incanalarsi sul lato destro andando a timbrare la quarta meta, quella che vale il punto di bonus. Per Russell è un gioco da ragazzi arrotondare il punteggio con entrambe le trasformazioni, fissando lo score finale sul 29 -0.

Festa finita e tutti a brindare nei pub della stupenda Edimburgo, magari alzando un ultimo boccale in onore di  Vern Cotter, il tecnico neozelandese che ha riportato il cardo nell’elitè del rugby mondiale prima di doversi congedare dall’incarico. Gli azzurri invece, possono solo leccarsi le ferite, dando appuntamento agli scozzesi per la rivincita estiva in programma nel mese di giugno.

Il 6 Nazioni 2017 si conclude con una brutta batosta per i nostri ragazzi. Ennesimo cucchiaio di legno da piazzare nella credenza e l’umiliante “whitewash” ( l’esser letteralmente andato in bianco nel rapporto tra partite giocate e punti raggiunti) da dover incassare. Al termine dell’incontro, Conor O’Shea è apparso meno sorridente del solito e a mio modesto parere scosserà i rami di qualche albero importante in federazione. Sappiamo tutti che questo è un cantiere aperto, con una data di fine lavori ancora da destinarsi, ma nonostante tutto qualche progresso si è visto. Alla fine di questo torneo voglio portarmi dietro gli aspetti positivi, come il primo tempo della partita inaugurale contro i dragoni gallesi, la famosa “Fox” che ha sbalordito Twickenham o le prepotenti folate iniziali contro la Francia. Una base da cui ripartire, per tornare a scalare il ranking mondiale e per riportare l’Italia dove merita di stare.

E allora Forza Conor, fai in modo che non sia l’ennesima speranza persa.

Gli altri risultati. Francia v. Galles 20– 18; Irlanda v. Inghilterra 13-9.

Classifica finale. 19 Inghilterra (campione), 14 Irlanda – Scozia – Francia, 10 Galles, 0 Italia

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